Ammettiamolo, molti di voi praticano Aikido con in mente il dubbio sulla efficacia pratica dell’Aikido stesso in un combattimento reale, o con il fascino di un sogno mistico mescolato con la fantasia dell’idea di essere un guerriero invincibile.
Bene siete venuti nel posto sbagliato!
Le persone entrano in un dojo, vedono quella che loro immaginano essere una “proiezione” e allora smettono di praticare oppure tornano a farlo ma sempre rimanendo intrappolati nella illusione che loro “proiettino” qualcuno.
Non ci sono perdenti in Aikido. Tutti vincono o almeno guadagnano qualcosa. Guadagnano o una protezione oppure una lezione sulla sconvenienza dell’attaccare.
Ma più che a questo l’Aikido serve a NEUTRALIZZARE la mentalità dell’aggressione. La maggior parte delle situazioni in cui l’Aikido ha prevalso, non è cominciato nulla. Eventuali spettatori inesperti penseranno che non è successo nulla. Ma invece è vero il contrario. Ad un livello più profondo e sottile. Non sto parlando di folletti, ma di fatti pratici. Abilità reali ed applicate. La sicurezza migliore è invisibile. E’ li, ma non è percepita dai violenti, perchè ci sono sottigliezze che la mente violenta non può percepire.
E per quelle situazioni che degenerano c’è la imminente praticità dell’Aikido come misura protettiva tra le più devastanti. Ma questo comporta la condizione che l’addestramento sia corretto e sincero. D’altro canto, la versione più lenta di cause ed effetti, reciprocamente influenzatesi, tiene spesso banco per un lungo periodo. Ma alla fine della storia sono bilanciate. Ci sono sempre. Non c’è via d’uscita.
Quello che la gente immagina dell’Aikido, è solitamente un davvero modesto inizio in direzione dell’Aikido, con un elevato rischio di essere portati “fuori strada” da tutte le stranezze a cui stiamo assistendo negli ultimi anni.
Chi vince e chi perde?
In un combattimento o in una guerra, perdono tutti. Non c’è bisogno di riflettere molto per essere d’accordo su questo, basta osservare come i fatti della storia recente abbiano influito sul nostro portafoglio.
Nel paradigma dell’Aikido, un universale ed eterno principio di esistenza che guida i sistemi operativi secondo un intimo principio di sostenibilità e continuazione della vita, c’è una relazione tra le energie che – non importa quanto differenti tra loro – possono essere riconciliate ed educate alla generazione di nuove possibilità.
Yin e Yang confliggono e si riconciliano alternativamente, molto più di quanto facciano gli amanti, dalla notte dei tempi. E la loro unione è prolifica. Quindi creativa. Il contrasto è necessario prima che possa arrivare la riconciliazione. E si, è il contrasto, non gli antidolorifici o il dormire al volante, o il correre lontano, che da l’occasione di sviluppare il vero potenziale che guida lo spirito dell’Aikido.
Nessuno dei due vince o perde, ognuno impara, guadagna ed in tale modo avanza.
Nell’addestramento, spesso avviene in realtà l’opposto di quello che crediamo di vedere. La mente intellettuale, essendo parziale, specialmente quando è ingannata dagli occhi, non è logica o razionale, ma gli piace credere di esserlo. Ma ci sono alcune persone che pensano erroneamente che lo iriminage sia una spinta.
Per gli scopi pratici dell’allenamento, questo non comincia ad iniziare a diventare Aikido finché uke vince! Ogni volta! La ukemi è solamente l’addestramento che precede il kaeshi waza. Questo è tutto. Ma a causa della gentilezza dell’allenamento, un requisito assoluto per il progresso ed il risveglio, noi ci rispettiamo e cooperiamo l’uno con l’altro. Fin quando noi possiamo praticare in sicurezza noi non possiamo cominciare.
L’ho detto prima e lo ripeto adesso, a ragion veduta ed in maniera maggiormente enfatica: NON CI SONO PROIEZIONI IN AIKIDO.
