Occorre a questo punto dire che il film si rifà ad una vicenda storica realmente avvenuta nel 1877, ovvero alla ribellione dei samurai che non volevano rassegnarsi alla caduta dello shogunato ed all'abolizione della casta dei guerrieri. La rivolta era capeggiata da Saigo Takamori, un samurai del clan Satsuma a cui si ispira il personaggio di Katsumoto, interpretato da Ken Watanabe.
La trama, come si vede è assai poco originale (si sostituiscano ai samurai ribelli gli indiani d'America ed all'esercito imperiale quello statunitense e si avrà "Balla coi lupi" di Kevin Kostner), alcuni particolari storici non collimano (i militari giapponesi conoscevano le armi da fuoco sin dalla seconda metà del 1500 e imperatore e donne nel film sono molto più "alla mano" di quanto è storicamente ricordato). Ma questi limiti quasi scompaiono di fronte agli innegabili pregi del film: gli ambienti ed i personaggi, dai ninja all'esercito di Katsumoto, sono ricostruiti con molta cura, le armi sono realistiche e le tecniche di combattimento credibili e convincenti tanto che quasi ogni praticante o appassionato di arti marziali potrà trovare qualcosa di suo gusto tra l'allenamento con il bokken, il tiro con l'arco, il lancio di bo-shuriken, le tecniche di batto-jutsu o di tessen-jutsu, lo schieramento dei reparti in armi coi loro variopinti sashimono.
Ma a parte queste digressioni da "addetto ai lavori", il film merita un plauso perché appassiona nelle battaglie e commuove per i rapporti umani, perché bene rappresenta i sentimenti e gli ideali in campo, lo spirito dei samurai ed il loro codice d'onore, la loro capacità di dedicare la vita ad un ideale come alla ricerca di un perfetto petalo di fior di ciliegio, e soprattutto perché ci aiuta a ricordare che "avversario" e "nemico" sono due concetti diversi e che non sempre ciò che è diverso da quanto conosciamo è sbagliato. Insomma, un film che forse non è da Oscar, ma sicuramente da videoteca si.