Nel kenjutsu i kamae di seguito descritti, salvo qualche piccola variazione (inclinazione dell’arma, orientamento della lama) sono adottati dalla quasi totalità delle scuole; in aggiunta, ciascuna scuola adotta a volte anche altre posture (Seigan, Dai-seigan, Yo, Gassho, ecc.) legate alla propria tradizione ed alla modalità della pratica.
Impugnate il bokken calmi come uno specchio d'acqua all'apparenza tranquillo in superficie, non stagnante ma animato da una corrente, guardando, aspettando e sempre in guardia. Proteggete voi stessi rimanendo attenti e calmi, in attesa ma sempre all'erta ed assolutamente consci e come l'acqua che si adatta al recipiente che la contiene, sappiate adeguarvi ad ogni nuova circostanza ed abbandonare ogni conoscenza preconcetta. Sappiate affrontare qualsiasi attacco di spada rispondendo adeguatamente.
Sollevando la spada si passa in jodan no kamae o posizione alta. La spada è sollevata ad un pugno di distanza sopra la testa, in linea con il piede avanti. Può essere a sinistra (hidari) o a destra (migi) con il bokken mai piegato indietro più di 45 gradi. Questo kamae è ritenuto una guardia da esperto ed è costume che il kendoka si scusi dicendo "go burei", ovvero "chiedo scusa per aver assunto questo atteggiamento arrogante".
Nelle scuole classiche si dice che in hidari jodan il corpo deve rimanere in posizione diritta contro l'avversario come in migi jodan, così da non perdere l'equilibrio, cosa che può capitare se il corpo è ruotato.
È anche conosciuto come Ten no kamae ovvero kamae del cielo. Paragonato ai quattro kamae, jodan può essere definito come un kamae di attacco totale. Con lo spirito forte e senza pensare a una difesa, dovete soltanto dare un gran fendente verso il basso. Jodan no kamae è pertanto paragonato al fuoco, il quale è molto aggressivo e brucia qualsiasi cosa.
Siate pronti ad inghiottire l'avversario colpendolo con la veemenza del vostro fuoco, bruciandolo con la forza del vostro colpo in un mare di fiamme.
Se la spada scende si assume invece il gedan no kamae ovvero posizione bassa, dove si punta la spada sotto il ginocchio dell’avversario. È anche conosciuto come chi no kamae, il kamae della terra o della sabbia: atteggiamento come la terra, ma sempre sorretto da un forte spirito.
Si dovrebbe avere la stessa sensazione di jodan e chudan, ma è più un kamae di difesa che si adopera mentre si attende o si invita l'avversario all'attacco. Anticamente si usava gedan no kamae quando si doveva combattere contro molti nemici.
Per passare in hasso no kamae invece, la punta della spada è tenuta in alto con un angolo di 45 gradi indietro. La tsuba è all'altezza della bocca, ad un palmo di distanza; i gomiti sono rilassati; il filo della spada è diretto verso l'avversario. La spada è inclinata come in jodan. Il piede sinistro è avanti.
L'intenzione di questo kamae è di tagliare la spalla ed il collo dell'avversario. È conosciuto anche come In no kamae ed è una posizione di attesa o di invito all'attacco. Il kamae rappresenta un grande albero che svetta verso il cielo, che da impressione di fermezza e tranquillità, profondamente radicato nel terreno. Si taglia portando la spada in posizione jodan con la forza irrefrenabile di un albero che cade. È un kamae quasi neutro, ma più una posizione di attacco che di difesa.
L’ultima postura è il waki no kamae, una posizione con la quale la vostra spada è nascosta dietro di voi, la gamba destra tenuta indietro, il corpo mezzo girato in hanmi. Tenete il bokken sotto il fianco destro, la mano destra rilassata, mantenendo una presa costante con la sinistra. La punta della spada non deve essere ne’ troppo alta ne’ troppo bassa, all'incirca all'altezza del ginocchio.
Portate indietro la spada dalla posizione chudan ed assicuratevi che l'avversario non la possa vedere. Lo scopo di questo kamae è di colpire sotto il braccio dell'avversario, con un movimento verso l'alto, oppure di colpire con uno shomen dopo aver deviato il fendente dell’avversario con un suriage.
È conosciuto anche come kin no kamae o kamae dell'oro: "una cosa preziosa nascosta". Non mostrate all'avversario la vostra forza ne’ la vostra arma e potete agire o reagire come volete.
Ci si riferisce a questi kamae come go gyo, o “cinque atteggiamenti, cinque correnti”, che sono il risultato di una standardizzazione di risposte base; tutto ciò ha origini lontane e deriva da atteggiamenti mentali relativi alle connotazioni ed applicazioni esistenti all'interno delle scuole classiche. Cinque correnti, calme ma vigili, in attesa ma assolutamente consapevoli.
Un ultima citazione la riserviamo al kamae otoku o il “kamae che cade”, la posizione che si assume alla fine di ogni kata, quando i due partecipanti puntano reciprocamente il bokken contro il ginocchio sinistro per indietreggiare. Non essendoci una posizione di vantaggio per nessuno dei due, si dice che c'è una caduta o una interruzione.
Come detto all’inizio, pur essendo le posture apparentemente statiche, queste dovono rifuggire dalla rigidità per poter essere un buon punto di partenza per l’esecuzione dei kata, che a sua volta deve essere sviluppato con il giusto ritmo. Il kata non dovrebbe essere eseguito troppo velocemente, poiché la fretta induce a degli errori, ma d'altra parte non si deve essere troppo lenti nei movimenti, cercando di raggiungere un buon equilibrio tra movimento, spazio e tecnica.
Il kata è un metodo di insegnamento per due persone; se uno sbaglia interrompe il kata del partner e quindi il kata stesso non è più efficace. Il detto "impara dai tuoi errori" diventa in questo caso "impara con i continui allenamenti". Semplicemente si devono “sentire” i movimenti, rispondendo al partner e, muovendosi all'uni¬sono, replicando con decisione alla azione del compagno.