Come molti sanno, che comunemente in Giappone le persone si salutano con un inchino, e anche se questo modo di salutare è stato grandemente esagerato nei film e negli spettacoli televisivi, purtuttavia rimane il metodo con cui un giapponese si relazione con un altro. Come nella maggior parte delle azioni compiute dagli abitanti del paese del Sol Levante, anche le modalità dell'inchino sono caratterizzate da una serie di particolari, a prima vista insignificanti, che dipendono – tra l'altro - dall'età, dallo status sociale e dal sesso di coloro che si scambiano l'inchino.
Quale che sia l’angolo, l’inclinazione parte sempre dalla cintura piegando il busto mantenendo allineati tronco e testa e mantenendo diritte le gambe. Se si è seduti su una poltrona ci si alza in piedi per salutare mentre quando ci si inchina dalla posizione accovacciata o seduta, tipicamente quando si è su un tatami, si parte dalla posizione di seiza, con le gambe sotto il corpo e il dorso dei piedi a contatto con pavimento, piegando il busto con i palmi delle mani che vanno a contatto del pavimento e indici e pollici che quasi si toccano.
Anche in questo caso la profondità dell'inchino è variabile, e può andare dal minimo necessario perché le mani tocchino terra, sino quasi a poggiare la fronte sul pavimento. Anche il tempo di durata dell’inchino non è casuale e dovrebbe essere di circa uno o due secondi accordandosi – secondo alcuni – al ritmo della respirazione da eseguire in tre fasi (reisansoke) inalando mentre si scende, espirando quando si arriva al punto più basso dell’inchino e inspirando di nuovo mentre si risale.
Ancora, pur essendo considerato impertinente guardare negli occhi la persona verso cui si esegue il saluto, nel Dojo si osservano una serie di precauzioni che potremmo raccogliere sotto il titolo “fidarsi è bene ma stare attenti e meglio”, così l’inchino va effettuato ad adeguata distanza dalla persona che abbiamo di fronte (per evitare di essere bersaglio di un improvviso attacco armato o a mani nude), osservandone quantomeno i piedi per percepire eventuali movimenti ed esprimendo sempre una condizione di attenzione rilassata ma vigile.
Come si può evincere già da queste brevi note, l'apparentemente semplice inchino racchiude in sé una notevole quantità di significati e segnali, di cui sarebbe bene essere consapevoli per eseguirlo in maniera corretta ogni qualvolta se ne presenti la necessità, dentro e fuori dal Dojo. Se è vero che i giapponesi sono solitamente abbastanza comprensivi verso gli stranieri che non eseguono l’inchino in maniera corretta, è anche vero che apprezzano molto il fatto che venga eseguito in maniera adeguata mostrando attenzione e rispetto; il saluto è il nostro primo biglietto da visita – e lo è ancor di più in una società formale come quella nipponica – percui eseguirlo in maniera educata e formale può essere una prima e importante chiave per aprire molte porte.
Come detto, più profondo è l'inchino maggiore è il rispetto che si sta mostrando; che un vecchio haiku che recita: Minoru hodo atama no tareru inaho kana, traducibile come “I giovani gambi di riso stanno dritti, il grano maturo si piega basso” a significare che uno crescendo comprende il significato dell'umiltà. Quando la posizione gerarchica (molto considerata in Giappone nei rapporti interpersonali) di qualcuno è superiore a quella di un altro, la persona nella posizione inferiore si inchina un po' di più rispetto a quella superiore. In genere le donne anziane si inchinano in maniera estremamente educata, ci sono coloro che si inchinano profondamente anche quando salutano stringendo la mano e quelli che non perdono occasione per inchinarsi a tutti e per i motivi più svariati. Tra amici e persone in confidenza tra loro è accettato un saluto meno formale chiamato eshaku, che consiste nel sollevare le mani o abbassare leggermente la testa.
L'inchino è così frequente, comune e naturale che anche gli stranieri che vivono in Giappone, dopo un certo periodo, si inchinano automaticamente quando pronunciano certe espressioni, perfino quando parlano al telefono! Nel caso di praticanti di arti marziali, alle modalità proprie dell'inchino si aggiungono anche le regole legate al comportamento in Dojo: ci si inchina così al kamiza all'inizio ed alla fine della lezione, al sensei alla fine di ogni spiegazione, al compagno di keiko al termine di serie di tecniche praticate.