Nel panorama marziale odierno si parla spesso di sistemi o discipline che sono il frutto della unione di più arti marziali, combinate tra loro. Questo avviene oggi – grazie alla maggiore possibilità di informazione offerta dalla tecnologia e mai mezzi di trasporto, ma accadeva anche nei secoli scorsi, quando praticanti attenti e lungimiranti riuscivano a trarre – come si suole dire – “fior da fiore”, creando un “insieme” coerente ed efficace. E’ il caso del “Bartitsu”, una arte marziale ed un sistema di autodifesa codificato da E. W. Barton-Wright nel 1899, combinando jiujitsu, savate, boxe e tecniche di bastone da passeggio.
Gli inizi del secolo sono caratterizzati - in questo campo - da una ricerca ed una sperimentazione che da vita, in Europa, ad una sorta di eclettismo marziale, i cui esempi possiamo trovare tanto in Francia quanto in Italia, dove G. Martinelli – per dirne una – imposta un innovativo addestramento dei vigili urbani di Milano.
Per avere qualche notizia più precisa vi propongo la traduzione e l’adattamento di questa pagina web: http://www.bartitsu.org/index.php/the-origins-of-bartitsu/
E.W. Barton-Wright nasce in India nel novembre del 1860, da una madre scozzese e da un padre originario del Northumberland ed importante ingegnere ferroviario. Duarante l’adolescenza viaggiò in diversi paesi, ricevendo una eucazione tradizionale, arricchita però dalla possibilità di esplorare le varie arti marziali delle zone visitate. Così Barton-Wright spiega a Gunji Koizumi, fondatore della Budokwai: “Sono sempre stato interessato alle arti di autodifesa ed ho imparato diversi metodi, compresi boxe, lotta, scherma, savate e l’uso dello stiletto studiando con maestri riconosciuti ed impegnandomio a fondo finché non fossi soddisfatto del risultato raggiunto nella applicazione pratica (Koizumi, 1950).”
Mentre lavorava in Giappone come ispettore ed ingegnere ferroviario, Barton-Wright studiò tre diverse Scuole di Jujutsu: la Shinden-Fudo Ryu con Terajima Kuniichiro sensei a Kobe, la Tenshin-Shinyo Ryu nel Dojo di Yokohama, e il Kodokan Jiujitsu, probabilmente con Kano Jigoro, in Tokyo. Quando nel 1898, dal Giappone tornò in Inghilterra, era oramai un uomo di mondo, un imprenditore entusiasta pronto a riunire in una singola disciplina le varie arti marziali che aveva studiato. Benché inizialmente focalizzato sul Ju-jutsu, che in precedenza era stato mostrato una o due volte in Inghilterra, ma non era mai stato insegnato, la prospettiva di Barton-Wright andava aldilà di ogni singolo metodo. Così lo illustra il suo fondatore: “Il Bartitsu è stato ideato con l’idea di fornire a persone pacifiche un metodo di autodifesa da bulli e prepotenti, e comprende non solo il pugilato, ma anche l’uso del bastone da passeggio, dei piedi e delle tecniche davvero efficaci e furbe di lotta giapponese, in cui il peso e la forza giocano solamente una piccola parte.” (Barton-Wright, 1902).
L’origine culturale del Bartitsu può essere individuata in tre tendenze popolari principali dell’ultimo decennio del 1800, ovvero il panico relativo alla “violenza di strada” sia in casa che fuori, alimentato dai mezzi di informazione; il fascino esercitato sul pubblico dalla cultura orientale (specialmente giapponese) e la moda della “cultura fisica” come mezzo per favorire il benessere morale e corporale.
Il Bartitsu fu pensato specificamente per affrontare i problemi di auto-difesa in una società urbana e industrializzata e fu indirizzata agli esponenti della media ed alta borghesia, che in quel periodo vedevano aumentare le preoccupazioni per la loro sicurezza. Il fenomeno della delinquenza da strada veniva ampiamente pubblicizzato tramite i quotidiani, cosa che può essere constatata ancora oggi, rilevando che le cronache sportive e di fatti violenti attraggono più lettori che i resoconti politici.
