Le origini del Sumo non sono certe, ma alcune testimonianze suggeriscono che questa attività possa aver avuto origine in Cina o in Corea poiché, anche se al giorno d'oggi il Sumo è tipicamente giapponese, si pensa che molti suoi aspetti culturali derivino comunque da queste due regioni. I giapponesi hanno incluso questa disciplina nella loro cultura, tanto da renderlo parte integrante sin dai più antichi albori della storia del Giappone; nei secoli il Sumo si è evoluto da rito religioso ad attività militare fino alla connotazione attuale di sport.
La suddivisione longitudinale dello spazio segue quella della graduatoria dei lottatori (Banzuke) dove al centro si schierano i lottatori (Shikiri-sen), nell'angolo "bianco" c'è il contenitore per il sale porta-fortuna contro gli infortuni e nell'angolo "rosso" c'è quello per il contenitore dell' acqua della forza (chikara-mizu) da bere per pulirsi la bocca. Il tetto sospeso sopra il Dohyo porta appesi ai quattro angoli dei fiocchi pendenti, rappresentanti le quattro stagioni con i loro colori: Verde, Nero, Giallo e Rosso.
Un combattimento di Sumo si può vincere in due modi: forzando il proprio avversario all'uscita dal cerchio oppure facendogli toccare terra con qualsiasi parte del corpo che non siano le piante dei piedi. Nelle regole sono compresi alcuni divieti, tra i quali colpire a pugno chiuso (colpi di mano, palmo o schiaffi sono ammessi), infilare le dita negli occhi, tirare i capelli, colpire petto o stomaco e cercare di spogliare l'avversario (questo forse più per salvaguardare gli spettatori dallo spettacolo poco piacevole…).
Un combattimento inizia con il posizionamento dei lottatori, che battono ritmicamente i piedi per terra e le mani sulle cosce sia come tattica per intimorire l’avversario che per favorire l’abbassamento del baricentro nello hara (cosa favorita anche dalla notevole circonferenza addominale dei sumotori). Il Sumo è uno sport con un notevole retroterra religioso e militare e per questo molti ritengono che i lottatori debbano condurre un'esistenza all'insegna delle più antiche tradizioni comportamentali legate alla cultura Samurai e deplorano atteggiamenti strani o poco marziali; inoltre il Sumo porta in sè tradizioni e regole ben precise che, oltre a quelle tecniche sopra richiamate, sono anche di tipo morale e tradizionale, che spesso non hanno neppure bisogno di essere scritte, tanto fanno parte della cultura tradizionale nipponica.
Ad esempio, nella cultura giapponese, similmente a quanto avviene nella cultura europea e in tante altre parti del mondo, il porgere la mano è segno di amicizia e lealtà, ed in particolare siamo abituati a porgere la mano destra per stringere quella di qualcuno che si incontra; con lo stesso spirito il sumotori ritira con la mano destra i premi vinti al termine del combattimento e grandi scandali e discussioni suscitano i combattenti mancini che usano invece la sinistra. Come in molte altre Arti marziali, nel Sumo, oltre che una tecnica efficace, è molto importante il giusto comportamento percui una delle cose più interessanti è la possibilità di sfidare, con sguardi intensi e diretti l'avversario oppure, al contrario, assumere un atteggiamento di totale estraneità verso l’avversario, come se prenderlo in considerazione fosse simbolo di timore.
La posizione ferma ed immobile in atteggiamento rilassato ma di prontezza alla reazione istantanea, le spalle ben erette, le 'stecche' rigide spostate all'indietro come le spade degli antichi Samurai, ognuno nella sua 'zona' dietro la linea in un rituale che fa parte del gioco di reciproca sfida. Un altro gesto molto comune è il lancio del sale contenuto in un cestino all'angolo del fiocco bianco, utilizzato sia come gesto scaramantico contro la possibilità di farsi male, sia per disturbare l’avversario poiché ciascun lottatore può infatti, limitatamente a 4 minuti massimo, andare alla postazione di combattimento (sulle righe a terra) ma poi cambiare idea, alzarsi, prendere il sale e lanciarlo in modo evidente, cercando così di minare la concentrazione all'avversario. Ancora, alla fine di ogni incontro il vincitore ritira, come detto, un premio in denaro ma prima con la mano, taglia l'aria in due parti davanti al premio (come se suddividesse i soldi in tre parti) in ordine, a sinistra, a destra e poi prende il denaro. Questo gesto rappresenta il voler porgere parte della vittoria alla trinità Shinto che ha dato al vincitore la forza e la fortuna per vincere.