Noi di alleniamo come se ci fossero solo per motivi di reciproca sicurezza. Questo è tutto.
Potete notare che in Aikido non c’è lo sforzo di sconfiggere qualcuno o qualcosa se non la mente della discordia in se stesso. L’avversario è abbastanza capace di sconfiggere se stesso, PURCHE’ TU SAPPIA COME DANZARE LASCIANDOGLIELO FARE!
Lasciandoglielo fare. Assistetelo mentre mantenete il vostro centro e il resto cade al proprio posto in pieno accordo con le leggi naturali dell’universo (fisica, biomeccanica, ecc.).
Nel momento il cui l’attaccante è maggiormente potente, è anche maggiormente vulnerabile.
Napoleone Bonaparte ammoniva le sue truppe, a pena di severe punizioni, di non celebrare mai una vittoria ma di prepararsi immediatamente alla prossima battaglia; credo che anche uno dei Cesari ed altri antichi condottieri avessero lo stesso atteggiamento.
Uke e Nage sono intercambiabili e si scambiano i ruoli nello spazio di una monetina. Ci sono degli accordi concettuali determinati con l’obbiettivo di abilitare un paradigma di pratica. La risoluzione del conflitto non è ottenuta tramite una “tecnica” ma tramite una attitudine ad una amorevole collaborazione, tolleranza ed accordo che è innato e che riflette una essenza eterna ed universale, che c’è sempre stata e sempre ci sarà. Un grande oceano di questa essenza. E noi lo prosciughiamo con il desiderio di fare attenzione al fatto che stiamo nuotando, se non annegando.
Nessuno vince o perde, quando le energie sono equilibrate e si neutralizzano a vicenda. Non ci sono Uke e Nage ad eccezione che per gli scopi della pratica. Ma se siete fermi alla mentalità da uomo delle caverne di “fare qualcosa per loro”, siete perduti.
Neutralizzare una aggressione è come svolgere un gomitolo di spago; se fate “troppo” create un garbuglio così complicato da rendere necessario un taglio per risolverlo, se agite “morbidamente” ed adattandovi alla situazione, riuscirete a sbrogliare la matassa.
Non otterrete certo il risultato desiderato ed una sufficiente quantità di spago se affronterete la matassa armati di una mazza da baseball, ma questo è esattamente il modo in cui molta gente agisce, anche se poi afferma il contrario.
Al cuore di tutte le vite risiede una comunione d’anime. La manifestazione visibile di ciò è il desiderio di cercare i modi di comunicare e scambiare energia. Amore.
Questo può essere possibile solo le linee sono tenute libere. Quando due persone provano a fare una chiamata telefonica, le linee risultano occupate e non serve a nulla arrabbiarsi sino a far schiumare la bocca. D’altra parte, quando non c’è nessun tentativo da entrambe le parti di alzare il ricevitore, nessuno dei due ottiene un risultato.
L’astuzia sta nel sapere quando bisogna essere ricettivi e quando dobbiamo impegnare la linea per parlare. Piloti, soldati, guardiacoste, vigili del fuoco ed altri operatori simili imparano rapidamente le tecniche di radiocomunicazione dopo essere stati istruiti in merito ad alcune semplici procedure. Il resto di noi viene guastato dalla facile tecnologia che esegue tutto quanto attiene alla sensibilità al posto nostro e così rischiamo di diventare deficitari a livello di comunicazione.
Noi interrompiamo troppo
Sapere quanto “parlare” e quando “ascoltare” in ogni cosa, specialmente quando è coinvolto il Ki e l’arte dietro l’arte.
Nel ruolo di Uke potrete comprendere di essere Nage, e nel ruolo di Nage potrete comprendere che siete Uke.
Forse allora questo mistero dell’Aikido comincerà ad avere un po’ di senso, e quando ciò avverrà, saremo capaci di cominciare il nostro cammino sul grande ed universale sentiero dell’AIKIDO.