Come è facile immaginare, più facile perseguire la prima, un po’ più complessa soddisfare la seconda; però qualche giorno fa ho pensato di unire almeno in parte le due cose, ed in attesa di poter godere dello splendido tempio shintoista proposto da Daniele san, ho pensato di provare a costruirne un qualcosa che almeno rozzamente avesse le parvenze del mio “oggetto del desiderio”.
Sulla parte superiore del telaio così costruito ho piazzato i giunti angolari a sezione triangolare, che andranno a costituire i supporti delle coperture inclinate, in maniera da avere delle angolazioni precise e costanti.
I kakejiku sono stati realizzati stampando tre motti su dei fogli di carta, tagliati poi a strisce. Le estremità di ciascuna striscia sono state arrotolate e incollate a delle spine di legno da 6mm di diametro. La spina inferiore funge da perso per stirare il kakejiku, mentre a quella superiore è stato annodato un pezzo di spago, poi passato nella tacca ricavata nella testa del chiodo.
I motti scelti – ispirati dai tenugui (fazzoletti tradizionali da annodare sulla fronte per fermare il sudore durante la pratica del kendo) disponibili sempre sul sito di www.hamakurashop.com sono: “Isshin furan” (“completamente concentrato”, letteralmente “una mente senza confusione”), “Fumetsu” (“immortale”) e “HeIjoushin” (“mantenere il cuore calmo”), che rappresentano altrettanti principi da perseguire o stati da raggiungere attraverso la pratica.
In attesa di completare il tutto con altri accessori, ho piazzato il kamidana nel luogo a lui destinato, pronto ad essere inaugurato nel Dojo in occasione del prossimo “matsuri keiko” di fine dicembre.