Anche quest’anno è l’hotel “La Playa” ad accoglierci per il consueto Stage Tecnico Nazionale di Tai Chi Chuan stile Fu. Si potrebbe cantare il famoso ritornello “Per quest’anno, non cambiare / Stessa spiaggia e stesso mare” ma le previsioni metereologiche non sembrano lasciare molte speranze sulla possibilità di concedersi un po’ di relax sulla spiaggia a prendere il sole tra un allenamento ed una riunione. Si arriva giovedì sera, con nuvole dense e tutti già intorno al tavolo per la cena. Il tempo di effettuare il chek-in alla reception e lasciare le valige in stanza ed anche noi raggiungiamo il resto della combriccola. Saluti, sorrisi e aggiornamenti sulle rispettive novità passano di tavolo in tavolo, poi dopo gli ultimi accordi per il primo allenamento della mattina seguente, tutti a nanna.
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Tamura Nobuyoshi.: Aikido - Etichetta e disciplina Titolo: Aikido. Etichetta e disciplina Editore: Edizioni Mediterranee Data di Pubblicazione: 1994 ISBN-13: 9788827209936 Pagine: 144 Il maestro Tamura Nobuyoshi nacque nella Prefettura di Osaka il 2 marzo 1933; essendo figlio di un Insegnante di Kendo, si può dire che fu a contatto con il mondo delle Arti marziali sin dai primi giorni della sua vita. Nel 1953 conobbe O’Sensei Ueshiba Morihei e cominciò a praticare l’Aikido come uchideshi (allievo interno) dell'Aikikai Hombu Dojo di Tokyo, diventando uno dei partner preferiti del Fondatore nei suoi allenamenti. D Nel film Tom Cruise è Nathan Algren, capitano disilluso dell'esercito statunitense che, stanco di combattere, presta la propria abilità di tiratore ad un venditore ambulante di fucili. Qui viene raggiunto da un commilitone che lo convince a diventare istruttore dell'esercito giapponese, rifondato dopo la restaurazione dell'imperatore Meiji e formato da soldati di estrazione popolare e contadina a digiuno delle modalità di impiego delle armi da fuoco. Occorre a questo punto dire che il film si rifà ad una vicenda storica realmente avvenuta nel 1877, ovvero alla ribellione dei samurai che non volevano rassegnarsi alla caduta dello shogunato ed all'abolizione della casta dei guerrieri. La rivolta era capeggiata da Saigo Takamori, un samurai del clan Satsuma a cui si ispira il personaggio di Katsumoto, interpretato da Ken Watanabe. Si stima che la storia dei giardini giapponesi inizi verso il VII° secolo, anche se degli antichi giardini rimangono solo alcuni reperti archeologici nelle zone di Asuka, Nara e Kyoto, quasi tutti di difficile datazione. La maggior parte delle informazioni provengono da testi che ne descrivono struttura e composizione con cura e ricchezza di dettagli, come il Nihon Shoki (Cronache del Giappone), un opera in trenta volumi scritta in cinese e completata intorno al 720. Le influenze religiose furono fondamentali nella costruzione di questi antichi giardini, tanto che il significato ed il posizionamento dei vari componenti attinse alle credenze dello Shintoismo, ulteriormente integrate dal successivo Buddismo. Poichè il Buddismo, come molti altri elementi della cultura giapponese, fu importato dalla Corea e dalla Cina, i primi giardini seguirono gli stili di queste due nazioni; tra i più antichi giardini di cui si abbia traccia possiamo ricordare il To-In e il Kyuseki, fatti realizzare per la corte imperiale presso la antica capitale Nara: il To-In ha una forma rettangolare lunga 60 metri e larga 50 al cui centro vi era uno stagno che, osservato dal lato sud, assumeva la forma di una L rovesciata; sul lato nord era riprodotta una montagna formata da pietre impilate e sul lato sud un' isola. Il laghetto venne ricostruito a metà del VII° secolo e la spiaggia intorno fu arricchita da promontori, insenature e gruppi di rocce, mentre il fondo dello stagno fu ricoperto da piccole pietre che si ergevano dall'acqua per formare delle isolette. Una delle differenze più evidenti tra le arti marziali cinesi e quelle nipponiche è senz'altro nella definizione delle rispettive tecniche, tanto poeticamente evocative in un caso quanto seccamente descrittive nell'altro. Nel Kung-fu come nel Tai-chi-chuan possiamo trovare nomi quali: "La gru bianca spiega le ali", "Drago verde emette la perla", "La fanciulla di giada tesse la tela e lancia la spola" e così via, mentre nel Daito-Ryu (come nell'Aikido, da questo derivato) abbiamo "shi-ho-nage" (proiezione nelle quattro direzioni), "kote-gaeshi" (rotazione/inversione del polso), "kata-guruma" (rotazione sulle spalle), "shime-gaeshi" (rotazione/inversione dello strangolamento) ed altro ancora. (Traduzione ed adattamento di “Morihei Ueshiba and Sokaku Takeda” di Stanley Pranin - Aiki News #94 -Winter/Spring 1993) Poche persone hanno esplorato in dettaglio le origini dell’Aikido come ha fatto Stanley Pranin, editore e proprietario di “Aiki News”. In questo articolo, originariamente scritto per la rivista “Wushu”, pubblicata in lingua giapponese, Pranin racconta alcuni aneddoti della lunga carriera di Ueshiba Moriehei, Fondatore dell’Aikido, e si focalizza sulla sua relazione con il suo insegnante