Gli articoli sensazionalistici che descrivevano in dettaglio le atrocità degli “Apaches”, temuti combattenti da strada del noto quartiere parigino di Montmartre, così come le azioni eclatanti di Hooligans, Cornermen, Scuttlers ed degli altri gruppi di predatori da strada che agivano a Londra, Dublino, Liverpool e Manchester o le cronache dei Larrikins, che rapinavano la gente nei vicoli di Sydney o Auckland o ancora gli episodi di guerriglia tra le bande di New York City, erano tutto materiale che alimentava la leggenda.
Cavalcando la cresta dell’onda, Barton-Wright pubblicizzò il Bartitsu come alternativa ad una vita nella paura, sia tra le mura domestiche che in viaggio, puntando sul fatto che fosse stato ideato come l’arte di autodifesa per il gentiluomo. Lo storico Emelyne Godfrey nota: ”Il Bartitsu era l’autodifesa per gli intenditori, consentendo ai gentiluomini di riaffermare la loro presenza fisica in strada in modo non solo scaltro ma anche esteticamente gradevole. L’arte marziale di Barton-Wright permette ai gentiluomini di mettere alla prova le loro abilità fisiche e mentali, piuttosto che acquistare semplicemente una delle tante armi disponibili sul mercato” (Godfrey, 2005)
Il 31 marzo del 1854 il Commodoro Matthew Perry e le “navi nere” della Marina americana forzarono l’apertura del Giappone verso l’Occidente con la Convenzione di Kanagawa.
http://it.wikipedia.org/wiki/Convenzione_di_Kanagawa
Nei cinquant’anni seguenti, la cultura giapponese divenne sempre più disponibile all’Occidente e l’arte marziale di Barton-Wright fu presentata in un periodo in cui si verificava un entusiasmo ed un interesse per le cose giapponesi quasi mai verificatosi in precedenza. Una delle importanti presentazioni del Bartitsu fu tenuta presso i membri della “Japan Society” di Londra, fondata dopo l’incontro dello “International Congress of Orientalists” tenutosi a Londra il 9 settembre del 1891. Lo scopo della “Japan Society” era “l’incoraggiamento degli studi giapponesi e unire insieme tutti coloro che nel Regno Unito e nel mondo fossero interessati a quanto era relativo al Giappone”. Dopo una lettura ed una dimostrazione pratica di Barton-Wright’s, il Presidente, Mr. Diosy, disse: “Questa meravigliosa arte di autodifesa, quando è usata come deve essere, per difendere il debole dal forte, può essere di grande aiuto in quei paesi dove uno può non trovare educazione e rispetto”
(Lettura sul “Jiujitsu and Judo”, edita dalla “Japan Society” di Londrea, 13 February 1901)
Cultura fisica
La terza influenza principale riguardo al Bartitsu fu il crescente entusiasmo europeo per quella che cominciò ad essere conosciuta come “Cultura Fisica”.
