Ve lo dico io, non molto bene.
Le emozioni si alternano tra loro in rapida successione: delusione, irritazione, smarrimento, perplessità e chi più ne ha più ne metta.
Però c’è sempre un però, e sto imparando a mie spese e guadagno che “quel che non ammazza, fortifica” e che anche da un evento negativo si possono trarre utili insegnamenti.
Uno dei pochi vantaggi del partecipare a stage e seminari lontani da casa è che si hanno un po’ di ore a disposizione per riordinare pensieri e sensazioni e per tirare un primo bilancio “a caldo” della esperienza, sia tecnica che umana.
Per quanto mi riguarda, ritengo invece che questa frase, come tante altre, abbia per ciascuno un significato “autentico” sulla base della esperienza e sensibilità di ognuno, e che quindi – quasi prescindendo da ciò che l’autore stesso voleva dire – è importante che ciascuno scopra se, quanto e come questo principio sia in sintonia col suo proprio sentire.
Per la cronaca, pare che la versione “originale” sia "chi kui", che nella traduzione in inglese di Benjamin Pang-Jeng lo e Marin Inn dei “13 saggi sul Tai Chi Chuan” di Cheng Man Ching sia stata riportata come “invest in loss”, a sua volta tradotta in italiano, nella edizione Feltrinelli, come “investire nella sconfitta”. Chi conosce meglio la lingua cinese sostiene però che "chi kui" significa letteralmente “mangiare perdita”. Ad arricchire il panorama (o a complicare le cose, fate voi...) c’è un altra frase, quasi omofona alla precedente, ed è "chi ku", che può tradursi come “mangiare amaro”.
Quest’ultima frase potrebbe quindi leggersi come la necessità di affrontare un lavoro tanto più utile quanto più duro e poco piacevole, mentre la precedente si presa a svariate interpretazioni, da quelle più “pratiche” basate sulla fisiologia anatomica (se un avversario molto forte ti spinge, se resisti ti travolge, se ti lasci andare, lo squilibri e cade) a quelle più attente all’aspetto emotivo e psicologico, dalla sconfitta della personalità egoica al perdere i difetti e le caratteristiche negative (caratteriali, posturali e comportamentali) del nostro comportamento quotidiano, un po’ come il liberare una pepita d’oro fluviale dalla massa di fango che la ricopre.
Come detto, ciascuna interpretazione può essere condivisibile in misura più o meno ampia, ma è poi importante, secondo me, considerare queste come un punto di partenza, e cercare quella che – qui ed ora – sentiamo “nostra”.
Allora, alla luce di questa bocciatura, cosa ho imparato? Cosa mi ha fatto guadagnare questa “perdita”, che investimento posso fare in questa “sconfitta”?
Innanzi tutto, cambia il rapporto con il Maestro e, per quanto possa apparire strano, cambia in senso positivo. Per un Maestro è più facile promuovere che bocciare un allievo, per tutta una serie di motivi, e comunicare ad un allievo che non lo si ritiene idoneo al passaggio di grado è una esperienza assai poco piacevole. Per un Maestro, bocciare un allievo significa anche ritenere (o quanto meno sperare...) che questo sia abbastanza maturo e consapevole nell’accettare la decisione e nel comprenderne i motivi, primo tra tutti che l’allievo può fare di più e meglio, e che sia disposto a farlo. Ecco quindi che una bocciatura può costituire anche un attestato di stima, uno sprone, un invito a migliorare. Certo è dura da mandare giù, specie quando sei convinto di aver fatto un esame che merita almeno la sufficienza e quando alla fine tutti ti fanno i complimenti, è un boccone amaro da masticare, appunto. Però lo confesso, senza quel boccone, oggi quasi sicuramente mi sentirei un po’ più “arrivato”, forse trascurerei un po’ l’addestramento e – insomma – correrei il rischio di sbragarmi.
Ho accettato il verdetto dell’esame in silenzio, ho rimandato la richiesta di spiegazioni ad un momento diverso, più sereno e meno affollato, ho accettato la decisione del Maestro sapendo che era giusta, anche se non mi erano completamente chiari i motivi (difficile essere Maestri di sé stessi). Così per me è stato una conferma del rapporto di stima sopra detto il fatto che sia stato il Maestro a volermi spiegare i motivi della mancata promozione ed i punti da migliorare; una spiegazione non dovutami e quindi doppiamente apprezzata.
Masticare amaro non è piacevole, ma è quasi sempre utile. Spero lo sia anche per me questa volta, ed intanto ringrazio il Maestro che ha voluto concedermi questa possibilità e nel frattempo, pratica e lavoro per prepararmi al prossimo appuntamento.
Un ringraziamento a www.hamakurashop.com per l'immagine