Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti.
Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!”.
(Vangelo secondo Matteo 7,6.12-14)
Con buona pace di chi la pensa diversamente, sono sempre più convinto che esista una Tradizione Universale e Perenne, che sotto apparenze magari cangianti, esprime però un nucleo di principi che rimangono uguali a sé stessi.
Al pari della famosa coppa del tè, ciascuno di noi deve svuotare il suo spirito ed il suo cuore di egoismi e pretese per poter ricevere altro. E quello che si riceve è – piaccia o no – quello che ci siamo meritato. Anche se ci sembra poco, anche se ci sembra troppo.
Una Scuola esprime una Tradizione, e “tradizione” significa etimologicamente “consegna, trasmissione”. Non vi è Tradizione senza un “passaggio di consegne”, l’insegnante che volesse tenere quel poco o tanto che sa tutto per sé senza passarlo ai suoi allievi non farebbe altro che seccare la fonte da cui lui stesso si è abbeverato.
Tradizione deriva dal latino “tradĕre “, e da qui a tradire è solo un cambio di consonante… come sempre sono i particolari a fare la differenza, ed è sempre bene ricordarlo, per chiederci se stiamo proseguendo sulla Via che abbiamo scelto e se stiamo fornendo le indicazioni corrette a chi segue i nostri passi.
Questo, credo, dovrebbe fare un insegnante; la tecnica è solo punta dell’iceberg, visibile solo perché sotto c’è la massa nascosta che permette alla sommità di svettare, ma senza la quale nulla sarebbe apprezzabile. All’allievo è concesso – forse – fermarsi alle apparenze, da chi abbia almeno un minimo di esperienza è lecito attendersi la consapevolezza che l’Arte, marziale o no che sia, è un diamante che ha molte facce, ciascuna delle quali fa di quel diamante ciò che è.
Ciascuno di noi è su una Via, che ne sia o no consapevole, una Via che percorriamo con il nostro ritmo, con le nostre pause, con le nostre sofferenze e le nostre soddisfazioni, i nostri errori di percorso e le nostre soste per rifocillarci, a volte da soli, a volte in compagnia.
Ognuno di noi ha una Santiago da raggiungere, c’è chi lo fa in lunghe settimane di cammino, meditando su ogni passo che compie, c’è chi lo fa in poche ore di autobus climatizzati ascoltando musica in cuffia, chiuso nel suo bozzolo di “Io” e Mio”.
A ciascuno il suo, nel bene e nel male.
“Lasciate perdere. I Maestri danno solo ciò che devono dare, e quello che devono dare è soltanto ciò che serve. Questo non è un regalo e non è una ricompensa; è uno strumento, un indizio, una traccia.”
(Da “Una via di dieci passi – Incontro con l’Aikido e l’attenzione” di Guido L. Buffo - Edizioni Promolibri Magnanelli)