Nella pratica dell’arte marziale è previsto l’allena-mento con le armi, sia come confronto tra due praticanti dotati della stessa arma o di armi diverse tra loro, sia come situazione in cui l’arma è strumento di offesa da fronteggiare a mani nude. Le armi impiegate sono quelle che si rifanno alla tradizione giapponese, ovvero la spada lunga (bokken), la spada corta (wakizashi o kodachi), il bastone (jo), il pugnale (tanto) ed altre meno frequentemente impiegate (jutte, tessen, ecc.). La domanda che spesso viene rivolta a chi pratica questo tipo di allenamento è: "Perché le armi?" ovvero, quale utilità può avere l’esercitarsi ad impiegare e/o fronteggiare armi che, al giorno d’oggi, nessuno usa più? Il dubbio è tanto frequente che anche alcuni praticanti si allenano poco con le armi, considerando quasi tempo perso quello dedicato a questo particolare aspetto dell’Arte, ed allora conviene tentare di dissipare queste perplessità. La pratica con le armi (buki-waza) è sicuramente legata alla tradizione giapponese, e non può quindi che essere compresa nelle nostre Arti, che discendono direttamente dalla millenaria storia dei samurai del Sol Levante, ma questo è solo un aspetto della questione perché questo tipo di allenamento non è solo un omaggio al passato fine a sè stesso ma è invece uno strumento utile, se non indispensab-ile, per meglio comprendere ed eseguire le tecni-che a mani nude (tai-jutsu). Shihonage è ad esempio basata sui principi della spada, così come kote-gaeshi, inoltre il lavoro con le armi amplifica ed evidenzia l’importanza di concetti quali ma-ai (giusta distanza spaziale e temporale), postura corporea, equilibrio e bilanciamento, spostamento e appoggio, ed ecco perché le tecniche con le armi hanno la stessa importanza di quelle a mani nude e devono essere praticate con lo stesso impegno e la stessa costanza per poter conseguire un reale progresso nella pratica.
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Marzo 2017
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