Mentre la precisa origine delle arti marziali rimane abbastanza vaga per gli storici, è assodato che questa risale comunque a parecchi secoli indietro nel tempo. Attraverso gli anni, gli stili di combattimento sono stati tramandati da generazione a generazione e da paese a paese. Questi adattamenti alle necessità ed alle situazioni contingenti sono partiti dalla Cina per giungere in Giappone e Korea, dando origine alla eclettica varietà di stili che oggi conosciamo. Sviluppate per migliorare le risorse di difesa personale e aumentare le probabilità di successo negli scontri armati, le arti marziali furono create dalle antiche culture asiatiche unendo tecniche di combattimento, disciplina mentale, esercizi fisici e svariate componenti filosofiche.
Uno dei maggiori benefici psicologici è l’aumento della sicurezza di sé; molti occidentali – specie chi vive nelle grani metropoli europee o statunitensi – vive nella preoccupazione di essere aggredito, ha paura di camminare solo per strada la notte o di affrontare bulli e gradassi a scuola o sul posto di lavoro. Picchiare tutti rispondendo a violenza con altrettanta violenza non è ovviamente una soluzione auspicabile, ma spesso la paura conduce a reazioni spropositate e non di rado autolesioniste. Conoscere quantomeno i rudimenti dell’autodifesa aumenta la sicurezza di sé del praticante marziale, diminuendo la sua sensazione di vulnerabilità. Lo scopo non è quello di insegnare alla gente a picchiare chiunque li offenda o li irriti quanto piuttosto a difendersi nel malaugurato caso questo diventi necessario. Avere una certa sicurezza consente di rimanere calmo in situazioni di crisi, rimanere calmo permette di valutare la situazione in modo più chiaro e obbiettivo e quando si affronta una situazione compromettente, quelli capaci di difendere sé stessi hanno meno necessità di usare la forza fisica rispetto a chi non ha queste capacità.
Come detto, la maggior parte degli studi sugli effetti a lungo termine della pratica delle arti marziali è concorde nell’individuare cambiamento positivi non solo nel campo fisico, ma anche sociale e psicologico; è stata ad esempio rilevata una relazione inversa tra la l’esperienza del praticante ed il livello della sua ostilità, aggressività e ansia, mentre al contrario indipendenza, fiducia in sé stessi e autoconoscenza aumentano con l’aumentare del tempo di pratica. Alcune arti marziali producono benefici psicologici più velocemente rispetto ad altre, ad esempio uno studio ha rilevato che il livello di ansietà di alcuni studenti di Karate diminuiva dopo un breve periodo di pratica, mentre lo stesso non avveniva per alcuni praticanti di Aikido, fatto che suggerisce la probabilità che più l’arte è complessa e più tempo richiede per produrre i suoi effetti benefici. Ancor più evidenti sono le differenze tra arti marziali e discipline sportive nel migliorare il benessere sociale e psicologico. La maggior parte degli sport hanno molte similitudini con le arti marziali, comprendendo benessere fisico, sviluppo della coordinazione e interazione sociale.
La differenza con le discipline orientali è però più intima e legata all’obbiettivo da raggiungere ed ai mezzi impiegati. Mentre le arti marziali tradizionali focalizzano l’impegno sul miglioramento dell’autocontrollo e della conoscenza di sé, individuando nel praticante stesso sia colui che deve migliorare sia il principale valutatore di questo miglioramento (aldilà di esami, diplomi e passaggi di grado che sono una “necessità” abbastanza moderna), gli sport occidentali si focalizzano quasi esclusivamente sulla competizione tra gruppi o singoli, in un enfasi che diventa deleteria quando viene esasperata e si rispecchia nella alternativa “uccidere o essere ucciso” da cui le arti marziali hanno avuto origine. Negli ultimi trent’anni il confine tra arti marziali orientali e sport si è sempre più assottigliato, con discipline quali il Judo o il Taekwondo che hanno avuto accesso al panorama olimpico, ma rimane – ad esempio – il fatto che le arti marziali hanno al loro interno una particolare attenzione alla ritualità, all’etichetta comportamentale ed alle componenti filosofiche e spirituali. Le arti marziali tendono a focalizzarsi su una integrazione tra mente e corpo, attraverso una combinazione di meditazione e attività fisica.
Se è vero che una qualsiasi attività fisica ha un benefico effetto filosofico, le ricerche che hanno comparato attività sportive e arti marziali hanno dimostrato che queste ultime offrono benefici maggiori in quantità e qualità rispetto alle prime: il Judo aumenta l’ottimismo e diminuisce il tasso di aggressività tra gli adolescenti; il Tai Chi Chuan consente di diminuire rabbia e disturbi del sonno mentre aumenta la predisposizione ad una visione positiva del futuro; Jujutu, Aikido, Karate Hapkido ed altre arti più specificamente legate al Budo giapponese rinforzano il morale, la determinazione e la propriopercezione più del sollevamento pesi o della corsa a ostacoli. Trent’anni di ricerche su questo argomento, supportate da esperienze dirette e svariati aneddoti, hanno permesso di stabilire che le arti marziali hanno benefici effetti tanto sul corpo che sulla mente. Assodato questo, oggi le ricerche puntano a stabilire quali siano i processi che portano a questo risultato ed una prima ipotesi è che l’aspetto “non-fisico” delle arti marziali contribuisca agli effetti a lungo termine che queste consentono di ottenere.
L’impiego di alcune arti marziali per le loro attività terapeutiche è altrettanto esplorato e si attendono interessanti risultati in un prossimo futuro e già diversi psicologi riconoscono che, sotto un adeguato controllo, le arti marziali possono essere di grande aiuto alla psicoterapia. In conclusione si può affermare che le arti marziali hanno scientificamente dimostrato i loro benefici fisici e psicologici, con l’ovvio corollario che arti diverse tra loro offrono benefici altrettanto diversi, legati anche alla predisposizione ed alle “attese” del praticante. Le arti marziali orientali compensano alcune carenze degli sport occidentali, promuovendo un corretto e salutare stile di vita (al confronto, si pensi solo al doping imperante in quasi tutte le discipline sportive, anche a livello dilettantistico!) insieme ad un armonioso ed equilibrato sviluppo fisico e pur non essendo certo la panacea per tutti i mali, è indubbio che potrebbero avere, come è dimostrato che hanno, un positivo effetto su malesseri e patologie spesso curati per via chimica o farmaceutica e questo perchè una esperienza di centinaia – se non migliaia - di anni è stata condensata in discipline che - ieri come oggi - oltre ad offrire tecniche e sistemi per una efficace autodifesa, costituiscono anche un utile strumento per il miglioramento della propria condizione fisica e mentale e questo perché, semplicemente e logicamente, solo chi era in buona salute poteva combattere con successo, ieri su un campo di battaglia, oggi nelle tante “aggressioni” (mobbing, stress da traffico o da super lavoro) che la vita quotidiana ci presenta.