Le arti marziali sono piene di autoproclamati istruttori di difesa personale; in alcuni stili, l’addestramento alla difesa personale è un aspetto secondario, molte altre scuole sono specializzate nell’insegnare ai loro studenti a proteggere sé stessi in situazioni riferite alla attualità. Non c’è naturalmente nulla di sbagliato nel voler proteggere sé stessi o i propri beni, la maggior parte delle riviste che si occupano di arti marziali sono piene di inserzioni pubblicitarie che usano tattiche emozionali per attrarre studenti, mostrando spesso una persona qualunque assalita da uno o più malviventi, quasi sempre armati di coltelli e catene. In alcuni casi, la persona attaccata è descritta come la vincitrice dello scontro, mentre in altre situazioni vengono elencate le orribili conseguenze riservate a chi non è ben preparato al malaugurato evento.
Questo tipo di grossolani appelli ricordano le vecchie pubblicità per i bodybuilder, dove uno stereotipato bullo calciava della sabbia in faccia ad un gracile ragazzino di neppure 50 kg prima di andarsene con la sua bella fidanzata. Dopo aver acquistato il prodotto pubblicizzato, naturalmente, l’ex malaticcio si trasformava quasi istantaneamente in un forzuto energumeno che otteneva la sua vendetta contro il tormentatore e tornava vittorioso insieme alla sua ragazza.
Quando esaminiamo i fatti, comunque, la premessa che i predatori siano in agguato ovunque e che siamo tutti esposti ad un costante pericolo ci rendiamo conto che non ha realmente alcun fondamento. “La società è piena di predatori...” su quali fatti l’autore basa le sue affermazioni? Molti indicherebbero i resoconti dei mezzi di informazione, le storie raccontate da altre vittime o persino proprie esperienze. Si, c’è una evidenza aneddotica che però non costituisce una base né logica né scientifica. I media sono pieni di queste storie horror perché fanno vendere, poiché pare che la gente ami conoscere i particolari di questo tipo di avvenimenti. Ogni volta che termini “forti” come “omicidio”, “stupro” o “sesso” sono presenti nei titoli, i quotidiani incrementano in maniera impressionante le loro vendite; più bizzarra appare la notizia, più presa ha sul pubblico. Le statistiche dei lettori affermano che riviste tipo “Time” o “Newsweek” sono le più diffuse e rotocalchi che puntano alla drammatizzazione delle notizie come “The National Enquirer” e “World Globe” hanno attualmente il più alto numero di lettori abbonati.
Naturalmente ci sono realmente “predatori” nella nostra società, e ciascuno di noi deve essere prudente e prendere sempre precauzioni ragionevoli ma il punto è, cosa si intende per “prudente” e “ragionevole”? Quanto bisogna essere ansiosi e preoccupati? Quando un aeroplano precipita, i notiziari sono prodighi di informazioni sul numero di vittime morte o ferite e più di qualcuno rimane così impressionato da rifiutarsi di volare con qualsiasi compagnia aerea. Ovviamente i notiziari sarebbero molto più noiosi se dovessero riferire quante migliaia di voli arrivano giornalmente a destinazione senza problemi. Così, non è ragionevole evitare completamente di volare solo perché ogni tanto accade una disgrazia che domina le prime pagine dei giornali. Essere costantemente preoccupati del poter essere vittime di una disgrazia basandosi solo su aneddoti e sulle emozioni del momento è irragionevole tanto quanto il rifiutarsi di volare perché si è sentita la notizia di una disgrazia aerea. La maggior parte di noi attualmente ha molte più probabilità di essere mutilato o ucciso da un automobilista ubriaco piuttosto che essere vittima di una aggressione violenta, e diventare paranoici non è una reazione responsabile.