Takeda Sokaku, tanto importante quanto poco conosciuta. Lasciatemi cominciare affermando categoricamente che l’influenza tecnica più importante sullo sviluppo dell’Aikido è stata quella del Daito-ryu jujutsu. Questa arte, che si dice essere la continuazione della tradizione marziale del clan Aizu, ha una storia di diversi secoli e fu diffusa in diverse zone del Giappone durante le ere Meiji, Taisho e nel primo periodo dell’era Showa dal famoso artista marziale, Takeda Sokaku. Conosciuto sia per la sua abilità marziale che per la severità del suo carattere, Takeda Sokaku mise alla prova le sue capacità in più di una occasione, in confronti “mors tua vita mea”. (Traduzione ed adattamento di “Just because you can do it”) Devo riferire una frase che l’altra sera ha detto Mic Mirelli, il mio Sensei, non solamente perché si rivela molto interessante già ad un primo approfondimento, ma anche perché è – allo stesso tempo – molto divertente. Commentando la mia esecuzione di uno shihonage in ki-no-nagare con un massiccio impiego delle braccia e scarso utilizzo delle anche ha esclamato: “Solo perché riesci a farlo, non significa che riesci a farlo”. (traduzione ed adattamento di “Submission To Authority In The Koryu” di Peter Boylan) Molte persone hanno discusso sulla maniera in cui operava la sottomissione alla autorità nelle koryu (Scuole tradizionali) in Giappone. L’opinione più comune è che questa fosse simile a quanto avviene oggi in Nord America, in cui discutere l’autorità è come respirare. Cresciamo facendolo e naturalmente pensiamo che lo facciano anche gli altri; lo facciamo ovunque, sempre e quindi, ne più e ne meno, nel dojo. Senza nessuna esperienza che dimostri il contrario, riteniamo che i dojo delle koryu in Giappone siano molto simili di gendai dojo americani. Se sei una persona che crede questo, sono spiacente nel dirti che sbagli di grosso. Molte persone hanno riferito episodi avvenuti nella loro pratica marziale i cui hanno dovuto chiudere la bocca e addestrarsi, piuttosto che obiettare sulla correttezza degli insegnanti. Grazie a Maurizio Pucci ed al "Tengu Dojo" di Viareggio, ho il piacere di condividere questa bella riflessione scritta nel 1995 dell'argentino Milton Peralta, poeta, psicologo, praticante dell'arte Marziale Su Bak. Una grande metafora ascrivibile a qualsiasi aspetto della vita Un grande dono di chiarezza verso gli aspetti marziali. L'elasticità è ottima, ma non è tutto. Rompere i mattoni è ottimo, ma non è tutto. Accettare la sconfitta è ottimo, ma non è tutto. Vincere un combattimento è ottimo, ma non è tutto. Meditare quotidianamente è ottimo, ma non è tutto. La tecnica corretta è ottima, ma non è tutto. Indurire le mani è ottimo, ma non è tutto. L'abilità con la spada è ottima, ma non è tutto. Avere riflessi rapidi è ottimo, ma non è tutto. Controllare le emozioni è ottimo, ma non è tutto. Seguire le cerimonie è ottimo, ma non è tutto. La disciplina è ottima, ma non è tutto. Rispettare il Maestro è ottimo, ma non è tutto. Focalizzarsi su un solo aspetto significa cominciare dal niente. Sviluppare ognuno degli aspetti significa trascenderli. SOLAMENTE TUTTO E' TUTTO Per questo, L'elasticità è ottima, a condizione che si abbia ampiezza di criterio; Rompere mattoni è ottimo, a condizione che si rompa il proprio orgoglio; Accettare la sconfitta è ottimo, a condizione che non si sia dei falliti; Vincere un combattimento è ottimo, a condizione che non ci si insuperbisca; Meditare quotidianamente è ottimo, a condizione che non si dimentichi la relazione col prossimo; Indurire le mani è ottimo, a condizione che si fortifichi il prorpio cuore; La tecnica corretta è ottima, a condizione che non si creda nelle apparenze; L'abilità con la spada è ottima, a condizione che si mantenga la parola data; Avere riflessi rapidi è ottimo, a condizione che si sappia affrontare l'imprevisto; Controllare le emozioni è ottimo, a condizione che si sappia esprimere i propri sentimenti; Seguire le cerimonie è ottimo, a condizione che si scopra la sacralità nella vita quotidiana; La disciplina è ottima, a condizione che si sia felici; Rispettare il Maestro è ottimo, a condizione che si considerino degni di riverenza tutti gli esseri viventi; Le presenti note sono state redatte sulla base delle indicazioni di Hoa Newens Sensei sul DVD didattico “Ukemi, Kaeshiwaza”. Ovviamente questo scritto non ha la pretesa di sostituirsi alle indicazioni di un buon insegnante, ma vuole costituire solo una “traccia” su cui ciascun istruttore potrà confrontarsi e da cui potrà trarre – se lo riterrà opportuno – qualche utile indicazione. Non è inutile specificare che alcune delle indicazione che seguono si riferiscono più direttamente al ruolo di Uke, altre si focalizzano sul ruolo di Tore, ma poiché Aikido è (o dovrebbe essere...) anche uno studio di relazione tra i due praticanti, si può ben dire che quello che vale per l’uno – fatte le debite proporzioni – vale anche per l’altro. |
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Marzo 2017
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