Una delle conseguenze sociali della Rivoluzione Industriale fu la percezione del sensibile declino della condizione fisica della media ed alta borghesia inglese a causa della sedentarietà; ciò coincise con l’emergente redefinizione di “sport” come una attività atletica di qualsiasi tipo che potesse essere svolta anche a livello amatoriale, in contrasto con la cultura dell’azzardo del competere per vincere un premio, delle corse dei cavalli e del libertinaggio. Questo insieme di fattori portò alla fondazione di palestre cittadine dove si affrontavano l’obesità e gli altri problemi causati sedentarietà. Sino alla fine del 1800, un gran numero di sistemi competitivi di ginnastica calistenica, sollevamento pesi ed altre simili forme di esercizi erano disponibili al pubblico. Pugilato scientifico, oltre che gare di quarterstaff (un bastone lungo da 2 a 3 metri circa, tipico della tradizione medievale anglosassone, N.d.T.) e le arti della scherma di bastone, sciabola, fioretto e baionetta erano tutte attività seguite con entusiasmo dagli studenti delle sale d’armi e delle palestre che fiorirono nelle maggiori città inglesi verso la fine 1800. Esempi notevoli in tal senso sono la londinese “Young Men’s Christian Association”, la “German Gymnasium” e la “Inns of Court School of Arms”; In queste palestre i pugili dilettanti “scioglievano le spalle” confrontandosi con schermidori di vari stili, lottatori ed altri appassionati delle principali arti marziali allora in voga. Il diffuso fenomeno della cultura fisica della “classe media”una ampia varietà di sistemi di esercizi ginnici, più o meno dipendenti dall’impiego di attrezzi specifici, quali mazze indiane, manubri per sollevamento pesi, corde per esercizi si tiro e arrampicata, cavalli da volteggio e simili. Molti di questi esercizi trovarono posto nei programmi delle arti marziali contemporanee e nelle accademie degli sport da combattimento oltre che a volte essere impiegati in dimostrazioni pubbliche che i praticanti organizzavano per raccogliere fondi. La cultura fisica venne associata con precetti dietetici e spirituali, nell’etica di un “Cristianesimo Muscolare”, frase coniata da un anonimo redattore del “Saturday Review” nel 1857. Secondo il ricercatore Joe Svinth: “La frase descrive la filosofia secondo cui un perfetto gentleman cristiano deve essere capace di temere Dio, praticare sport e castrare un cavallo con pari abilità. “l’obbiettivo dell’educazione,”afferma un editoriale in ‘Spirit of the Times’, “è fare dei ragazzi degli uomini. Uomini realmente vivi, non topi di biblioteca, non elegante compari, ma sopratutto amici sodali.” La frase latina “mens sana in corpore sano” divenne il motto per la maggior parte dei ragazzi inglesi in età scolare della seconda metà del 1800; l’aspetto della “mens sana” venne interpretato come rettitudine moralepiuttosto che come abilità intellettuale e il “Cristianesimo Muscolare” offrì un nuovo modello di virilità per una generazione di giovani inglesi. Nel promuovere il Bartitsu, Barton-Wright spesso evidenziava i benefici fisici che potevano essere ottenuti dalla pratica regolare di questa disciplina. Oltre ad offrire risultati pratici ed efficaci, questa nuova arte di autodifesa con il bastone da passeggio è raccomandata come esercizio aggraziato e divertente” (“Self-defence with a Walking-stick (Part 2)” E.W. Barton-Wright, Pearson’s Magazine, 11 febbraio1901). Bartitsu inoltre comprende un sistema di cultura fisica che è anche un completo e approfondito metodo di auto difesa” (“The Latest Fashionable Pastime: The Bartitsu Club”. Black and White Budget magazine, 29-12-1900). Tra le altre particolarità del Bartitsu, è interessante notare che questo Club fu tra le prime scuole di questo tipo in Europa ad offrire dei corsi di difesa personale dedicati alle donne, una pratica che venne incrementata grazie all’attività di praticanti di sesso femminile come Edith Garrud ed Emily Watts. Mrs. Garrud aprì un proprio Dojo di ju-jutsu a Londra e cominciò ad insegnare quest’arte alle militanti del movimento delle “Suffragette”, creando una prima associazione tra l’addestramento alla autodifesa e la filosofia politica del femminismo.
Dopo lunghi anni di oblio, a partire da 2001 il Bartjutsu sembra rivivere una seconda giovinezza, destando l’interesse di studiosi e praticanti, specie dell’area anglosassone, che hanno dato vita a gruppi di studio, siti web e ristampe dei manuali di Barton-Wright.
Maggiori informazioni sono disponibili al sito http://www.bartitsu.org/ oltre che in una voce di wikipedia: http://en.wikipedia.org/wiki/Bartitsu