Ma un’altra cosa che insegna l’agone sportivo, la strategia militare e la vita nel suo insieme è che il nemico più pericoloso, l’avversario più subdolo, il contendente più ostico è quello che ti si avvicina sornione, ti spiazza con una finta apparentemente ingenua e ti sorprende senza difese. Tra questi, primo senza rivali è il lontano parente, il conoscente occasionale, il collega di lavoro impiccione che – una volta scoperto che pratichi Arti marziali o sport da combattimento - ti guarda come un reprobo, sottrae i bambini al tuo sguardo e ti giudica, senza possibilità di appello e redenzione, come un violento energumeno, volgare picchiatore, selvaggio teppista e altri simili simpatici epiteti.
Praticare Arti marziali o sport da combattimento espone a diversi rischi; alcuni sono abbastanza facili da immaginare, e solo un incosciente non li mette in conto: lividi, lussazioni, slogature, ferite, e via dicendo. Con buona pace delle assicurazioni e delle mamme chiocce però, un minimo di precauzione e attenzione rende queste disavventure rare se non uniche, senza fondamentalmente nulla togliere all’agonismo o all’impegno della pratica e l’esperienza mia personale registra più infortuni tra amici che giocano a calcetto che tra quelli che fanno ukemi sul tatami.
Ma un’altra cosa che insegna l’agone sportivo, la strategia militare e la vita nel suo insieme è che il nemico più pericoloso, l’avversario più subdolo, il contendente più ostico è quello che ti si avvicina sornione, ti spiazza con una finta apparentemente ingenua e ti sorprende senza difese. Tra questi, primo senza rivali è il lontano parente, il conoscente occasionale, il collega di lavoro impiccione che – una volta scoperto che pratichi Arti marziali o sport da combattimento - ti guarda come un reprobo, sottrae i bambini al tuo sguardo e ti giudica, senza possibilità di appello e redenzione, come un violento energumeno, volgare picchiatore, selvaggio teppista e altri simili simpatici epiteti.
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L'Agorà della Scherma di Busto Arsizio, un luogo magico insieme ad una persona straordinaria4/8/2013 Arrivo con Giuseppe e Cosimo all’Agorà della Scherma di Busto Arsizio nel primo pomeriggio di domenica, e dopo alcune brevissime indicazioni telefoniche vediamo venirci incontro il Maestro Giancarlo Toran, che ci apre il cancello e la porta che ci introdurranno nel suo mondo fatto di passione, studio e tecnica oltre che – ovviamente – di Tempo, Velocità e Misura. Una brevissina anticamera con rapido scambio di convenevoli e presentazioni ed eccoci nella grande sala di pratica, con le sue pedane metalliche vuote e silenti ma che non è difficile immaginare percorse da saettanti lame ed arti guizzanti. Dietro la parete che porta agli spogliatoi (con indicazioni in italiano e francese, noblesse oblige…) fanno bella mostra di loro giubbetti ed armi, pronte ad essere utilizzate per nuove sessioni di addestramento, dal lato opposto, un ampio locale con spalliere per ginnastica e di fronte il parco erboso, ideale per la pratica in tempi metereologicamente clementi, in memoria dei tempi in cui, il terreno di gara e di confronto era davvero di terra. In una discussione di diverso tempo fa, Enrico Lorenzi, un esperto schermidore ed utente di un forum di Arti Marzioali, affrontava con approccio metodologico da studioso e ricercatore analogie e differenze tra i trattati d’arme occidentali ed i Makimono orientali. Riassumendo il tutto ai minimi termini, si può affermare che anche se entrambi avevano lo scopo di riprodurre tecniche, principi e strategie di una Scuola o di una disciplina, i trattati spesso avevano un approccio più aperto e didattico, mentre i compilatori dei Makimono usavano non di rado un linguaggio criptico e fortemente simbolico, con lo scopo di velare i segreti ai non iniziati. Ma non tutti hanno la possibilità, il tempo, le conoscenze e l’esperienza per analizzare simili opere, così può capitare che interessanti spunti di riflessione vengano forniti – a chi ha occhi per vedere – anche da opere apparentemente più “leggere”, ma redatte però da autori che abbiano avuto esperienze belliche o marziali di qualche tipo. E’ questo il caso di Torquato Tasso e della sua “Gerusalemme Liberata”, che ci illustra - con lo spirito e la sapienza che lo contraddistingue – messer Gianluca Zanini in uno scritto di qualche anno fa, con una analisi che non