(Traduzione ed adattamento di “The Quantum Physics Language of Budo” di Nev Sagiba) Il corpo-mente Umano, lo “Hito jinja” contiene tutte le forze dell’universo, sia che noi ne siamo consapevoli sia che lo ignoriamo; la maggior parte di queste rimane allo stato latente per tutta la vita. L’esistenza è una matrice di generi ma molto di più. Qualunque sia l’attività in cui ci impegniamo, è necessario padroneggiarne le relative abilità per poterla eseguire al meglio. Ci sono diversi grandi budoka fuori di qui, non fraintendetemi; rendere a parole ciò che intendo dire non è un compito facile. Recentemente sono stato rimproverato da una persona che io avevo lodato in un mio scritto ma evidentemente, lui ed i suoi associati hanno frainteso la cosa come fosse un malevolo pettegolezzo. (Traduzione ed adattamento di “Osensei and Einstein” di Stefan Stenudd) Il segreto dell’Aikido, disse O’Sensei, “è armonizzare sé stessi con il movimento dell’universo e portare sé stessi in accordo con l’universo stesso”, cosa evidentemente più facile a dirsi che a farsi. Comunque, ho scoperto la prospettiva di O’Sensei ricercando nella pratica dell’Aikido, quanto più accuratamente possibile, secondo un punto di vista scientifico. Per Aikido non intendo l’esecuzione di simpatici trucchi per far cascare un avversario, e neppure un piacevole esercizio fisico in cui due persone si spingono intorno a vicenda (per quanto questo possa essere abbastanza divertente), ci dobbiamo invece concentrare sulla visione misteriosa che ebbe O’Sensei. Allora noteremo un piacevole accordo tra gli ideali dell’Aikido e l’ordine del cosmo. Infatti, i principi dell’Aikido calzano a pennello con le più recenti teorie astronomiche. Nota: Questo scritto – a metà tra il ricordo nostalgico, il pippone filosofico e il saggio etnoantropologico - nasce come risposta ad uno stimato insegnante che sulla sua bacheca facebook scriveva in maniera più o meno ironica del “nikyo sayonara”. Io sono il primo a ridere e scherzare sul tatami e sono l’ultimo che può ammannire insegnamenti ad altri, specie a chi pratica sul tatami da ben più tempo di me. Quindi quanto segue deve essere letto solo come una testimonianza personale ed un modesto tentativo di illustrare un aspetto affatto singolare della pratica marziale. Intervengo rarissimamemte in queste discussioni, non perché non siano interessanti ma perché – ahimè – il tempo che posso dedicargli è assai ridotto. Ciascuno è ovviamente libero di considerare infantili sadomasochisti quattro adulti che si torcono i polsi e versano e si fanno versare della birra in gola. Pratico il tatami da un numero di anni sufficiente per essermi sentito affibbiare le etichette più diverse, e se ancora non mi hanno sottoposto ad un TSO è forse più per fortuna che per altro. Ho un fratello che va in barca a vela in pieno inverno ed un padre che a quasi ottanta anni va a zappare in campagna; evidentemente in famiglia ognuno ha le perversioni autolesioniste che si merita. Ciò premesso, mi permetto di dissentire sul considerare la pratica del nikyo sayonara come un mero “scimmiottamento” di quanto faceva Saito Morihiro sensei ad Iwama (e non perché – sia chiaro – non sia consapevole di quanti “imitatori” dei Maestri passati ci siano sui tatami di questo mondo). |
Pensieri, opinioni, impressioni, ricordi e pareri personali Categorie
Tutto
Archivio
Marzo 2017
|