Una serie di credenze derivate principalmente dallo scintoismo ritenevano che anche le armi avessero un proprio kami e che quindi ognuna andasse curata e rispettata come un essere vivente; pur senza necessariamente riconoscersi in tale tradizione, è evidente che una qualsiasi arma, in quanto sottoposta a stress e sollecitazioni diverse durante la pratica, necessita di una periodica manutenzione. Le armi in legno non richiedono grandi cure, se non un passaggio con carta abrasiva leggera per rimuovere eventuali schegge e una successiva passata di olio o cera d’api per nutrire il legno e impedire che si secchi troppo (senza esagerare nelle quantità, altrimenti l’arma diventa scivolosa e difficile da maneggiare). Un po’ più di attenzione richiede la manutenzione delle armi metalliche, anche in funzione del materiale con cui sono realizzate le lame. Cominciamo col dire cosa NON fare: non usare grasso sulla lama, che ungerebbe mani, abiti e ogni altra cosa con cui verrebbe a contatto, non riaffilare la lama, operazione delicata da riservare a chi abbia esperienza e strumenti adatti al da farsi (purtroppo non sono pochi coloro che hanno affidato la loro lama al primo arrotino i passaggio, con danni irreparabili...), non dedicarsi a “esperimenti” quali lo smontaggio della tsuka, lo svolgimento dello tsuramaki (la fettuccia di seta avvolta sul manico), la rimozione del samegawa (il rivestimento di pelle di razza del manico) e dei menuki (piccoli scudetti di metallo con figure in rilievo fissati sul samegawa sotto lo tsukamaki) se non si è più che sicuri di riuscire a ripristinare il tutto. Ovviamente la tipologia e qualità della lama definisce anche la cura da dedicarle, e bisogna considerare – ad esempio - che le lame ornamentali (e dunque prive di filo) sono spesso di acciaio 440, metallo di non facile ossidatura, ma certo non adeguato ad usi diversi dall'esposizione. Tradizionalmente nella cura e nella conservazione della katana bisognerebbe impiegare la stessa attenzione che si applicano nel rituale del tè o nella calligrafia o nel bonsai o nell'arte di disporre i fiori, utilizzando una serie di attrezzi e accessori solitamente contenuti in una scatola di legno che comprende una boccetta di o lio di garofano raffinato per la lama, dei fogli di carta di riso (Nugui), una palla con polvere per lucidare (Uchiko), un martelletto in ottone per rimuovere e riposizionare i mekugi e un contenitore in plastica per riporre i fogli di carta di riso usati. I più curiosi possono trovare accurata descrizioni delle operazioni da compiere consultando forum dedicati o siti specializzati, ma riassumendo il tutto per sommi capi le operazioni da compiere almeno ogni tre mesi o ogni qualvolta la lama viene toccata sono le seguenti: per prima cosa dopo aver smontato la lama dal koshirae si usa un foglio di carta di riso (Nugui) o panno morbido di cotone per rimuovere l'olio rimasto dalla precedente manutenzione, facendo attenzione alla lama per evitare di ferirsi. Si passa poi delicatamente la palla (Uchiko) con la polvere contro la superficie della lama per cinque centimetri alla volta fino a raggiungere l'intera lunghezza della lama in modo da distribuire la polvere uniformemente. Successivamente, usando della carta di riso piegata tra pollice ed indice, si rimuove la stessa con un movimento dal nakago al kissaki pinzando la lama con il mune verso la mano, ripetendo l'operazione su entrambi i lati fino a che la lama sia ben lucidata e la polvere rimossa. Si applicano poi poche gocce di olio lungo la lunghezza della lama su entrambi i lati ed usando un pezzo pulito di carta di riso oppure un panno morbido di cotone lo si distribuisce in modo omogeneo, facendo attenzione a non toccare la lama prima di rinfoderarla. La prima operazione rimuove tracce di ossidazione e grasso lasciato dalle dita durante il rinfodero, la seconda operazione invece serve per evitare ossidazioni successive. Procurarsi quanto necessario non è sempre facile e – come detto – non tutte le lame giustificano una spesa ed un impegno simile percui, per lame di minor pregio, si possono impiegare altri prodotti di più facile reperibilità in armerie o in coltellerie particolarmente fornite. Per la lubrificazione, pulizia e protezione della lama si può impiegare un olio spray con un lieve potere disossidante come il WD40; ma se la lama non è solo esposta ma viene anche utilizzata l'utilizzo del prodotto è sconsigliabile perché unge e tende ad asciugare lasciando ben poca traccia e fornendo quindi una scarsa protezione a medio termine. Un’altra possibilità più “casalinga” è data dalla cera: si prepara un bicchiere con dell'acqua ragia o della trielina e ci si scioglie dentro della cera di una candela ridotta in piccole scaglie. Una volta sciolta la cera la si spennella sulla lama, senza esagerare con la quantità. Dopo poco tempo il solvente evapora e la cera rimane, creando un velo protettivo che si potrà lucidare con un panno morbido. L’operazione di lucidatura deve essere effettuata con delicatezza e senza esagerare, altrimenti la cera viene via. Il metodo più semplice e veloce è forse l’impiego di olio per armi da fuoco, tipo il “Beretta Gun Oil”, che va spruzzato sulla lama e lasciato asciugare, anche in questo caso senza esagerare con la quantità. Una volta asciutto questo prodotto lascia una pellicola protettiva, secca, che non unge, ma protegge bene il metallo a cui è applicato. Ovviamente anche questo olio è soggetto ad usura se toccato spesso o se "graffiato" durante l'uso. Possiamo dire che se l'arma è in esposizione e non viene mai usata, il Gun Oil, come la cera o il grasso (meglio se al silicone) o anche la vaselina sono soluzioni perfette, anche se il Gun Oil è preferibile per la resa estetica, dato che la pellicola che lascia è invisibile, mentre la cera resta opaca e il grasso lascia la superficie sgradevolmente unta. Quando la lama viene usata, le si da una passata ogni tanto con un panno morbido con su una spruzzata di WD40 o dello stesso Gun Oil per ripristinare la protezione, senza altri accorgimenti particolari. Quanto sopra vale naturalmente per lame in acciaio al carbonio, se la lama è in acciaio inossidabile non c’è bisogno di grande manutenzione, se non di una passata di lubrificante ogni tanto, e lo stesso si può dire per lame con alto contenuto di stagno nel metallo di cui sono fatte, componente che ne evita l'ossidazione, ma che di contro abbassa di molto la qualità del metallo stesso. Finita comunque la pulizia della lama, la si osserva con attenzione per controllarne il filo e il corpo e rilevare eventuali danni, la si reinfila nel fodero e si completa l’operazione rifacendo il nodo caratteristico (più o meno complesso) attorno al kurikata fatto con il sageo.
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