mancherà di farci rileggere questo grande classico con un approccio affatto diverso da quello, spesso noioso, dei banchi di scuola. (N.d.R.) Pochi forse sanno che tra i cantori italiani del poema cavalleresco, solo il Tasso fu elevato al rango di schermidore e la sua “Gerusalemme Liberata” fu annoverata tra quelle opere letterarie schermisticamente più interessanti. Cominciarono a rivalutare il Torquato e la sua opera i maestri di scherma tra la fine del1700 e l’inizio del 1800, tra i quali i più famosi sono il Rosaroll e il Grisetti, ma dobbiamo aspettare la fine del secolo perché un insigne studioso e schermidore come il piemontese Alberto Cougnet scrivesse due bellissime opere, dove possiamo ammirare una profonda analisi tecnica della “Gerusalemme Liberata” ed una serie interessante di aneddoti sulla vita del Tasso. Questo mese ci occupiamo di uno dei “classici” delle biblioteche marziali, che a qualche decennio dalla sua pubblicazione costituisce ancora una lettura interessante e consigliabile. Il volume, edito dalle mai troppo lodate Edizioni Mediterranee, ha come titolo: “BUDO La Via Spirituale delle Arti Marziali” che è quanto mai esplicativo sul suo contenuto ed il libro è degno di attenzione – specie per i praticanti più giovani – perché è la testimonianza di atteggiamenti e punti di vista “occidentali” agli albori della diffusione delle Arti orientali in Europa, tanto che più di qualcuno potrà stupirsi nel ritrovare tra le pagine polemiche e considerazioni attuali allora come oggi. L’autore, Werner Lind, nato nel 1950 ha praticato Judo e Karate, ha insegnato per molti anni in Giappone e dal 1979 vive e insegna in Germania. La presentazione del libro si apre con queste parole: “Karate, T’ai Chi, Judo e Aikido significano saper dominare il proprio corpo e la propria forza nel combattimento e difesa personale. Ma queste arti marziali non significano solo forma, tecnica e neppure solamente contenuto e spirito: esse rappresentano la possibilità di ritrovare se stessi, di imparare a riconoscere le cose, di perfezionare l’anima e lo spirito. Nella teoria e nella pratica tale fondamento spirituale viene troppo spesso dimenticato: ci si concentra sul risultato sportivo agonistico che priva le arti marziali del loro vero senso. Werner Lind, fondatore e direttore di una scuola di karate orientata verso la tradizione, spiega, in questo libro cosa sono e cosa possono veramente essere le arti marziali se l’allievo scopre la Via, il Do. In modo comprensibile anche per chi poco conosce la materia, l’autore approfondisce i diversi gradi della Filosofia della Via -il Budo- emblema di tutte le arti marziali che, pur differenziandosi tra loro, hanno il medesimo scopo: istruire l’individuo in modo da superare la forma e la tecnica, stimolando l’energia vitale interiore ad un maggiore sviluppo per crescere moralmente e spiritualmente. Quindi, la Via per raggiungere il livello massimo non nel perfetto agonista, ma nell’uomo che ha raggiunto la pienezza nel pensiero, nel comportamento e nei sentimenti. (Traduzione e adattamento di “The Eye and the Mind” di James Williams) Le sofisticate arti degli antichi guerrieri avevano dei modi particolari di usare gli occhi. Questo metodo massimizzava l’abilità cerebrale di elaborare le informazioni, in maniera tale che non erano gli occhi a vedere, ma il cervello. Il modo in cui gli occhi sono usati determina come il cervello può effettivamente trattare le informazioni e questo incide su come il cervello percepisce il passaggio del tempo. Quando gli occhi sono usati correttamente, gli eventi scorrono in relazione alla nostra abilità di percepire la sequenza e la rapidità del movimento. Puntate lo sguardo verso un punto particolare, in relazione al vostro avversario (in molte Koryu, come per guardare una montagna distante). Se avete necessità di cogliere più informazioni in un’altra direzione, non muovete i vostri occhi bensì la vostra testa. Un piccolo movimento della vostra testa può aumentare il vostro campo visivo molto di più di quanto possa fare il muovere gli occhi. Spostare gli occhi da un lato all’altro per osservare cose differenti in un momento può essere comparato al fare una fotografia in una direzione, quindi ruotare e poi fare una fotografia in un’altra direzione. Quando tornate alla prima immagine questa è cambiata e non c’è una continuità che la mente possa seguire, e questo comporta l’aumento del