Così, la scelta del nome della nostra associazione è stata oggetto e motivo di riflessione e confronto, alla ricerca di un appellativo che ne esprimesse al meglio lo spirito, la storia e il carattere. Alla fine la scelta è caduta su “Fenice rossa” sostanzialmente per due motivi: uno “tecnico” ed uno più personale.
Innanzi tutto, trattandosi di una associazione che ha come scopo lo studio, la pratica e la conoscenza di discipline legate al mondo orientale ed alla Cina ed al Giappone in particolare, è sembrato opportuno orientare la scelta su un simbolo che con questo mondo avesse un legame forte ed evidente.
Nella astrologia cinese le ventotto costellazioni attraversate dalla Luna durante la sua rivoluzione dividono la sfera celeste in quattro quartieri, ognuno dei quali è protetto da un guardiano: a sud troviamo la Fenice Rossa, a Nord troviamo la Tartaruga Nera, a est troviamo il Drago Verde e a Ovest la Tigre Bianca.
Noi siamo in Puglia, il sud dell’Italia, e viste anche le peculiarità della nostra associazione, nessuna scelta ci è sembrata più adatta della Fenice rossa. Uccello mitico e immortale, la Fenice rossa rappresenta il Grande Yang, l'energia dell'elemento Fuoco il quale, a sua volta, rappresenta la forza creatrice dello spirito ed il risveglio dopo l'illuminazione. La fenice vola lontano, diritta davanti a sé ed è sempre intenta a scrutare il paesaggio e lo spazio più distante. Rappresenta la nostra capacità visiva e tramite i sensi raccoglie ogni informazione sull'ambiente circostante e sui fatti che si verificano. La fenice con la sua splendida bellezza suscita sensazioni intense e ispirazioni immortali. Questo animale è la rappresentazione mitologica dell'estate: in questa stagione i nostri sensi sono più acuti, le giornate sono più lunghe e siamo più aperti verso l'esterno e gli altri e così la fenice suggerisce di guardare lontano e di sollevarci al di sopra delle piccolezze quotidiane e ci sprona ad "innalzarci" sopra le faccende spicciole di tutti i giorni e chiarire le nostre relazioni guardandole con occhi nuovi e più attenti, una caratteristica – questa ultima – che si collega evidentemente anche con il significato del nome del nostro Dojo, come descritto nella pagina iniziale del sito.
Passando alle motivazioni più personali, questa associazione “nasce” sulla base delle passate esperienze di un gruppo di praticanti di cui ho avuto l’onore ed il piacere di fare parte, un gruppo con cui ho cominciato il mio cammino marziale guidato dall’amico e Maestro Pino Casale, a cui devo non solo la tecnica, ma soprattutto l’esempio di insegnare prima di tutto col “cuore”. Questo gruppo, per le normali vicissitudini della vita legate a lavoro e famiglia, si è nel tempo un po’ disperso e disgregato, con una pratica che si è spostata in altri luoghi fisici rispetto a quello originario, arrivando a stabilire il tatami anche in altre città. Poi, per i casi della vita che credo che casi non siano, si è presentata la possibilità di tornare in quella sala dove per me – e non solo per me – tutto ebbe inizio; ho avuto la responsabilità di raccogliere fisicamente e spiritualmente l’eredità lasciatami da Pino sensei, di far rinascere a nuova vita il Dojo lì dove lui lo aveva fondato, di ritrovare sul tatami - dopo anni - Ciro e Cosimo, i sempai, che mi avevano aiutato nei miei primi passi sulla Via.
Un Dojo che rinasce, non solo come luogo fisico, ma soprattutto come comunità di intenti uniti da uno spirito comune. Ovviamente, non tutto è stato ed è facile, vi sono stati momenti in cui il tatami era troppo piccolo per contenere tutti ed altri in cui ero solo con un allievo, e altre volte in cui anche quell’unico collega di pratica era assente. Oggi il Dojo procede la sua vita, alcuni se ne allontanano, a volte per sempre, altre volte solo provvisoriamente mentre nuovi praticanti si aggiungono sullo shimoza contribuendo ciascuno a suo modo a far rinascere ed a mantenere vivo il Dojo. La fenice è rinata dalle sue ceneri e vola alta nel cielo, testimoniando di un sogno più forte delle avversità che vorrebbero tarparle le ali.