TRATTATO DI SCHERMA COL BASTONE DA PASSEGGIO
Difesa personale
A c. di G. Galvani, G. Zanini, E. Lorenzi, V. Pitalis, ill., pp. 160, € 20,00
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Non è mai semplice scrivere la recensione di una opera d’arte, cercando di dosare la doverosa obbiettività ed i giudizi personali, ed ancora meno facile è farlo in questa occasione; meno facile ma ancor più opportuno.
Sgombro subito il campo dal dubbio che le remore siano dovute al mio contributo di correttore di bozze, in realtà ho fatto ben poco, e quel poco assolutamente ininfluente sulla qualità dell’opera, quindi – per quanto mi riguarda – ho tanto poco merito nel risultato, quanto molto onore nell’aver collaborato.
Ed in effetti le pagine scritte dal M° Claudio Regoli, dal M° Ezio Zammarano e dal M° Giancarlo Toran sono altrettante ciliegine su una torta già di per sé saporita.
La lettera del M° Zammarano ai curatori del libro riassume in poco più di tre pagine più di un secolo di storia, le note al trattato del M° Regoli suggeriscono interessanti spunti di riflessione, quelle del M° Toran approfondiscono le affinità e le differenze di impiego tra bastone e lame d’acciaio, le note storiche di Graziano Galvani e di Enrico Lorenzi sono una vera e propria macchina del tempo, che inquadra il manuale del M° Martinelli nella società dell’epoca e che fornisce il necessario bagaglio di informazioni tecniche per consentire - anche a chi non ha dimistichezza col bastone da passeggio - di conoscerne forme, qualità e modi d’uso.
Si arriva poi al vero e proprio “Trattato di scherma col Bastone da passeggio e difesa personale”, che è forse la testimonianza più importante delle arti marziali italiane della Belle Epoque. Spinto dal successo con cui viene accolto il corso di addestramento che l’Autore tiene alla Scuola di difesa personale dei Vigili Urbani di Milano, il M° Martinelli in questo manuale illustra la sua scherma di bastone sia come esercizio schermistico sia come un utile sistema di difesa contro il coltello. Nella seconda parte spiega il suo sistema a “mani libere” che unisce ecletticamente diverse discipline, come il pugilato, la lotta, la savate e il ju jitsu. Questo manuale rappresenta la testimonianza dello sviluppo in Italia della disciplina della “difesa personale” con un approccio ed una struttura tecnica squisitamente nuovi e “moderni”, con l’obbiettivo di salvaguardare nei grandi insediamenti urbani la convivenza civile da chi minaccia “l’intangibilità personale” e la sicurezza, oggi come allora, rappresenta un tema ancora attualissimo.
Le descrizioni e le figure descrivono con dettaglio e completezza i movimenti da eseguire e le sequenze degli esercizi di addestramento, da eseguirsi sia in coppia che in squadra, sia utilizzando il bastone che le sole mani nude, con una evidente attenzione alla efficacia dell’azione ed alla essenzialità nell’utilizzo.
A completamento del volume, le pagine dedicate dal M° Martinelli alle norme di pronto soccorso, che forse oggi non sono più totalmente attuali, ma che costituiscono comunque una lettura intrigante e foriera di stimoli e approfondimenti, non foss’altro che per la curiosità di scoprire in cosa consistessero rimedi come la tintura eterea di menta o la soluzione di sublimato corrosivo all’uno per mille.
Quello che a prima vista sembrerebbe un libro dedicato ad un ristretto numero di “addetti ai lavori” è invece, a mio avviso, un’opera che dovrebbe essere letta senza pregiudizi e supponenza anche (se non soprattutto...) dai tanti veri o presunti “tradizionalisti (volutamente tra virgolette) di casa nostra, non tanto per stabilire inutili primati o classifiche che lasciano il tempo che trovano, quanto per stimolare riflessioni, confronti e cognizione del fatto che un Arte, qualunque essa sia, non può essere praticata in maniera efficace e soddisfacente scimmiottando il Maestro di turno, ma va piuttosto studiata, provata e vissuta. Dopo questa “full immersion” non si conseguirà la capacità o il diritto di stravolgere alcunché, quanto piuttosto la consapevolezza che il corpo umano, le sue possibilità, le sue vulnerabilità ed i suoi punti di forza non subiscono sostanziali cambiamenti con passare dei secoli o col cambiare di emisfero o di latitudine, la qual cosa rende inutili, se non ridicole, le tante “guerre di religione“ e le pretese di unicità dei tanti che, in più o meno buona fede, guardano il dito perdendo di vista la luna che il dito stesso indica.