Volutamente, nelle tre lezioni che hanno preceduto l’esame, non ho fatto “ripassi” generali, a cui sono invece state dedicate le lezioni precedenti, all’esame ho preferito che gli allievi arrivassero con poco bagaglio logico-mnemonico (fatti salvi i loro eventuali ed autonomi ripassi casalinghi grazie a libri e video) e con a disposizione solo quello che “davvero” avevano fatto loro.
Il risultato, a chi interessi saperlo, era più importante per me che per loro, ed ha fornito molte utili indicazioni sulla mia attività didattiche, e non tutte positive: la necessità di lavorare di più e meglio sulle tecniche ed i principi di base è il primo elemento apparso in tutta la sua evidenza, e con buona pace di eventuali sguardi annoiati e commenti del tipo: “Ma facciamo sempre le stesse cose!” o “Uffa, quanto sei pignolo!” credo che sarà una necessità imprescindibile. Secondo punto all’ordine del giorno (e non sembri troppo in contrasto col precedente), una pratica più “fluida”, dinamica e incentrata su una maggiore consapevolezza di quelli che sono i rapporti tra azioni e reazioni fisiche, emotive e psicologiche tra i praticanti. Infine, altrettanto certamente, un profondo esame di coscienza su come ho svolto e come intendo svolgere il mio ruolo di insegnante.
Grazie ai miei allievi per avermi permesso questo “esame”, molto più importante per me che per loro, che mi auguro di poter superare almeno con la sufficienza.