Due sono le sensazioni, una è la percezione forte, quasi visiva, delle correzioni e delle indicazioni ricevute* da Francesco Corallini, Andrea Bonesi, Gianluca Calcagnile e Francesco Falappa durante la pratica; ogni parola scritta, ogni termine annotato, ogni particolare segnato evoca quasi d’incanto il momento di pratica durante il quale è avvenuto.
L’altra è la constatazione di quanto sia difficile rendere a parole o per iscritto la mole di insegnamenti ricevuti, di quanto ogni minimo ma fondamentale tassello, limpido nella sua essenza, richieda righe e righe per essere esplicitato almeno sommariamente.
Tutto ciò mi porta ad essere sempre più convinto di due cose, apparentemente antitetiche ma IMHO complementari, ovvero che il rapporto diretto e sincero “I shin de shin” tra Maestro ed Allievo è e rimane fondamentale, nonostante l’indubbiamente utile apporto di nuovi e vecchi strumenti didattici (sfido il più abile osservatore di fronte ad un mega schermo al plasma da 52” con funzione di slow motion e zoom a cogliere il particolare del pollice di Tori che blocca l’indice di Uke per fare nikyo ura da kosa dori, senza che questo gli venga indicato preventivamente).
L’altra è che dobbiamo essere molto, ma MOLTO, ma davvero MOLTOMOLTO grati a tutti quei Maestri del passato che nonostante i limiti di una trasmissione più o meno indiretta ci hanno lasciato densho, mokuroku, trattati, manuali e illustrazioni, per “tradere senza tradire” l’Arte alle generazioni seguenti.
A tutti loro grazie, davvero.
* P.S. doveroso: Cito l'ultimo incontro di pratica solo per comodità e pigrizia, ma la stessa sensazione l'ho percepita ricordando le indicazioni di Sifu Severino Maistrello durante i corsi istruttori di Tai Chi Chuan, quelle di Marco Marini sensei durante il seminario diretto da Tissier sensei a Roma, le tante ricevute da Paolo Corallini sensei e da Massimo Aviotti sensei, o le altrittante donatemi da Claudio Regoli sensei