numero delle variabili che la mente deve riordinare senza che tra loro vi sia continuità e di conseguenza è facile che venga sopraffatta dagli eventi. M° Giannino Martinelli TRATTATO DI SCHERMA COL BASTONE DA PASSEGGIO Difesa personale A c. di G. Galvani, G. Zanini, E. Lorenzi, V. Pitalis, ill., pp. 160, € 20,00 Per informazioni ed ordini: [email protected] Non è mai semplice scrivere la recensione di una opera d’arte, cercando di dosare la doverosa obbiettività ed i giudizi personali, ed ancora meno facile è farlo in questa occasione; meno facile ma ancor più opportuno. Sgombro subito il campo dal dubbio che le remore siano dovute al mio contributo di correttore di bozze, in realtà ho fatto ben poco, e quel poco assolutamente ininfluente sulla qualità dell’opera, quindi – per quanto mi riguarda – ho tanto poco merito nel risultato, quanto molto onore nell’aver collaborato. (Tratto da: “The Physical and Psychological Benefits of Martial Arts Training” di Adam Paul Swiercz) Mentre la precisa origine delle arti marziali rimane abbastanza vaga per gli storici, è assodato che questa risale comunque a parecchi secoli indietro nel tempo. Attraverso gli anni, gli stili di combattimento sono stati tramandati da generazione a generazione e da paese a paese. Questi adattamenti alle necessità ed alle situazioni contingenti sono partiti dalla Cina per giungere in Giappone e Korea, dando origine alla eclettica varietà di stili che oggi conosciamo. Sviluppate per migliorare le risorse di difesa personale e aumentare le probabilità di successo negli scontri armati, le arti marziali furono create dalle antiche culture asiatiche unendo tecniche di combattimento, disciplina mentale, esercizi fisici e svariate componenti filosofiche. Nel panorama marziale odierno si parla spesso di sistemi o discipline che sono il frutto della unione di più arti marziali, combinate tra loro. Questo avviene oggi – grazie alla maggiore possibilità di informazione offerta dalla tecnologia e mai mezzi di trasporto, ma accadeva anche nei secoli scorsi, quando praticanti attenti e lungimiranti riuscivano a trarre – come si suole dire – “fior da fiore”, creando un “insieme” coerente ed efficace. E’ il caso del “Bartitsu”, una arte marziale ed un sistema di autodifesa codificato da E. W. Barton-Wright nel 1899, combinando jiujitsu, savate, boxe e tecniche di bastone da passeggio. http://www.francescocotti.it/futuro_ignoto.htm Come ho avuto modo di dire altre volte, uno dei particolari che confermano l’interesse di un libro che sto leggendo, è il fatto che non riesco a “staccare” e vado avanti a leggere ad oltranza. Immaginando che questo libro sarebbe stato tanto (se non più…) interessante del precedente, dopo averlo ricevuto l’ho messo da parte in attesa del momento in cui avuto abbastanza tempo da dedicargli. Così è stato nei giorni scorsi, complice l’ennesima trasferta in autobus da Taranto a Padova e viceversa, che mi ha visto letteralmente “immerso” nella lettura. Al termine del libro, rileggendo oggi le impressioni suscitate da “La Giusta Decisione”, il primo romanzo di Francesco Cotti, queste andrebbero ripetute paripari, se non con maggiore enfasi e convinzione, non foss’altro perché questo secondo romando è idealmente e praticamente un “tutt’uno” con il precedente, pubblicato dopo quattro anni dal primo solo per questioni pratiche. http://www.francescocotti.it/la_giusta_decisione.htm http://www.lulu.com/content/1173895 Era l’inizio del 2008 quando scrivevo le righe seguenti per raccontare la mia impressione sul romanzo di Francesco Cotti, “La giusta decisione”. A oltre quattro anni di distanza, e dopo aver riletto il libro qualche settimana fa, ho ritenuto opportuno riproporre questa modesta recensione, in attesa di pubblicare uella sul secondo romanzo di Francesco, “Futuro Ignoto”, che del primo è il seguito e l’ideale continuazione. Buona lettura! Qualche mese ho salutato con entusiasmo l’uscita del romanzo di Francesco Cotti, l’ho fatto non perché sia un mio amico, non ci siamo praticamente mai visti di persona e ci siamo scambiati giusto qualche e-mail, ma piuttosto perché è una delle persone che stimo nell’ambito del panorama marziale italiano. Francesco è una persona “che sa”, e come tutte le persone che sanno veramente, offre il suo sapere senza falsa modestia e senza atteggiarsi a detentore di grandi segreti. |
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