Chiunque inizi la pratica dell’Aikido è motivato da un particolare scopo o da una serie di obbiettivi. Tra i più comuni ci sono il desiderio di imparare l’autodifesa, sviluppare il benessere fisico o cercare compagnia. Con il tempo queste mete iniziali assumono un diverso significato quando uno inizia a sperimentare la trasformazione che l’Aikido genera nella sua vita. Poiché l’Aikido – e le arti marziali in generale – sono discipline che insegnato tecniche capaci di ferire o uccidere un avversario, queste devono essere praticate con il senso di serietà ed attenzione ai dettagli dovuto ai rischi relativi.
Addestrarsi con un obbiettivo marziale
Il “bu” o “elemento marziale” è una così vitale parte della pratica dell’Aikido che rimuoverlo significherebbe ridurre l’arte ad un mero sistema di esercizi fisici. Da questa considerazione sorge una consapevolezza dei pericoli insiti nella pratica e si introduce durante l’allenamento un tipo di tensione mentale tale da produrre nel tempo uno stato di elevata sensibibilità. Di seguito sono riportate alcune pratiche che si svolgono nel Dojo e che favoriscono lo sviluppo di questa mentalità marziale.
Etichetta
L’etichetta è una delle pietre angolari del corretto comportamento nel Dojo ma molti non comprendono l’importanza di queste formalità. I comportamenti che si adottano prima, durante e dopo la pratica sono rivolti a stabilire un ambiente “controllato” in cui tecniche pericolose possono essere praticate in sicurezza. L’etichetta non dovrebbe essere considerata come una serie di pratiche e movimenti privi di significato e da compiere solo per abitudine ma, viceversa, deve essere considerata come un grande valore da conservare sia dentro che fuori dal Dojo. E’ una forma di “lubrificante sociale” che permette lo svolgersi in maniera agevole delle relazioni personali; le persone gentili si fanno pochi nemici, una dote tanto ovvia quanto desiderabile da parte di chiunque.
Essere Uke
L’addestramento nell’Aikido è svolto da praticanti che svolgono alternativa-mente il ruolo di Tore (colui che proietta il partner) e di Uke (colui che viene proiettato dal partner). I movimenti in coppia dell’Aikido sono simili ai kata o alle forme praticate in numerose arti marziali tanto classiche quanto moderne. Le forme sono comunque meno strutturate che in aikido e servono come “linee guida” per la corretta esecuzione delle tecniche che devono poi essere modificate in funzione delle specifiche dell’incontro.
Nell’addestramento, la tecnica che deve essere applicata è conosciuta da entrambi a partner prima che l’attacco cominci e questo è un fattore supplementare che assicura un ambiente di pratica sicuro. Per questo motivo è importante che Uke attacchi chiaramente e con convinzione, senza anticipare la risposta di Tore grazie alla conoscenza della tecnica da effettuare. Tore necessita di un attacco realistico per comprendere l’importanza dell’equilibrio, delle articolazioni corporee e del flusso dell’energia. La attitudine marziale di Uke lo proteggerà dai danni e favorirà sia il suo progresso che quello dei suoi partner; inoltre Uke sarà ricompensato per i suoi sforzi da un corpo flessibile e sano oltre che allenato alle cadute, che sono esperienze spiacevoli, se non pericolose , per la maggior parte delle persone.
Essere Tore
Nell’approccio “tipo kata” sopra descritto, Tore conosce il tipo di attacco che subirà e così ha la possibilità di concentrarsi sulla corretta postura del suo corpo, sulla distanza e lo sbilanciamento del suo partner. L’elemento di stress emotivo che tipicamente accompagnerebbe un confronto fisico nella vita reale è sostanzialmente assente in un contesto di allenamento di base. Il movimento iniziale di Tore deve sbilanciare il suo partner poiché Ukè ha molta meno capacità di resistenza quando perde il suo centro di gravità. Tore beneficia della pratica dopo un lungo periodo, quando le tecniche di Aikido diventano per lui una seconda natura; egli impara a reindirizzare il suo istinto ed invece di opporsi frontalmente ad un attacco passa ad un tipo di reazione più “morbida”, tipica dell’Aikido ed impara inoltre a mantenere una equanimità fisica e mentale che sconvolgerebbe invece una persona non addestrata. Il processo di addestramento, cosciente o no che sia, spiega così come Tore sviluppa un elevato livello di sensibilità anche a quanto avviene intorno a lui, diventando capace di percepire cosa costituisca una potenziale minaccia e cosa no. Questa attitudine alla costante attenzione distingue le persone che hanno una formazione da budoka ed è una componente fondamentale dello spirito marziale.
