Perdute le sue caratteristiche di arma da guerra, la naginata continuò ad essere usata come valido strumento per gli allenamenti marziali e si procurò una particolare fama come arma preferita dalle donne e dai monaci (Sohei), tanto che erroneamente si diffuse la leggenda che il suo utilizzo fosse di loro esclusivo appannaggio.
Una delle più famose esperte nell'uso della naginata fu Hangaku Gozen (soprannominata Itagaki), che faceva parte della guarnigione di 3000 guerrieri posta a difesa del castello di Torizakayama. Quando lo shogunato Hojo inviò un esercito di 10.000 guerrieri contro di loro, Itagaki guidò le sue truppe fuori dal castello, direttamente contro le armate Hojo, uccidendo un elevato numero di guerrieri nemici prima di soccombere definitivamente. Al di fuori del campo di battaglia la naginata venne utilizzata dalle donne per proteggere sé stesse e i propri figli mentre gli uomini erano in battaglia o impegnati nel lavoro dei campi. A partire dal periodo Edo (1603-1868), un momento di relativa pace nel Giappone feudale, la naginata divenne il simbolo delle donne samurai e gli allenamenti con tale arma divennero obbligatori per tutte le donne che avessero compiuto i diciotto anni e mirassero a sviluppare i valori di Armonia, Ordine, Castità e Moderazione, poiché si riteneva che la pratica delle tecniche proprie di quest'arma si accompagnava a qualità come la moderazione, l'eleganza, il senso dell'ordine e della disciplina.
Al pari delle katana, le naginata venivano disposte dalle antiche famiglie samurai in luoghi importanti (quali ad esempio le entrate delle proprie case), erano utilizzate durante le parate organizzate dai signori locali e divennero un elemento essenziale nella dote delle spose. Dopo la restaurazione Meiji (a partire dal 1868 d.c.), la progressiva occidentalizzazione della società nipponica fece diminuire drasticamente l'importanza delle arti marziali tradizionali anche se, dopo il periodo Showa, gli allenamenti con la naginata divennero parte integrante del programma scolastico femminile, mentre ai maschi era riservata la pratica del Kendo. La pratica con la naginata venne vietata dalle forze di occupazione americane alla fine della Seconda Guerra Mondiale insieme a tutte le altre Arti marziali nipponiche, e riprese solo qualche anno più tardi, sotto forma di una nuova moderna arte marziale conosciuta con il nome di "Atarashii Naginata".
Nel 1955 venne fondata la "All Japan Naginata Federation, con l'obiettivo di diffondere la pratica della disciplina tra i giovani, mentre nel 1990 è stata fondata la "International Naginata Federation, allo scopo di diffondere la conoscenza e la pratica della naginata a livello internazionale. Al pari di quelle della katana, anche le forme e le dimensioni della naginata sono state caratterizzate da una ampia variabilità nel corso dei secoli; originariamente l’arma era formata da un lungo bastone provvisto in una estremità di una lama tagliente su un solo filo (a volte ricavata da una katana) e di un punteruolo nell'altra ma oggi la più diffusa, l'atarashi naginata è costituita da un lungo bastone in quercia, detto ebu, lungo tra i 210 e 225 centimetri del peso di 650/900 grammi circa, e da una lama, chiamata habu realizzata in bambù e lunga circa mezzo metro.
Un modello di arma simile al naginata ma con una lama pressoché dritta e spesso più lunga è detto nagamaki (letteralmente: "[lama con] inastamento lungo") mentre nella shobuzuki-naginata le lame possono arrivare fino ad un metro e trenta di lunghezza e fu maneggiando questo tipo di naginata che il samurai Gochin No Tajima fu soprannominato "Tajima, il tagliatore di frecce". Mentre più famoso praticante di naginata, Saito Musashi-Bo Benkei, usava un arma dalla lama di 4 shaku (152 cm.) e l'asta di 6 shaku e 5 sun (2m e 46cm)! Durante le ere Yoshino e Ashikaga, le lame diventano pesanti e fisse ma si riducono alla lunghezza abituale di circa 60 cm mentre nelle guerre del 16° secolo apparve una nagianata con l'asta più corta, una lama normale ed una tsuba (guardia). Attualmente la federazione di naginata giapponese ha codificato le differenti tecniche delle numerose scuole esistenti per farne uno sport molto preciso, simile al Kendo (di cui la naginata ha copiato l'armatura di protezione), con gli stessi colpi (più uno alle gambe, detto sune) e la stessa necessità di grande coordinazione e scioltezza sia negli allenamenti dei Kihon (fondamentali) che in quelli di Shikake-oogi (attacchi e difese) in cui il praticante ricerca la precisione e lo spirito del combattimento ideale.
Ed a proposito di questo ultimo passaggio, credo che nulla possa essere più esplicativo delle "raccomandazioni" che questa burbera insegnante rivolge alle sue giovani allieve.