Chi ha qualche anno superato l’età adolescenziale, ricorderà che per imparare a scrivere sui banchi dell’asilo ha riempito pagine e pagine di quaderno con aste e pallini tracciati prima con mano malferma e poi via via più precisa; quegli strani segni servivano per tracciare altri segni più complicato chiamati “lettere”, che corrispondevano ad un suono ben preciso. Passati alle scuole elementari o medie si scopriva poi che le lettere avevano avuto origine da antichi alfabeti in cui rappresentavano simbolicamente animali, oggetti o altri componenti della realtà circostante. Ad un occidentale abituato ad un alfabeto fonetico e dimentico delle origini, potrà allora apparire senz’altro originale l’origine ideogrammatica dei caratteri sino-giapponesi, a volte composti da uno o due tratti, altre volte ricchi di ghirigori incomprensibili e impossibili da interpretare.
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Chi un po’ mi conosce spero abbia compreso quanto io ritenga interessante e fruttuoso il confronto, che può essere quasi sempre un utile strumento per ampliare le proprie conoscenze, confermarle o – addirittura – modificarle. In un mondo, come quello marziale, dove spesso l’ortodossia sfocia nel fanatismo e la fedeltà al proprio insegnante o alla propria Scuola porta a credere che la Verità (ovviamente con l’iniziale maiuscola) appartenga solo ad uno, è ancor più interessante avere la possibilità di discutere con persone che alla indubbia preparazione tecnica affianchino una non comune capacità di esporla in belle lettere. Gianluca Zanini è tra gli interlocutori più piacevoli in cui io abbia avuto la ventura di imbattermi, ed il riproporre questo suo scritto di fine 2007 spero valga a pungolarlo verso la conclusione delle opere a cui si sta dedicando da un po’ di tempo. (Carlo Caprino)
Il Caravaggio è una tra le tante figure storiche appartenenti al mondo delle arti figurative e letterarie rinascimentali che in qualche modo sono coinvolte, nel bene e nel male, nella scherma di quel periodo, vale a dire la scrimia. Personaggi come poeti o pittori che hanno nel nostro immaginario collettivo una indefinita collocazione culturale-scolastica, molto spesso distante dalla realtà storica in cui vissero, e che si rivelano poi come temibili schermidori o irascibili rissaioli, è una di quelle amene scoperte che mi hanno sempre dilettato e spronato ad approfondire l’argomento alla ricerca di curiosi avvenimenti. Penso possano anche incuriosire i marzialisti risvegliando alcune reminescenze scolastiche della storia dell’arte italiana. Michelangelo Merisi da Caravaggio fu uno di questi spadaccini/schermidori, frequentatore di taverne e prostitute, oltre ad essere ovviamente un quotato pittore del suo tempo. E’ abbastanza risaputo che avesse un caratterino non proprio facile e che più volte fosse coinvolto in risse e duelli, e si sa anche che fu più volte ferito e che uccise un tizio a Roma passandolo a fil di spada. A causa di ciò dovette fuggire e guardarsi le spalle per il resto della sua vita. Purtroppo mi erano sempre mancati i particolari tecnici. Ken Zen Ichi
(La Spada e lo Zen sono una cosa sola) Nel secolo XVI (1573 – 1645 il Maestro di Zen Takuan scrisse una famosa lettera al Maestro di scherma Yagyu Munedori, nella quale intendeva chiarire il collegamento tra la pratica della meditazione Zen e quella dell’Arte della spada. Il “Taikai”, come fu poi denominata quella lettera, conteneva come motivo centrale la frase “Ken Zen Ichi” che definisce la vera maestria nell’Arte della scherma quale stato di completa unità dell’uomo, raggiungibile solo attraverso la totale perfezione di Ri (stato dello spirito) e Waza (tecnica). Diversi marzialisti incorrono in un errore di valutazione che rischia di falsare la visione ed i principi dell’Arte praticata, considerando le tecniche e gli esercizi che vengono insegnati all’inizio dell’addestramento non tanto come fondamentali quanto come elementari. In altre parole, in ogni Arte vi sono delle tecniche o degli esercizi che vengono ripetuti con frequenza continua, poiché racchiudono – in maniera più o meno evidente – le “chiavi” di accesso alla comprensione di tecniche e principi più complessi. Volendo fare un esempio scolastico, è un po’ come se ad ogni inizio di lezione di matematica si ripetessero i principi ed alcuni esercizi di addizione, sottrazione, moltiplicazione e divisione. Capita spesso che gli insegnamenti più importanti arrivino in maniera lieve, quasi casuale, rapidi e sfuggenti come un battito d’ali di una farfalla curiosa.
Nei tre giorni dello scorso fine settimana trascorsi a Lignanto, durante lo Stage Tecnico Nazionale di Tai Chi Chuan della Wudang Fu Style Association, il M° Severino Maistrello è stato molto prodigo di nozioni e insegnamenti, alcuni rapidamente assimilati, altri che richiedono un po’ più di tempo per essere metabolizzati. |
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Marzo 2017
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