Da questa situazione derivava quindi la necessità, per un bushi che si trovasse all’interno di un palazzo, di elaborare delle efficaci tecniche di difesa sia contro aggressori come lui in ginocchio che contro altri che lo attaccassero alzandosi in piedi.
Ma per quanto sia fondamentale il rispetto della tradizione e del curriculum della Scuola, il praticare le suwari-waza non è solo un modo di imitare gli antichi samurai di cinque secoli fa ma ha una importante valenza didattica. Praticare in ginocchio infatti, evidenzia la importanza dei movimenti del busto, degli arti superiori e soprattutto delle anche, sia negli spostamenti che nella esecuzione delle tecniche; praticando le suwari-waza quindi, ci si allena a sfruttare la potenzialità insita nel movimento delle anche, che spesso risulta indispensabile per una corretta ed efficace esecuzione anche delle tecniche in posizione eretta.
Molte tecniche in izori condividono il principio, ed il nome, con tecniche in Tachi-ai, e così il praticante, esercitandosi in ginocchio a sfruttare le anche, che in questa posizione sono indispensabili, si ritroverà ad impiegarle anche quando è in piedi, postura in cui il loro contributo, pur restando determinante, è meno evidente. Vi è inoltre un motivo ancora meno apparente, e che potremmo definire “psicologico”, relato soprattutto alle hanza-handachi-waza, in cui un praticante in ginocchio si trova a dover affrontare un attacco portato da un aggressore in piedi, e quindi in posizione, almeno apparentemente, più favorevole. In questa condizione, ci si abituerà a praticare anche situazioni di inferiorità e si svilupperà l’abitudine, tutta orientale, di trasformare uno svantaggio in un guadagno: tori potrà quindi sfruttare lo squilibrio di uke per eseguire izori, ura-otoshi o kata otoshi; utilizzerà la stabilità concessa dalla sua posizione per applicare con decisione leve come shutou-zume o kote-gaeshi; e ancora, grazie al fatto di essere più basso del suo attaccante avrà buon gioco nell’eseguire tecniche come hamni-nage, hiji-otoshi o irimi-nage.
La posizione di partenza per tore (ed anche per uke, nelle tecniche izori) è quella di kiza, in cui il praticante è in ginocchio con le dita puntate sul pavimento. Questa posizione è molto simile alla più nota seiza, da cui differisce appunto per la posizione delle dita dei piedi, ed a differenza di questa permette al praticante di alzarsi e muoversi più rapidamente. Inoltre, mentre la seiza è una posizione sostanzialmente di riposo ed attesa, uguale allo zazen usata anche nella meditazione Zen, kiza è una posizione di “guardia vigile” dalla quale il praticante, pur restando fermo, controlla l’ambiente che lo circonda pronto ad affrontare un eventuale attacco.
Proprio per questa sua posizione “svantaggiata”, ancor più che quando è in piedi, chi siede in kiza deve armonizzare la capacità di vedere (ken) con quella "di percepire" (kan), osservando ciò che è visibile e percependo ciò che non lo è.