L’importanza della regola è del tutto evidente; il rispetto delle indicazioni date dall’istruttore e’ dovuto, oltre al giusto rispetto gerarchico, per evitare gravi incidenti.
L’Arte insegna ad affrontare più avversari simultaneamente; bisogna quindi allenarsi per affrontare non solo attacchi frontali ma provenienti da qualunque direzione.
Lo studio dell’Arte deve consentirci di affrontare qualsiasi attacco, in qualsiasi momento, proveniente da qualsiasi direzione. Bisogna raggiungere una condizione tale da essere sempre in guardia durante la nostra vita quotidiana, ma questa deve essere una condizione quasi inconscia, ovvero non bisogna trascorrere il tempo guardandosi ossessivamente intorno ma sviluppare una sensibilità tale che ci consenta di individuare e neutralizzare eventuali rischi alla nostra incolumità. Non si tratta solo di prepararsi ad affrontare eventuali malintenzionati, bisogna anche acquisire una “visione periferica” che ci aiuti a individuare per tempo la manovra spericolata di una autovettura che ci viene incontro piuttosto che un pedone che ci tagli la strada, per fare un esempio. E ancora, non limitarsi ad attacchi “fisici” ma prepararsi ad affrontare anche le inevitabili aggressioni emotive a cui siamo quotidianamente sottoposti, gestire e neutralizzare offese, litigi e sgarbi compiuti in buona o cattiva fede dalle persone che incontriamo o con cui conviviamo e da cui magari non ci aspetteremmo mai un comportamento simile.
Bisogna praticare in ogni momento in una atmosfera serena e allegra.
La pratica dell’Arte esige spesso sacrifici e rinunce, bisogna affrontare il caldo afoso dell’estate ed il freddo dell’inverno, si sopportano leve dolorose e proiezioni rischiose, si rinuncia alla famiglia ed agli amici per allenarsi sul tatami. Tutto ciò può essere affrontato molto meglio in una atmosfera rilassata e serena; ogni volta che pratichiamo affidiamo la nostra incolumità al nostro partner oppure ci facciamo carico della sua, come potrebbe essere possibile ciò se non tra persone che nutrono fiducia l’una con l’altra? La fiducia genera serenità e la serenità genera allegria; il giusto rispetto dell’etichetta e la consapevolezza di praticare un arte marziale non richiedono un atteggiamento rigidamente gerarchico e formale, che anzi nuoce gravemente alla pratica così come la scarsa serietà e disinvoltura di chi, all’opposto, sale sul tatami pensando di giocare o di svagarsi.
L’istruttore può insegnare solo una piccola frazione dell’Arte. Le sue molteplici applicazioni devono essere scoperte e comprese da ogni studente attraverso un incessante e seria pratica.
L’Arte conta migliaia di tecniche, variazioni e applicazioni; impossibile mostrarle tutte o pretendere di memorizzarle in maniera passiva. Fondamentale è invece comprendere bene i principi, procedere in uno studio di qualità piuttosto che di quantità; quando si comprendono i principi, ciascuno è poi in grado di applicarli alle infinite possibilità che deve affrontare.
La pratica deve iniziare con movimenti del corpo morbidi e lenti, che devono gradatamente aumentare in velocità, intensità e forza. Non bisogna mai abusare delle proprie o altrui capacità il maniera innaturale o irragionevole. Seguendo questa regola, anche una persona anziana potrà continuare a praticare in maniera piacevole e senza danni fisici.
Questa norma insegna a non praticare in maniera innaturale e controproducente per la salute fisica; ogni allenamento deve essere preceduto dai necessari esercizi di riscaldamento e “stretching” articolare e ogni tecnica deve essere studiata iniziando a praticarla lentamente e senza forza in modo da poter osservare ed apprendere i giusti movimenti e la corretta sequenza, poi, via via che la nostra perizia aumenterà, potremo aumentare la velocità e la energia di esecuzione. Cimentarsi in prove di forza o sforzare il proprio corpo oltre i suoi limiti è contrario ai principi dell’Arte; un uso eccessivo della forza, oltre che pericoloso per la propria ed altrui incolumità, sbilancia la posizione del corpo e può rendere la tecnica inefficace. Appare opportuno sottolineare come il concetto di “awase” (armonia) debba essere sempre rispettato; armonia intesa come concordanza di intensità e velocità di entrambi i partner durante la pratica. Sia Uke che Tore dovranno porre la massima attenzione durante l’allenamento per percepire l’intensità e la velocità del compagno durante l’esecuzione della tecnica e quindi regolarsi di conseguenza al fine di una pratica corretta.
Lo scopo dell’Arte è allenare insieme il corpo e la mente per formare una persona onesta e sincera. Tutte le tecniche sono trasmesse dall’istruttore agli allievi e non devono essere divulgate in pubblico e neppure insegnate a persone che potrebbero farne un uso scorretto.
Lo scopo della pratica non è quello di ottenere un corpo forte, questo può essere uno dei risultati “collaterali” ma non deve essere il traguardo principale, poiché altre discipline ci consentirebbero di ottenerlo in molto meno tempo e con esercizi finalizzati. Lo scopo della pratica è quello di formare delle persone fisicamente e moralmente equilibrate, persone consapevoli dell’effetto delle tecniche apprese (si veda la prima regola) e che sanno come e quando utilizzarle. Per questa ragione l’insegnamento deve essere trasmesso da Maestro a discepolo, in modo che l’istruttore possa sempre valutare la maturità dello studente e condurlo lungo la giusta Via dell’Arte.