Le sofisticate arti degli antichi guerrieri avevano dei modi particolari di usare gli occhi. Questo metodo massimizzava l’abilità cerebrale di elaborare le informazioni, in maniera tale che non erano gli occhi a vedere, ma il cervello. Il modo in cui gli occhi sono usati determina come il cervello può effettivamente trattare le informazioni e questo incide su come il cervello percepisce il passaggio del tempo. Quando gli occhi sono usati correttamente, gli eventi scorrono in relazione alla nostra abilità di percepire la sequenza e la rapidità del movimento.
Puntate lo sguardo verso un punto particolare, in relazione al vostro avversario (in molte Koryu, come per guardare una montagna distante). Se avete necessità di cogliere più informazioni in un’altra direzione, non muovete i vostri occhi bensì la vostra testa. Un piccolo movimento della vostra testa può aumentare il vostro campo visivo molto di più di quanto possa fare il muovere gli occhi. Spostare gli occhi da un lato all’altro per osservare cose differenti in un momento può essere comparato al fare una fotografia in una direzione, quindi ruotare e poi fare una fotografia in un’altra direzione. Quando tornate alla prima immagine questa è cambiata e non c’è una continuità che la mente possa seguire, e questo comporta l’aumento del numero delle variabili che la mente deve riordinare senza che tra loro vi sia continuità e di conseguenza è facile che venga sopraffatta dagli eventi.
La focalizzazione è anche dipendente dalla mente cosciente, che non molto efficiente sotto minaccia, potendo gestire sette variabili, con una tolleranza di più o meno due. Il caos di una situazione conflittuale travolge rapidamente la mente cosciente, e negli occhi di una persona è facile verificare se questa è in stato confusionale. Focalizzarsi su qualcosa in condizioni di combattimento è una reazione basata sulla paura. Le persone provano ad esercitare un qualche tipo di controllo sugli eventi in corso per riportarli in una “sicura” condizione di ordine, ma questo è impossibile. Non è concesso a noi umani di “controllare” gli eventi in questa maniera, mentre il combattimento giunge all’apice del caos. Dobbiamo accettare quanto sta accadendo e non provare a controllare cosa sta accadendo. Accettare ci permette di cavalcare le onde del caos e di fondersi con modelli più ampi, è come fare surf.
Focalizzare lo sguardo diminuisce inoltre l’abilità corporea ad avere un pieno accesso agli altri sensi, vitali per la percezione. Le nostre abilità tattili, olfattive, uditive, e di gusto sono compromesse quando noi ci focalizziamo sunna nostra vista. In aggiunta, noi perdiamo la nostra abilità psichica di percepire quelle cose che non possono essere viste.
Nella Nami ryu abbiamo un circolo di risposta energetica che pur essendo espresso in maniera lineare non è lineare nella funzione, adattandosi spontaneamente in ogni parte del circolo stesso. Il circolo comincia con la Percezione, noi dobbiamo reagire solo a quello di cui ci rendiamo conto. Percezione è molto di più che vedere. La seconda fase del circolo è Accettazione, se non accettiamo completamente quello che vediamo, la nostra Percezione ci servirà a poco o niente, ed è infatti in questo aspetto del circolo che agisce il panico. La paura basata sulla incapacità di accettare quello che percepiamo ci conduce a delle dissonanze cognitive, isolamento dalla realtà ed in seguito, al panico. Questa non è la risposta di sopravvivenza di un predatore con la visione binoculare, è la risposta di una preda, con la visione ampia, che corre per salvarsi la vita e diventa una pecora. La maggior parte delle persone vive in un mondo fatto di “vorrei essere”, “potrei essere”, “dovrei essere”; questo focalizzarsi su credenze basate su paure ed opinioni ci impedisce di accettare il mondo e l’Universo per come sono e questo fatto ha come conseguenza la immediata rimozione della nostra possibilità di Armonia con le leggi universali e ci impedisce di essere presenti nel momenti di Adesso. Siamo così in un mondo fasullo da noi stesso creato, giorno dopo giorno, mentre viviamo in una nazione come gli Stati Uniti d’America, in cui siamo sicuri e protetti da altre persone. Questa mentalità e sistema di credenze, peraltro, crolla immediatamente quando si confronta con la violenta realtà di un attacco o una qualsiasi altra circostanza violenta o disastrosa, e questo per un guerriero è inaccettabile.
La terza fase del circolo è permettere al nostro corpo di adattarsi in relazione a qualunque vettore di forza lo minacci. Un vettore di forza è la traiettoria lungo cui agisce una qualsiasi forza che possa danneggiarci. Un bastone, una pietra, un pugno, una spada o una pallottola sono solo alcune delle cose che possiamo definire come vettori di forza. Questo adattarci deve essere necessariamente spontaneo ed intuitivo e non possiamo dipendere dalla nostra vista perché non potremo “vedere” la forza. In effetti, nel bujutsu classico il movimento è studiato per ingannare l’avversario confondendo i suoi occhi. Questo movimento è parte di quanto è stato perso nelle moderne arti marziali giapponesi ed anche in molte di quelle che hanno un collegamento o un lignaggio col passato.
Il ritorno o la modellazione dell’energia è una naturale conseguenza della non-resistenza e questa è la quarta fase del circolo. Noi non sappiamo come ci apparirà questo ritorno o modellamento di energia e non è necessario saperlo. La Natura aborre il vuoto e se si permette e si accetta completamente l’apertura che lascia il nostro avversario, questa sarà riempita.
Quando siamo in una corretta relazione corpo-mente, il nostro Coefficiente di Transizione, il tempo che impiega per adattarsi al cambiamento è efficace al massimo. La nostra abilità di rispondere alle pressioni ed alle minacce con uno spontaneo adattamento sembrerà fenomenale a coloro che non hanno consentito a sé stessi di accettare con fede quello che è la Realtà dell’Universo.
Questo è il significato del termine “morbido” in una antica arte guerriera. “Morbido” esprime una accettazione di quello che è, permettendo che sia e facendo si che il nostro mente-corpo si mescoli con lui, in modo da giungere alla Armonia con le Leggi Universali ed essere così davvero vivi. “Morbido” non ha nulla a che fare con il come ci sentiamo, infatti i nostri sentimenti ci strappano immediatamente dall’armonia con le leggi Universali. L’Universo non si adatta a noi, o a quello che pensiamo o sentiamo. Per essere in armonia, è necessario rinunciare alle aspettative, alle supposizioni, alle anticipazioni ed al giudizio.
La metodologia della Nami ryu, che proviene dagli insegnamenti degli antichi samurai, accede al nostro sistema operativo in maniera differente, massimizzando le prestazioni umane nella situazioni di “vita o morte” invece di inibirle. Questo ci permette di ottenere il massimo del nostro potenziale come esseri umani e consente ad un gerriero di raggiungere il più elevato livello di prestazione.