Pur esistendo molte scuole di shuriken, nella maggior parte dei casi queste armi venivano impiegate in maniera complementare alla spada, costituendo un diversivo per guadagnare il tempo di impugnare la katana oppure un modo per ferire o neutralizzare un avversario colpendolo in punti particolarmente vulnerabili (occhi, volto, arti). Come detto, Takeda Sokaku impiegava gli shuriken, ed infatti nel programma della Daito-Ryu c’è anche lo shuriken-jutsu, meno noto a molti è che anche il compianto Morihiro Saito Sensei, soke di Aikido Iwama Ryu, fosse un maestro della Negishi Ryu. Ognuna delle scuole di shuriken-jutsu ha le sue peculiarità, generalizzando si può comunque dire che lo shuriken, per la sua natura, richiede un impiego che richiede velocità per sorprendere l’avversario e precisione per ottenere un minimo di efficacia; come per altre armi, anche l’addestramento con lo shuriken viene perseguito tramite kata che prevedono di colpire bersagli posti di fronte, di fianco e dietro al praticante, a distanze variabili da tre fino a diciotto passi.
Come molte armi semplici, anche lo shuriken è spesso trascurato perché ritenuto inefficace; certo è un’arma che difficilmente può risultare letale e che, per sua natura, è assai difficile impiegare efficacemente, è però vero che costituisce, almeno a livello di allenamento, un’ottimo ausilio sia tecnico in sé che come coadiuvante per migliorare concentrazione, colpo d’occhio, postura e soprattutto pazienza, dato che la percentuale di successo nel colpire il bersaglio è, all’inizio della pratica, è tristemente bassa.