Quanti praticanti di Aikido ci vogliono per cambiare una lampadina?
Uno: praticando con il bokken.
Uno: ma prima lui (o lei) vi mostrerà cinque modi sbagliati per farlo, prima di dimostrarvi il modo giusto.
seishindojo |
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Al fondamentale quesito risponde il sagace Idiota con l'Hakama Quanti praticanti di Aikido ci vogliono per cambiare una lampadina? Uno: praticando con il bokken. Uno: ma prima lui (o lei) vi mostrerà cinque modi sbagliati per farlo, prima di dimostrarvi il modo giusto.
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_"L'Aikido è come un compasso ... ognuno che realizzi in sé l'Aikido, sarà incrollabile nel proprio centro, punto di forza della sua personalità ma saprà anche descrivere intorno a sé un cerchio di amore e di unione" Queste le parole riportate su una targa donatami dagli allievi del Seishin Dojo in occasione del Matsuri keiko di quest’anno, seguite da una dedica troppo personale e ricca di complimenti per poter essere riportata senza correre il rischio di peccare di autoesaltazione. Se dovessi commentare con una frase sola questo incontro e la parte di anno accademico di cui segna la conclusione, direi “concordanza tra parole e fatti”. Ho la presunzione di avere intorno a me un gruppo di allievi che forse hanno più di qualche carenza tecnica a causa della mia imperizia di insegnante, ma che sono, si sentono e si comportano come un gruppo coeso, che pratica con impegno e con il massimo rispetto e disponibilità verso il compagno. Ieri sera c’era anche chi – per motivi di salute o personali avrebbe potuto essere assente, e anche chi non c’è potuto essere non ha mancato di farsi sentire, per testimoniare il suo far parte del gruppo. Una grande soddisfazione ed una grande responsabilità, di cui mi auguro essere all’altezza. La frase che da il titolo a questo articolo è un classico ed esprime l’arroganza con cui qualcuno che si crede – a torto o a ragione – superiore al proprio interlocutore, tenta di far valere le proprie supposte ragioni senza basarsi – spesso – su fatti concreti. Situazioni per certi aspetti simili le ritroviamo anche nel variegato mondo delle Arti marziali, quando sedicenti Maestri, occupati più di riempirsi di titoli altisonanti e variegati diplomi che a sudare sul tatami, pretendono dagli altri una incondizionata fiducia “a scatola chiusa”, senza dover dare dimostrazione pratica delle loro capacità. L’argomento, come si può facilmente intuire, è tra i più delicati e – per certi aspetti – non ha una soluzione univoca percui questo articolo non ha certo la velleità di indicare “linee guida” quanto piuttosto di stimolare una discussione in merito. Naturalmente molti Maestri (speriamo la gran parte!) sono effettivamente esperti e hanno validi motivi per non ingaggiare una “singolar tenzone” con uno sfidante scettico più o meno sconosciuto. La prima ragione è di tipo pratico – tradizionale, come sanno i praticanti di Arti marziali, in passato era vietato mostrare le tecniche in pubblico, per evitare che potessero essere “rubate” da una Scuola concorrente (ed in passato conoscere una tecnica in più dell’avversario poteva fare la differenza tra la vita e la morte). Naturalmente l’obiezione è facilmente prevedibile: oggi non ci sono più i Dojo arashi, le sfide tra praticanti di Scuole o discipline diverse volte proprio a stabilire la superiorità dell’una sulle altre, poi libri, videocassette e DVD hanno forse mostrato (forse...) tutto il mostrabile. Takemusu Aikido vol. 6 - Edizione Speciale Budo Autore: Morihiro Saito Codice: SAI 08596/91 ISBN: 9788827221525 Pagine: 168 Illustrazioni: 450 foto Formato: 17x24 Prezzo: € 18,90 Questo volume è il commentario di Saito Morihiro sensei sul manuale di allenamento di Morihei Ueshiba pubblicato privatamente nel 1938, con un’introduzione di Stanley A. Pranin e di Paolo N. Corallini e rappresenta - per certi aspetti - una contraddizione ed una conferma, situazioni non ignote a chi pratica Arti (marziali e non) di provenienza orientale. Quante volte, ad una domanda o a una affermazione, ci siamo sentiti dire: "E' così, ma non è così"? con la consapevolezza che la risposta era vera, anche se non riuscivamo a comprenderla sino in fondo? Bene, questo volume rappresenta appunto l'ennesima situazione in cui una condizione simile si ripropone. Spieghiamoci meglio: pur riproducendo con la massima accuratezza possibile le tecniche comprese nell'unico manuale redatto da Ueshiba Morihei, Fondatore dell'Aikido, e destinato ai suoi allievi più vicini, è praticamente impossibile "imparare" l'Aikido attraverso questo volume. Tra le caratteristiche più evidenti che colpiscono chi assista ad un allenamento di Judo, Aikijujutsu o Aikido vi sono senz’altro le ampie e spettacolari cadute effettuate da Uke. Nella pratica delle discipline marziali la tecnica del cadere è destinata a ridurre al minimo l'impatto al quale è sottoposto il praticante, sia quando cade spontaneamente sia in seguito ad una perdita di equilibrio. Durante la sua pratica è di fondamentale interesse lo studio teorico e pratico del modo di assorbire l'impatto del