- Editore: Guanda
- Collana: Le Fenici tascabili , Nr. 14
- Edizione: 3°
- Data di Pubblicazione: 2008
- Genere: letterature straniere: testi
- Pagine: 96
- Traduttore: Origlia L.
- Peso gr: 110
- Dimensioni mm: 200 x 133 x 12
- ISBN-10: 8882461599
- ISBN-13: 9788882461591
L’autore dunque, fedele al principio secondo il quale il suo corpo, pur essendo il prodotto di un’idea, costituisca anche il manto più adatto per nasconderla, abbandona la predilezione per le notti in stile Novalis e smette di considerare il sole come un nemico, per giungere alla contestazione nei confronti dei suoi tempi approdando infine alla scoperta di una specie di abisso nella superficie in grado di garantire la consistenza e la forma del corpo, importante frontiera che divide il mondo interno da quello esterno. Stimolato dal sole a trascinare il pensiero fuori dalla notte delle sensazioni viscerali, fino al rigonfiamento dei muscoli fasciati da una pelle luminosa in grado di costituire nuova dimora in cui i pensieri possano abitare, Mishima si converte all’acciaio riconoscendone l’importanza allo scopo di ribaltare il silenzio della morte nell’eloquenza della vita.
L’acciaio e la conseguente sensazione di forza da esso scaturita si pongono, quindi, come ponte tra l’io ed il mondo con il corpo che si nutre dell’impulso romantico verso la morte e che, secondo l’ideale classico, tende alla perfezione per poterne diventare sacerdote ed altare. “L’allenamento del sole e dell’acciaio, a cui mi ero dedicato per così lungo tempo, era dunque un’attività in grado di produrre quel genere di scultura fluida, e poiché il corpo così plasmato apparteneva strettamente alla vita, tutto il suo valore doveva essere riposto in ogni attimo di quello splendore. Perciò la scultura che rappresenta il corpo umano celebra con marmo imperituro l’essenza effimera della carne. Ne consegue che appena oltre, un attimo dopo, preme già la morte. La funzione del coraggio fisico consisterà sempre nell’accettare la sofferenza; in altre parole, il coraggio fisico è la fonte del gusto di capire e di assaporare la morte ed è anche la prima condizione della facoltà di comprenderla”.