Come ho avuto modo di dire altre volte, uno dei particolari che confermano l’interesse di un libro che sto leggendo, è il fatto che non riesco a “staccare” e vado avanti a leggere ad oltranza. Immaginando che questo libro sarebbe stato tanto (se non più…) interessante del precedente, dopo averlo ricevuto l’ho messo da parte in attesa del momento in cui avuto abbastanza tempo da dedicargli. Così è stato nei giorni scorsi, complice l’ennesima trasferta in autobus da Taranto a Padova e viceversa, che mi ha visto letteralmente “immerso” nella lettura.
Al termine del libro, rileggendo oggi le impressioni suscitate da “La Giusta Decisione”, il primo romanzo di Francesco Cotti, queste andrebbero ripetute paripari, se non con maggiore enfasi e convinzione, non foss’altro perché questo secondo romando è idealmente e praticamente un “tutt’uno” con il precedente, pubblicato dopo quattro anni dal primo solo per questioni pratiche.
Se quattro anni fa indicavo con “Passione” la qualità alla base di quel primo romanzo, oggi – dopo la lettura del secondo – avendo più chiaro il quadro di riferimento, direi che “La Giusta Decisione” descrive il coraggio del cambiamento, mentre “Futuro Ignoto” si basa sulla forza della perseveranza. Due qualità solo apparentemente in contrasto tra loro, che infatti vengono incarnate in maniera esemplare tanto dai due principali protagonisti della storia – Saverio Mora e Matteo Giuliani – che dai comprimari.
Ancora una volta, Francesco Cotti si conferma scrittore attento e puntiglioso, arricchendo il volume di particolari e termini specialistici (alzi la mano chi sa che tipo di azione è lo “hovering” o che tipo di veicolo è un “HUMVEE”) che certamente saranno apprezzati da chi ha almeno una infarinatura di termini militari, ma che non appesantiscono la lettura di chi non voglia consultare un motore di ricerca ogni decina di pagine di lettura per scoprire il significato di termini ed acronimi.
Sarebbe bello che (almeno una volta ogni tanto…) una fiction o una pellicola cinematografica venisse basata su una storia come questa, avvincente e tecnicamente corretta, ma temiamo che la cosa non sia fattibile perché tutti i personaggi descritti da Francesco Cotti sono troppo realistici per essere romanzati. Come già evidenziato nella recensione del romanzo precedente, Il buono non è buonobuonobuono, l’eroe non ha armi in grado di neutralizzare decine di nemici senza riportare nemmeno un graffio, i rapporti sentimentali non hanno un lieto fine e magistratura e forze dell’ordine hanno tra i loro esponenti – insieme a persone esemplari – anche membri più disposti da una interpretazione farraginosamente burocratica del regolamento che al pronto raggiungimento di risultati operativi.
Se le diverse centinaia di pagine di “Futuro Ignoto” mi hanno tenuto attaccato alla lettura, l’ultima decina mi ha letteralmente ipnotizzato, con un susseguirsi di colpi di scena e sviluppi nel racconto che – pur essendo assolutamente logici e credibili nel contesto del racconto (niente “Deus ex machina”, insomma) – arrivavano completamente inaspettati e continuavano a farmi chiedere: “E adesso, che succederà?”, sino all’ultima, clamorosa, dell’ultima riga.
Nonostante il romanzo abbondi di personaggi del mondo militare e delle forze dell’ordine, il racconto è privo di una retorica patriottarda che non di rado suona ipocrita e stonata, viceversa è ben presente un “senso del dovere” che si confronta prima di tutto con la propria coscienza e sceglie e conferma questa come unico e supremo giudice – ne bene e nel male – delle scelte, spesso ultimative che verranno compiute dai protagonisti. Non è un libro di “buoni sentimenti”, non è un romanzo in cui alla fine “tutti vissero felici e contenti”, ma è certamente un opera da leggere con un occhio bene aperto sul passato recente e sul futuro prossimo dell’Italia e del mondo, perché aiuta a comprendere quanto sta succedendo (e ancora potrebbe succedere…) molto meglio di pomposi articoli giornalistici o noiose interviste televisive.