proprio corpo con il suolo, al fine di evitare danni fisici. La tecnica del cadere è destinata a ridurre al minimo l'impatto al quale è sottoposto il praticante sia quando cade spontaneamente che in seguito ad una proiezione e deve essere oggetto di uno studio attento e costante per comprenderne i principi fondamentali. Conoscere i termini principali dell’Arte marziale praticata è molto importante, non tanto per poter fare sfoggio un un ricco vocabolario, quanto per poter avere più facilmente accesso e comprensione ai princìpi che on quei termini vengono espressi, e che spesso ono intraducibili in maniera completa e compiuta. Tra i termini più importanti i sono sicuramente Irimi,Tenkan e Tai sabaki, a cui erchiamo nel seguito di dare una veloce illustrazione, ricordando però che il loro significato più profondo e reale ciascuno lo potrà scoprire solo on una pratica effettiva, attenta e partecipata. Iniziamo con Irimi, il cui principio si dice sia stato colto grazie allo studio approfondito dell’Arte della lancia (Yari-jutsu). L'ideogramma “iri” di irimi esprime l'idea di passare l'entrata della casa, di penetrarvi da soli o di essere invitati. L'ideogramma “mi” dà l'idea del bimbo nel ventre materno, con il senso di pienezza, pienezza di carne, d'ossa, di sangue. Dunque, mi eguaglia il corpo, irimi esprime l’idea di mettere il proprio corpo nel corpo dell'avversario. Seguendo il metodo della lancia, irimi è utilizzato per esprimere l'azione di penetrare vittoriosamente sino all'interno della guardia ai un avversario armato di un'arma più lunga della propria quando si è armati, per esempio di una spada o anche quando si è disarmati. Il seminario di settembre è forse l’appuntamento più importante tra quelli che caratterizzano l’attività didattica ed associativa della Takemusu Aikido Association Italy e questo non solo per la assemblea sociale che permette ai membri di discutere e confrontarsi sul presente e sul futuro della associazione stessa, ma anche perché, in qualche maniera, segna l’inizio ufficiale del nuovo anno accademico. Negli ultimi anni questo seminario è stato condiretto da Paolo Corallini e Ulf Evenas ma quest’anno c’è stata una novità che ha visto direttamente coinvolti alcuni dei sempai TAAI. Le varie sessioni didattiche sono state quindi dirette – oltre che da Paolo Corallini – anche da Francesco Corallini, Emilio Fornari, Adolfo Braga, Renato Visentini, Michel Nehme e Angelo Armano. Ciascuno degli insegnanti ha offerto un lavoro impostato sulla propria esperienza e sulla sua impostazione didattica, proponendo “possibilità di lavoro” varie e interessanti, che spaziavano da esercizi propedeutici al lavoro sulla sensibilità al contatto, dall’analisi dei particolari dei kihon alla esecuzione delle tecniche in ki-no-nagare, dalla esecuzione dei kata di aiki-jo alla loro applicazione nel lavoro in awase in coppia, passando per esercizi di kokyu-ho basati sulla respirazione. PERCHE' PARTECIPARE DI PERSONA AD UN SEMINARIO DI ARTI MARZIALI E' MEGLIO CHE VEDERLO IN DVD?7/4/2011 Si è conclusa con questo fine settimana il ciclo di incontri dedicato all'approfondomento dei sei katame-waza di base. Come già detto in passato, mi riesce sempre più difficile trovare le parole adatte a descrivere il clima di sincero lavoro e di sereno scambio che caratterizza i seminari e gli stage a cui ho la fortuna di partecipare. L'unico dispiacere che ho, è che nessuno dei miei allievi abbia la possibilità di condividere queste esperienze e debba accontentarsi dei miei racconti e della riproposizione - parziale e saltuaria - di alcuni degli esercizi praticati e delle tecniche studiate.
Angelo Armano, “Psicologia dell’Aikido” Valtrend editore, 2011, 138 pagine, € 15,00 codice EAN: 978-88-88623-51-1 L’Aikido ha, rispetto ad altre discipline ed arti marziali giapponesi, una sorta di destino inverso; mentre Karate, Judo, Ju-jutsu o Kendo – tanto per citare le più note – non vedono quasi mai messa in discussione la loro efficacia e stanno negli ultimi anni cercando di far emergere anche il loro aspetto di “Via” filosofico-spirituale, l’Aikido, fortemente caratterizzato dal suo stesso Fondatore Ueshiba Morihei da una valenza esoterica oltre che marziale, si trova spesso a dover “dimostrare” di essere un arte marziale a tutti gli effetti. Come in tutte le discussioni di questo genere, spesso quello tra i sostenitori delle opposte tesi è un dialogo tra sordi che partono da presupposti diversi, e quindi raramente approda a un qualche risultato condiviso. Di fatto però, mentre la maggior parte dei marzialisti prova a scollarsi di dosso l’etichetta di “energumeno picchiatore” appiccicategli dalla “relata” popolare e originata nei primi anni ’70 dall’impatto che ebbero in Italia ed in Occidente le pellicole provenienti dall’Oriente, a cui vennero dati nomi sottilmente evocativi come “Con una mano ti rompo con un piede ti spezzo” o “Le cinque dita della violenza”, l’aikidoka periodicamente viene indicato come “un ballerino con la gonna”, se non peggio. |
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Marzo 2017
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