* Promolibri Edizioni
* Pagine 96
* Formato: 13,5x19 cm
* Anno: 2000
Ci sono tante tipologie diverse di libri che parlano di Aikido: quelli che descrivono con fotografie ed illustrazioni le varie tecniche e quelli che approfondiscono l’aspetto “spirituale” (non tutte le virgolette del caso) dell’Arte, quelli che riportano la vita e la visione dell’Arte di un singolo Maestro e quelli che descrivono una didattica più generale e più svincolata dalla impostazione di una specifica Scuola o associazione. Il libro in questione è un po’ atipico è non rientra a pieno titolo in nessuna delle categorie precedenti, potremmo dire – senza tema di sbagliare troppo – che questo libro parla di Aikido senza praticamente parlare di Aikido, un paradosso solo apparente.
Ogni capitolo ha un titolo specifico: il Dojo, il lavoro col corpo, la pratica con le armi, la fonte, l’energia, le prove, l’attitudine, la tecnica, la preparazione. L’argomento che da il titolo ad ogni capitolo è però poco più di un pretesto per parlare anche – se non soprattutto – di “altro” (ma solo apparentemente). Il decimo ed ultimo passo non è riportato né identificato, è lasciato alla esperienza del singolo lettore, è il racconto che ciascuno farà una volta superato il “ponte” che il Maestro avrà predisposto sul baratro che lo ha fermato sino a quel momento.
Nei nove capitoli prima citati non si parla di Aikido, e – tutto sommato – neppure di una Arte marziale specifica, si parla piuttosto della Via, o meglio, dell’approccio che verso questa bisognerebbe avere a seconda che si sia semplici praticanti inconsapevoli, principianti, esperti o Maestri.
Non ci sono descrizioni di tecniche o programmi d’esami, non si parla di principi fisici o di impostazioni didattiche, nei vari capitoli l’attenzione è più incentrata sulla Via in quanto tale e su chi – a vario titolo – la percorre in maniera più o meno consapevole.
Personalmente non so se il libro di cui l’Autore afferma di riportare il contenuto esista o meno, così come non so se la Scuola del Primo Principio sia o meno un espediente letterario (non credo sia un caso che il compilatore del libro che l’Autore riceve in dono dal Maestro si chiami Issoku, che potrebbe tradursi come “un passo”), in realtà la cosa è poco importante perché – tutto sommato - libro, Issoku e la Scuola del Primo principio sono il proverbiale dito che indica la luna.
Luna che è costituita dalla importanza di alcun aspetti della pratica che il M° Buffo ribadisce in diversi momenti del suo racconto, sia con parole sue, sia riportando gli ammonimenti del Maestro. Tra questi principi, non possiamo non citare l’attenzione, non foss’altro perché compresa nel sottotitolo del volume, ed il fondamentale ammonimento a non dare mai nulla per scontato o acquisito o compreso totalmente e per sempre. Ancora, più volte ribadito, l’ammonimento a non cadere nella “trappola” di separare tecnica e spirito, energia e attitudine, forza e armonia e – ancora prima – a non cascare nel tranello di voler inscatolare in maniera riduttiva il complesso significato di questi termini.
L’ultima parte del libro riporta alcune lettere che l’Autore ed il Maestro si scambiano, anche in questo caso ha ben poca importanza che quelle lettere siano state effettivamente scritte con le precise parole riportate nel libro, anche in questo caso l’importante è cogliere il messaggio è inviato a ciascuno di noi lettori.
Dovendo rispondere alla domanda che chiede se questo sia un libro per principianti o esperti ci si troverebbe in un bel dilemma; da un lato una certa esperienza di pratica aiuta ad apprezzare meglio quanto scritto, dall’altro un principiante potrebbe trovare utili suggerimenti per scoprire che la didattica che a volte lo lascia perplesso non è (sempre) frutto delle ubbie dell’insegnante ma ha – piuttosto – uno scopo preciso anche se non immediatamente evidente. Personalmente – più che gli anni di pratica credo che la differenza tra i lettori la faccia la voglia e la capacità di mettere da parte certezze e verità acquisita per tornare ad interrogare e ad interrogarsi e soprattutto – come consiglia il Maestro – a ridere senza per questo voler schernire o dileggiare.
Un libro che è utile tenere sempre a portata di mano per aprirlo ogni tanto, a caso, leggere qualche riga e riflettere.
Riportiamo di seguito alcuni estratti dalle pagine iniziali del libro, certi che sapranno renderne il gusto molto più di tante altre parole.
[Il Maestro] Non fu mai disposto a regalarmi qualcosa; imparai, davvero in poco tempo e a mie spese che, come lui stesso aveva affermato, “non esiste buon cuore sulla Via”; nonostante ciò posso però affermare con sincerità che egli non fu mai reticente quando io mi mostrai attento e non fu mai invidioso quando le mie domande furono sincere ed appropriate.
Se non comprendi il senso di queste parole, sappi che vi è un Maestro al quale potrai chiedere, infallibilmente, il senso profondo del pensiero comune e questi è il tuo nemico.
Non c’è Maestro che meglio di lui sappia il vero valore di questo sapere. Egli infatti è divenuto tuo Nemico affinché tu sappia se sei disposto a perire per impossessartene…
Al suo allievo che lo ringrazia per avergli offerto un importante mezzo di progresso, il Maestro risponde: “Lasciate perdere. I Maestri danno solo ciò che devono dare, e quello che devono dare è soltanto ciò che serve. Questo non è un regalo e non è una ricompensa; è uno strumento, un indizio, una traccia.”