Trascorse le vacanze estive e riprese le lezioni regolari, l’appuntamento è tornato di attualità e così sabato 9 ottobre ci siamo recati a Taranto, presso il “Cam club Aikido” in via Lazio, 40 e Franco mi ha concesso l'onore (imprevisto!) di dirigere la lezione. Eravamo più o meno una decina di persone, quasi tutti principianti, metà miei allievi e metà suoi.
Abbiamo praticato per un'ora e mezza "tecniche" (le virgolette sono d'obbligo) non comprese nei cataloghi di base, ma - sempre IMHO - interessanti dal punto di vista della comprensione delle dinamiche di attacco e delle risposte possibili, sia a livello fisico che mentale.
Cosa fare se uke si gira, piega il braccio, si allontana? Cosa fare se tori è troppo distante, è troppo vicino, entra nella guardia di uke con un piede diverso da quello canonico?
Tutta una serie di ipotesi per “uscire dal seminato”, mettersi in gioco e partire da una “tabula rasa” in cui l’esperienza del singolo non servisse tanto per un “deja-vu” quanto per attingere ad un pregresso di basi, utili per metabolizzare quello che si stava praticando.
E’ stata, per quello che mi riguarda una bella lezione; abbiamo fatto un bel lavoro, senza “tirare per fare male”, senza che nessuno volesse imporsi sull’altro, tutti - almeno mi è sembrato – impegnati nel dare e prendere il meglio dall’incontro.
Al temine della lezione ho ringraziato tutti, esprimendo l'augurio che di tutta la lezione gli allievi possano anche dimenticare la meccanica di tutte le tecniche praticate, ma possano conservare il ricordo di un bel pomeriggio passato in serenità e impegno, con persone interessanti e con cui è stato piacevole praticare.
Ecco, per me quello era il primo, vero awase da raggiungere, e quello era il primo, vero Aikido che mi piace pensare noi abbiamo praticato.