(Hagakure)
Scrive Miyamoto Musashi nel libro della terra: "In linea di massima il fondamento della via del Samurai è la risoluta accettazione della morte". Sul piano puramente filosofico significa che bisogna tendere a quello stato interiore in cui non c'è più differenza tra vita e morte, tra agire e non agire, tra desiderare e non desiderare, lo stato estremo di realizzazione in cui la vacuità dell'esperibile si manifesta in tutta la sua dirompente evidenza.
La libertà dalla preoccupazione del dover morire permette al samurai di agire di là dai condizionamenti e delle illusioni, mentre la mente resta impassibile. Il samurai sa che in qualsiasi momento la morte può ghermirlo, l'unica cosa che lo rende diverso dall'uomo comune, dal non iniziato, è quella di saper scegliere il luogo della propria morte. Il rapporto con la morte non è vissuto dal samurai con angoscia o in maniera ossessiva, esso è il motore che lo fa agire, che gli consente di essere pienamente nel qui ed ora, di assaporare ogni attimo della propria vita ben sapendo che non è eterna, di essere fedele alla vita non sprecandola in banalità e in puerili quanto illusorie preoccupazioni.
La morte per il samurai è l'amica che gli ricorda che il tempo non è eterno, che non gli consente di dimenticare se stesso, e il senso della vita, comportandosi come un immortale suino che si abbandona ad ogni più effimero desiderare.
"Il sentimento della morte fa agire con la perfezione e il distacco dell'uomo che non crede in niente, che non desidera niente, il cui piacere è tutto nell'avere nulla da guadagnare, nulla da perdere". Nella tradizione del Budo un samurai poteva combattere solo per questioni molto gravi, queste potevano essere la difesa del proprio onore, della famiglia, del proprio feudatario e del proprio paese. Nel Bushido era compreso lo studio di varie arti, tra cui il kyu Jutsu o arte dell'arco, il So Jutsu o arte della lancia, il Ba Jutsu o arte di cavalcare, il Ju Jutsu o arte della cedevolezza e il Ken Jutsu o arte della spada.
Accanto a queste arti c'erano anche quelle non marziali, tra cui spiccavano, l'arte delle buone maniere, l'arte della calligrafia, l'arte del comporre poesie e il Chanoyu o arte della cerimonia del tè. La pratica di tutte queste arti perseguiva un duplice scopo, formare una classe dirigente che avesse ben formate in sé due caratteristiche, la forza e la sensibilità dello spirito. Queste due caratteristiche, ben equilibrate nell'animo dell'uomo guerriero, gli permettevano di guidare nel migliore dei modi la società medievale giapponese (In Giappone il periodo medioevale è durato molto più a lungo che in Europa e che il passaggio da questo tipo di società a quella di tipo moderno è avvenuto in maniera molto più graduale e indolore, non è raro che le grandi famiglie industriali giapponesi siano le stesse famiglie feudali che sono passate da un tipo di dominio terriero ad uno industriale).
Il contemporaneo perseguimento di questi obbiettivi, nella tradizione occidentale, è presente quasi esclusivamente negli ordini monastico-guerrieri quali i Templari o gli Ospitalieri, e in alcune dottrine esoteriche, in cui è stato pienamente compreso che lo sviluppo dell'animo umano deve essere un continuo equilibrio dove mente, cultura, sensibilità, comprensione devono camminare di pari passo con cuore, coraggio, distacco e abbandono. La via dell'evoluzione necessariamente passa attraverso queste porte, non c'è crescita dove cultura e conoscenza sono divise da coraggio e determinazione.