Storicamente parlando, il Giappone ricorda diverse donne guerriere, a partire dalla guerra “Gempei” del XII° secolo, ma da allora il ruolo della donna venne gradualmente confinato tra le mura domestiche. Questo atteggiamento non era però uguale in tutto il paese, ad esempio i samurai del clan Aizu e altri di regioni periferiche consideravano la educazione marziale importante sia per gli uomini che per le donne, tanto che molte donne del clan Aizu erano particolarmente esperte nel "naginata-jutsu" (la pratica con l'alabarda). Donne e bambini, durante i conflitti, rimanevano infatti nei castelli da cui partivano le armate destinate alla battaglia, e poteva avvenire che, a causa dei rovesci bellici, i nemici arrivassero sino a porre loro l'assedio; in questo caso nell'interno del castello si organizzava l'estrema difesa a cui erano chiamati tutti, nessuno escluso.
Aldilà di questa situazione comune però, la storia giapponese ha registrato anche la presenza di alcune donne che si sono distinte sul campo di battaglia; tra queste spicca ad esempio Tomoe Gozen, la moglie del famoso generale samurai Minamoto no Yoshinaka (anche conosciuto come Kiso no Yoshinaka). Tomoe Gozen si guadagnò la reputazione di valente e coraggiosa guerriera combattendo a fianco del marito in numerose campagne militari, come nella battaglia di Kurikawa nel 1184 e nella battaglia di Awazu nel 1185, dove conquistò la testa di più di un nemico. Ci fu poi un gruppo di donne, che mostrò il suo eroismo sul campo della guerra “Boshin” al pari dei ragazzi della Byakko-tai, a cui è dedicato un’articolo a parte: si tratta del gruppo “Roushi-gun”, una ventina di forti e coraggiose donne, mogli e figlie dei samurai del clan Aizu, tra cui primeggiavano la moglie di Heinai Nakano, Kouko, le sue due figlie Takeko e Yuko, Masako Yoda, Samako Okamura e Kikuko Mizushima, che chiesero ed ottennero il permesso di partecipare alla guerra in cui il clan era impegnato intorno al 1862, congiungendosi con il grosso dell'esercito in occasione della battaglia di Yanagibayashi.
Takeko Nakano, una bellezza di ventidue anni che aveva praticato il naginata-jutsu con il maestro Dengoro Kurokochi e altre arti marziali e calligrafia col maestro Taisuke Akazeki e che usualmente si allenava ogni mattina eseguendo un migliaio di fendenti con la spada, durante la battaglia si trovò nel mezzo del gruppo nemico, mietendo molte vittime con la sua naginata finchè non cadde colpita al petto da una pallottola. Vista la gravità della propria situazione, questa coraggiosa ragazza ordinò alla sorella Yuko di tagliargli la testa per riportarla a casa ed impedire che cadesse come trofeo in mano nemica, sorte che i samurai consideravano come una disgrazia.
Un monumento funebre dedicato a Takeko Nakano può essere ammirato a Kozashi-machi, un altro è ubicato nel tempio Hokai a Kitaura, nella provincia di Bangemachi; inoltre, in memoria delle 236 donne del clan Aizu martirizzate durante la guerra è stata edificata una torre nel tempio Zenryu a Seinan, nella provincia di Odayama ed ogni anno, in occasione del “Festival dell’autunno di Aizu”, un gruppo di giovani ragazze abbigliate con la hakama partecipa alla processione per ricordare il sacrificio delle Roushi-gun.
E’ interessante notare che la gente del Giappone ha avuto ed ha grande rispetto per il solo sopravvissuto della Byakko-tai e per le supersiti del Roushi-gun. Molti libri e canzoni sono state a loro dedicate, compresa la famosa Kojo no Tsuki (La luna sul castello desolato). Nonostante siano insorti contro il nuovo governo, questi guerrieri hanno affrontato onorevolmente le forze imperiali ed hanno valorosamente mantenuto vive le antiche tradizioni di lealtà al proprio Principe ed al proprio clan, come codificato nel Bushido, tanto che il governo imperiale ha poi insignito con medaglie al valore alcune delle sopravvissute del Roushi-gun, come Yamamoto Yaeko.