Se l'animo, invece di stare tranquillamente adagiato nella sua disposizione naturale, è sempre turbato da pensieri e illazioni, è come un lago la cui superficie è increspata dalle onde. L'individuo non è più in grado di attività cognitiva e, dovendo prestare fede ai propri pregiudizi, sfornito delle giuste cognizioni, agirà in modo errato. Lo spirito deve essere libero da condizionamenti inconsistenti, da pensieri disturbatori, da neghittosità e pregiudizi, se vuole riconoscere davvero la realtà in tutti i suoi nessi.
L'esercizio fisico e spirituale del Budo va concepito come un'unità, nessuna delle due componenti va prediletta. Lo spirito controlla gli accadimenti e di conseguenza l'azione sarà proporzionalmente valida. Solo a quel punto viene la tecnica. È per questo che spirito e colpo devono essere sviluppati in pari misura. Il praticante che allena esclusivamente il fisico ben presto toccherà i limiti, perché senza cognizione agirà in modo errato. Se dispone solo di una buona tecnica dovrà compensare di volta in volta la disarmonia tra situazione e comportamento con un enorme dispendio di forze. Con uno spirito capace di cognizione invece ci si comporta già nel pre-avvenire in modo appropriato ed armonioso.
Il principio intende esprimere che la giusta condotta spirituale va unita al relativo esercizio al fine di preservare la persona da pregiudizi, errori ed azioni non sufficientemente maturati. Tutte le azioni dipendono, in ultima analisi, dalla chiarezza dell'intelletto e sono esse stesse cosi dipendenti da questo nelle situazioni quotidiane che qualsiasi comportamento ne viene influenzato. I sensi possono recepire quanto sia visibile oggettivamente e definire la realtà in base a criteri estremamente superficiali. Solo dietro a tutto ciò si cela lo spirito che riconosce e decide con capacità di discernimento.
(tratto da: " W. Lind, “BUDO La Via Spirituale delle Arti Marziali”
Chi fa del pensare la cosa principale, può certo arrivare abbastanza lontano, comunque, ha confuso la terra con l'acqua e prima o poi dovrà annegare.
Hermann Hesse