Tiziana Colasanti, “La leggenda della gru bianca”, Editore “Caribou”, 2009, 119 pagine, ISBN 978-88-96514-02-3, €8,00.
Cosa hanno in comune un quadro di Bosh, un assolo di chitarra di Santana o una scultura di Giacometti? Certamente il fatto che esprimono nella loro singolaritàlo stile ed il carattere dell'autore. Chiunque conosca, anche solo superficialmente, le opere di uno degli artisti citati lo riconosceràcome autore anche di una opera mai vista o ascoltata prima. La stessa cosa si può dire dei racconti contenuti in questi due libri: nonostante una ambientazione ed uno stile narrativo abbastanza diverso tra i due volumi, è praticamente impossibile non cogliere la personalità dell'autrice, che ne segna in maniera indelebile trama e sviluppo dei racconti.
Anche ne “La leggenda della gru bianca” i repentini cambi di vita quotidiana e progettata sono alla base della trama, ma in questo caso l'Arte è già praticata da Akogi, protagonista del racconto ed erede di una tradizione familiare, che sfrutta però la tecnica e lo spirito della disciplina marziale per fare fronte alle disavventure in cui incorre. I due volumi sembrano, e per certi aspetti sono, complementari; tanto “La leggenda della gru bianca” sembra attuale pur essendo ambientato in un luogo ed in un tempo molto distante dalla nostra quotidianità, tanto “Quell'arte che ti cambia la vita”evoca situazioni archetipiche ed arcaiche pur essendo ambientato ai nostri giorni. In tutte e due i volumi, nei racconti contenuti, scorre vibrante, come detto, lo spirito della Autrice, l'impronta umbra delle donne di famiglia ed il suo impegno nei gruppi femministi di autocoscienza (Sanjo, la voce narrante de “La leggenda della gru bianca” sembra in alcuni passaggi una suffragetta inglese del secolo scorso), la sua visione critica di alcune istituzioni sociali come la famiglia tradizionale, troppo oppressiva in “Una storia sul tatami”, o troppo assente ne “La spada di Giuditta”, entrambi compresi in “Quell'arte che ti cambia la vita”.
Così, se questi agili libretti possono essere un intrigante diversivo per chi abbia come unica esperienza marziale la visione di qualche film con Steven Seagan o Jachie Chan, per chi alla Arti marziali offra con costanza e dedizione il suo tributo di sudore, passione e impegno costituiscono un interessante stimolo di riflessione, il sassolino in grado di smuovere la valanga di riflessioni e bilanci, verifiche e constatazioni. L'Arte, vissuta e praticata può, e per certi aspetti deve, cambiarti la vita, metterti in discussione, demolire certezze e instillare voglia di migliorare, e guai se tutto ciò si limita al solo, semplice tempo di pratica praticata. Tiziana Colasanti, che nel solco degli antichi Maestro orientali sa che la penna e la spada hanno lo stesso potere, non si tira indietro e ci offre una occasione rara, porgendoci uno specchio su cui per prima si è mostrata senza veli, ed in cui ciascuno di noi potrà leggere il proprio ieri, il proprio oggi ed il proprio domani, se solo vi si approccerà con animo sincero.