Molte delle Arti marziali classiche giapponesi che impiegano armi sono state originate da niente di più che dall’adattamento alle necessità di combattimento di tecniche ed attrezzi di uso comune da parte dei contadini durante l’era feudale. Essendo proibito per legge ai cittadini il portare spade come i samurai, questi adottarono frequentemente armi alternative per la loro difesa personale. Questo spesso includeva l’uso creativo di oggetti comuni che potevano essere impugnati. Questi erano spesso chiamati “mijikimono”, che letteralmente può tradursi come “oggetto piccolo, disponibile, pronto all’uso”. Pipe da tabacco, coperchi di recipienti e perfino spilloni decorativi per capelli erano usati per scopi di autodifesa. Le scuole di jujutsu spesso compresero nel loro curriculum l’impiego di armi facilmente facilmente celabili nell’abbigliamento, chiamate “hibuki”, termine che può essere tradotto come “arma segreta” o “arma nascosta”; una tra le più popolari fu sicuramente lo “yawara-bo”, a volte indicato semplicemente come yawara. Il kanji “yawara” significa “flessibilità” oppure “allontanare”; lo stesso kanji si può pronunciare come “ju” nei termini come “judo” o “ju-jutsu” mentre “bo”, il secondo kanji, significa semplicemente “bastone”.
Lo yawara-bo è essenzialmente una barra di legno impugnata con la mano e percossa contro le terminazioni nervose della vittima o punti specifici del corpo chiamati “kyusho” (punti vitali) oppure usata per parare o bloccare i colpi avversari. La lunghezza andava dai 15 ai 20 cm e la forma era spesso modellata in modo da migliorare l’impugnatura ed aumentare la presa delle dita. Lo yawara-bo è tipicamente impugnato in ciascuna mano, leggermente sporgente da ciascuna estremità del pugno. Lo yawara-bo era principalmente usato per le “uchi waza” (tecniche di percussione) per enfatizzare l’effetto della mano nuda, con le estremità sporgenti che concentrano la forza di un colpo su un singolo punto per effettuare dolorose pressioni su punti sensibili o tessuti molli, ma era anche molto efficace per le “uke waza” (tecniche di bloccaggio).
Il contemporaneo effetto di bloccaggio e percussione operato sui muscoli del braccio può immobilizzare l’arto, rompere la presa avversaria o costringerlo ad aprire l’impugnatura di una eventuale arma. Bicipiti, tricipiti, l’arteria brachiale all’interno del bicipite e le zone interne e inferiori dell’avambraccio sono bersagli particolarmente efficaci da colpire ed un colpo penetrante su qualunque area del corpo generalmente scoraggia la maggior parte degli aggressori, anche perché un colpo energico e ben piazzato può facilmente rompere un osso. Lo yawara-bo è anche molto efficace nelle “tsuki waza” (tecniche di colpo diretto): un attacco di calcio può cessare immediatamente colpendo percuotere la gamba dell’aggressore, con cosce, stinchi e polpacci quali potenziali bersagli. Colpire l’arteria femorale sulla coscia vicino l’inguine può far collassare una gamba molto rapidamente, colpire i muscoli può causare profonde contusioni e temporanee disabilità dell’arto.
Percuotere la parte frontale o posteriore del busto con una energica azione su sterno, costole o reni può arrestare la maggior parte degli attacchi e danneggiare anche seriamente gli organi interni; altri bersagli potenzialmente letali quali occhi, tempie, trachea e la base del cranio sono punti facilmente raggiungibili e altamente efficaci.
Una applicazione da non sottovalutare è anche quella nelle “osae waza” (tecniche di bloccaggio) o nelle “kansetsu waza” (tecniche di leva articolare) in cui polsi, braccia e gambe anche di avversari imponenti possono essere facilmente bloccate e controllate usando il dolore causato da una leva articolare applicata con lo yawara-bo sugli arti avversari. In aggiunta lo yawara-bo può essere impiegato per stingere insieme il radio e l’ulna (ossa del polso) o una o più dita della mano con il pollice. Premere un punto sul dorso della mano di un avversario consente di ottenere un buon risultato, così come il bloccaggio dell’anca o della coscia consente un efficace controllo a terra.
Un attacco avversario può essere deviato agganciando e controllando il polso e alla stessa maniera un aggressore può essere sbilanciato agganciandogli il collo e forzando la sua testa nella direzione voluta, in maniera da poter poi agevolmente concludere l’azione di controllo o proiezione.