Nonostante la pace stabilita dallo shogunato Tokugawa, la polizia feudale giapponese si trovava spesso ad affrontare situazioni critiche e dovette sviluppare in fretta nuove tecniche e attrezzature per fronteggiare la criminalità. In una società maschilista come quella del periodo Edo la competizione era feroce e con il rapido aumento delle interazioni tra le varie classi sociali e l’espandersi degli agglomerati urbani spesso le discussioni sfociavano in rissa. La giustizia era spesso sinonimo di violenza e l’ampia percentuale di popolazione armata faceva si che il minimo disaccordo sfociasse in un bagno di sangue. per mantenere il controllo, gli ufficiali di polizia ed i loro assistenti svilupparono molte armi e tecniche di arresto dei facinorosi, spesso armati e pronti a tutto. Tra queste c’era un bastone munito di ganci metallici per catturare i vestiti dei sospetti e immobilizzarli forzandoli al suolo; inoltre per catturare persone disarmate spesso venivano usati bastoni e randelli di legno.
Una delle più originali armi della polizia di quel periodo fu senz’altro il jutte, un manganello di acciaio che deve la sua diffusione alla capacità di parare i fendenti di spade affilate come rasoi e di disarmare gli assalitori senza causargli gravi danni. Essendo essenzialmente un arma di difesa e costrizione, la lunghezza del jutte richiedeva a chi l’impiegava di essere molto vicino a chi doveva essere catturato. Un uncino o una forca, chiamata kagi e posizionata vicino all’impugnatura, consentiva al jutte di bloccare ed addirittura spezzare la lama di una spada, così come di colpire di punta o di afferrare i vestiti o le dita del sospetto, in maniera da disarmarlo o catturarlo senza gravi spargimenti di sangue, inoltre il suo impiego da parte delle forze di polizia finì per farlo considerare come un simbolo dello status di pubblico ufficiale.
Nomi più descrittivi per il jutte sono anche “ascia d’osso”, “spada d’acciaio” o “alabarda di ferro”. L’origine del jutte è tuttora un mistero; una delle ipotesi più popolari è che sia l’evoluzione di una strana arma la cui invenzione viene comunemente attribuita ad un famoso spadaio chiamato Goro Nyudo Masamune. Questa arma, chiamata hachiwari o kabutowari (spacca elmetto) era una barra di acciaio curva e appuntita con un uncino vicino all’impugnatura, portato dai samurai come una sorta di pugnale ed usato sia per perforare la corazza dell’avversario che per parare un fendente avversario, impugnandolo nella mano sinistra mentre con la destra si impugnava una spada.
Gli jutte che oggi vengono usati mostrano una notevole varietà nelle dimensioni e nei materiali costruttivi, oltre che nelle differenti decorazioni che li arricchiscono, passando da elaborati pezzi d’arte con intarsi e decorazioni a semplici barre di acciaio forgiato. Nel primo caso alcuni jutte includono impugnature o perfino tsuba (para mano) quasi identiche a quelle impiegate sulle spade dei samurai; meno frequentemente uno jutte comprendeva anche componenti d’oro o di altri metalli preziosi, che solitamente caratterizzavano più quelli aventi un valore simbolico nell’indicare nel possessore un ufficiale di polizia o un pubblico ispettore che quelli da impiegare effettivamente per difesa o coercizione. La polizia giapponese ha usato il jutte anche dopo il periodo Edo, tanto che alcuni reparti e ufficiali lo portavano per difesa sino ai primi anni del ventesimo secolo; nei primi anni ’60 la polizia nipponica adottò una specie di moderna versione del jutte chiamata tokushu keibo, che consisteva in un bastone caricato a molla: premendo un pulsante sulla impugnatura la molla interna causava l’uscita del bastone telescopico, sino alla lunghezza di un jutte.
Per l’impiego di questo attrezzo gli operatori di polizia svilupparono una serie di tecniche di disarmo e bloccaggio indicate come keibo-jutsu, attualmente comprese nel taiho-jutsu; molte delle tecniche attuali di keibo sono basate su tecniche analoghe di jutte, quali quelle dello Ikkau-ryu jutte jutsu della Shinto Muso Ryu o quelle comprese nei mokuroku della Daito Ryu Aikijujutsu.