La trama è presto detta: all'inizio del secolo, il capitano russo Arseniev conduce una piccola spedizione di ricognizioni geo-grafiche ai confini con la Cina, nella vasta e inesplorata zona del fiume Ussuri. Una sera, mentre gli uo-mini riposano accanto al fuoco, si presenta Dersu Uzala, un cacciatore anziano della tribù dei Gold. E' un tipo bizzarro, ma saggio, esperto della regione e privo della famiglia, toltagli da una epidemia di peste. Invitato a fungere da guida, Dersu accetta e si dimostra molto utile: insegna a tutti i segreti della natura e salva la vita ad Arseniev una notte in cui vengono colti da una tempesta di vento mentre sono soli e sperduti in una palude. A sua volta il capitano salva Dersu dalle rapide di un torrente. Separatisi con dispiacere, i due amici si ritrovano nel corso di una seconda spedizione, diversi anni dopo la prima.
Le vacanze estive hanno, tra i loro vantaggi, quello di offrire un po' di tempo libero in più per gustarsi con calma libri e film messi un po' da parte. Tra le tante proposte, ci piace consigliare quella che riteniamo una impedibile chicca per gli amanti della cinematografia orientale: si tratta di “Dersu Uzala – Il piccolo uomo delle grandi pianure” un film che ha più di trent'anni ma che, come tutti i capolavori, è senza tempo e senza età. La trama è presto detta: all'inizio del secolo, il capitano russo Arseniev conduce una piccola spedizione di ricognizioni geo-grafiche ai confini con la Cina, nella vasta e inesplorata zona del fiume Ussuri. Una sera, mentre gli uo-mini riposano accanto al fuoco, si presenta Dersu Uzala, un cacciatore anziano della tribù dei Gold. E' un tipo bizzarro, ma saggio, esperto della regione e privo della famiglia, toltagli da una epidemia di peste. Invitato a fungere da guida, Dersu accetta e si dimostra molto utile: insegna a tutti i segreti della natura e salva la vita ad Arseniev una notte in cui vengono colti da una tempesta di vento mentre sono soli e sperduti in una palude. A sua volta il capitano salva Dersu dalle rapide di un torrente. Separatisi con dispiacere, i due amici si ritrovano nel corso di una seconda spedizione, diversi anni dopo la prima. Ma l'anziano cacciatore sta divenendo cieco e il capitano Arseniev capisce che gli sarà impossibile sopravvivere nell’inospitale taiga, così lo convince a seguirlo in città e ad essere ospitato nella sua abitazione. Ma Dersu non riesce ad abituarsi alla vita in città, con riesce ad adattarsi alle regole e ad accettare che quello che la natura offre liberamente (acqua, legna, animali) in città debba essere pagato. Dersu sente la nostalgia della tajga e prega il suo ospite di riaccompagnarlo nell’ambiente a lui familiare, Arseniev accetta a malincuore e gli regala un fucile modernissimo che ingolosirà un ignoto brigante e costerà la vita al vecchio cacciatore. Questo film segnò il ritorno al cinema ed al successo di Akira Kurosawa, afflitto da una grave crisi professionale all'inizio degli anni Sessanta, culminata con la messa al bando da parte dei produttori e il tentato suicidio nel 1971. Nel 1972 il regista russo Gherassimov, che era in viaggio a Tokyo, invitò Kurosawa a lavorare in una loro produzione ma questi era inizialmente molto diffidente per timore di intromissioni e complicazioni produttive, accettando poi e proponendo ai sovietici di realizzare la storia delle avventure del grande esploratore russo dell’inizio del ‘900, Vladimir Arseniev e della sua particolare storia di amicizia con il cacciatore Dersu Uzala. Mettendo insieme i due libri biografici, “Nel profondo Ussuri” e “Dersu Uzala”, entrambi di Arseniev, Kurosawa decise di raccontare la cronaca delle due spedizioni che l’esploratore fece nella taiga siberiana, nel 1902 e nel 1907. Il successo non si fece attendere ed il film vinse nel 1975 l’Oscar quale miglior film straniero ed il Gran premio al festival di Mosca, giungendo poi in Italia dove venne premiato nel 1977 on il “David di Donatello” ed il “David Speciale”. In questa pellicola gli uomini sono al più co-protagonisti; a dominare sono i sentimenti e soprattutto la Natura ed i suoi elementi, che il cacciatore tratta come esseri umani. E’ un film toccante ed emozionante, che senza ipocrisia e mielosi sentimentalismi fa vibrare le corde più nobili dell’animo umano, evocando valori sempre attuali quali Amicizia, Rispetto, Altruismo e Umiltà. In tempi che vedono alla ribalta della cronaca episodi di militarismo guerrafondaio e scellerate aggressioni ambientali, non è forse inutile dedicare un po’ di tempo a questa pellicola, che non mancherà di toccare il cuore di ciascuno.
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Marzo 2017
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