Ancor più delle notizie “ad effetto” sopra descritte, a generare un clima di spavento ed isteria contribuiscono le raccomandazioni di cosiddetti esperti di difesa personale; molti studenti danno per scontato che il loro istruttore di arti marziali sia un esperto e possa fornire loro delle informazioni valide ma può succedere che seguendo le loro indicazioni finiscano per trovarsi sul banco degli imputati in un tribunale. Molti sedicenti esperti di difesa personale incoraggiano l’esecuzione di azioni illegali, spesso senza avere consapevolezza delle complicate ramificazioni delle loro fallaci indicazioni.
Alcuni razionalizzano le loro reazioni con un falso imperativo morale, raccomandano persino ai loro studenti di prendere l’iniziativa se questo è necessario per prevenire una aggressione violenta. In altre parole vengono passati principi del tipo “un buon attacco è la miglior difesa possibile” oppure “hai il diritto morale di rispondere violentemente ad ogni minaccia percepita”. Per fare un esempio, la seguente raccomandazione su come disinnescare un confronto verbale è stata recentemente postata su un forum di discussione su internet da un autore ed esperto di tattiche di difesa personale: “Un modo che io ho usato con successo è dire: ‘Ascolta, in non voglio fare a botte con te; se combattiamo nel migliore dei casi ce ne andiamo entrambi in galera ed no non voglio finire in carcere, tu invece?’ Se il vostro antagonista risponde che a lui la cosa non interessa o qualcosa di simile, colpitelo senza esitazioni, poiché vi ha segnalato verbalmente la sua intenzione di scontrarsi con voi. Se invece concorda con voi, allontanatevi”. “Dite, ‘Ascolta, ho già chiesto scusa (essere civili, pur senza aver fatto nulla di sbagliato) e per me la faccenda è chiusa, sei d’accordo?’ Se il vostro antagonista risponde in qualunque altra maniera che non sia ‘Ok, la faccenda è chiusa’ colpitelo subito, dato che avete già fatto ogni sforzo per tentare una de-escalation verbale, mentre ha dimostrato di voler passare alle mani ”.
Per quanto il tentativo di trovare un qualche tipo di accordo condiviso sia valido e meriti di essere tentato in ogni occasione, la risposta di colpire il vostro avversario solo perché in disaccordo con voi è una discesa libera verso il carcere. Nessuno ha il diritti legale di colpire un altra persona per prevenire un assalto, i testimoni racconteranno chi ha colpito per primo e, nella maggioranza dei casi, questo avrà un grosso peso nell’attribuire le relative responsabilità civili e penali. In qualità di creature sociali, noi creiamo e manteniamo dei rapporti con familiari, amici, parenti e perfino con sconosciuti, per mantenere questa complessa rete di relazioni, sono generalmente accettate una serie di regole non scritte e per quanto questi “contratti sociali” non abbiano valore legale, le persone agiscono in accordo con queste e si attendono che anche le altre persone facciano altrettanto.
Il problema reale si presenta quando qualcuno delude le nostre aspettative ed agisce in maniera anormale; le nostre regole di comportamento non scritte appaiono spesso inadeguate e non offrono una chiara indicazione sul come reagire, specie se il comportamento altrui è aggressivo e noi ci sentiamo offesi o siamo perfino feriti a causa di una azione inattesa. In questi casi, molti si rifanno ai codici scritti, la legge decreta cosa definire accettabile e quale deve essere il comportamento all’interno della nostra società. Se veniamo assaliti o siamo minacciati da un imminente attacco, la maggior parte delle norme consente l’uso di una “forza adeguata”, che corrisponde ad una reazione che non sia eccessiva e sia appropriata a proteggere noi stessi e la nostra proprietà, percui una persona è giustificata a rispondere con forza adeguata e non è per questo legalmente condannabile.
D’altra parte, una persona, persino se difende sé stessa o la sua proprietà, può essere accusata di avere impiegato una “forza eccessiva” nella sua reazione, e quindi ogni sentenza si basa sulle necessità e le circostanze del particolare evento e quello che non è comunque ammesso. Affermare che ogni individuo ha la autorità morale di violare le regole non scritte della società o addirittura le leggi scritte e da irresponsabili. Chi determina quale sia la autorità morale in questi casi?