Identificare gli obbiettivi dell’addestramento
I praticanti di Aikido dovrebbero periodicamente verificare le loro normali attività per identificare le aree di debolezza o pericolo che richiedano attenzione. Ad esempio: un Aikidoka vede a volte dei difetti nella propria arte rispetto ad altre discipline marziali; di conseguenza è tentato di dibattere le varie possibilità di successo nella applicazione delle tecniche di Aikido in una situazione reale (“cosa succederebbe se…”). Ma la domanda è: Noi ci stiamo allenando per diventare capaci di sconfiggere un campione di Karate, un boxeur professionista o un lottatore olimpico? Indirizzare le nostre energie verso questi obbiettivi, come potrà aiutarci nella preparazione ad affrontare questo tipo di attacchi a cui potremmo essere esposti? Non c’è nessun modo corretto di classificare le varie arti in una sorta di ordine gerarchico di efficacia perché nessuno standard obbiettivo può essere stabilito per valutare gli specifici metodi di ogni arte. Questo esercizio speculativo può offrire dei buoni argomenti per discutere tra praticanti ma la natura ipotetica di ogni confronto rende le conclusioni puramente speculative. Così, noi non dovremmo considerare la nostra pratica come uno spreco di tempo perché le nostre tecniche di Aikido sembrano essere inefficaci in un confronto contro un combattente professionista; se questo è realmente il nostro obbiettivo, per prima cosa non dovremmo praticare Aikido. Non è per questo che dovremmo praticare e, se lo facciamo, non potremmo che raggiungere risultati mediocri; la nostra pratica deve renderci capaci di proteggere la nostra vita, la nostra libertà e la nostra proprietà, non di sconfiggere un avversario in un combattimento.
Scenari realistici
Supponiamo che la nostra analisi ci porti a concludere che una delle nostre preoccupazioni è rappresentata da un possibile attacco fisico: noi possiamo essere sorpresi mentre camminiamo per la strada, mentre guidiamo una autovettura o addirittura mentre siamo nella nostra casa. In una situazione reale è probabile che il nostro assalitore sia dotato di un arma da fuoco o di un coltello e che abbia uno o più complici. L’elemento sorpresa è una delle ragioni principali percui un attacco del genere riesce, spesso non è la sofisticazione dell’attacco che ne decreta il successo ma il fatto che chi lo subisce è stato colto alla sprovvista. Anche se non avremo mai la possibilità di conoscere l’esatta natura di un attacco casuale o anche se non saremo mai vittime di un aggressione, quello che che è richiesto è un buon livello di preparazione fisica e psicologica piuttosto che la conoscenza di specifiche tecniche di difesa. Dobbiamo così sviluppare un costante stato di attenzione ed essere capaci di rispondere istintivamente ad una minaccia inaspettata; dobbiamo diventare individui sani, flessibili e ben allenati, capaci di adattarsi rapidamente a situazioni impegnative.
Perché l’Aikido?
Tutto ciò ci porta ad una domanda ovvia: Perché studiare Aikido piuttosto che qualche altra disciplina di più immediata applicabilità in uno scenario di violenza urbana, come tecniche di “combattimento da strada” o l’uso di armi da fuoco? Dipende dalle singole circostanze e può essere una buona idea quella di praticare altre discipline, visti i benefici che può portare un allenamento “incrociato”. Oltre a quanto sopra detto, un'altra buona ragione per praticare Aikido è relativa al secondo aspetto del termine “bu” prima descritto; ovvero Aikido è anche un percorso di sviluppo spirituale, comprende l’imperativo morale di rispettare e proteggere tutti gli esseri viventi. Il prodetto dell’Aikido è la prospettiva ideale di un mondo in armonia e le tecniche dell’arte servono ad esemplificare questa visione in modo fisico e tangibile. Inoltre, le tecniche di Aikido comprendono il principio di non-resistenza; questa fu la visione del fondatore O’Sensei Morihei Ueshiba e deve essere tenuta bene in mente dai praticanti, anche perché è una eccellente formula per vivere la propria vita in un mondo pieno di pericoli e discordia.