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Nota del Traduttore: Le tesi espresse dall’Autore del presente articolo sono abbastanza “estreme” e sicuramente foriere di diverse e comprensibili confutazioni. Per meglio inquadrarle nel contesto di discussione, è opportuno considerare che sono state pubblicate in un periodo delicato come quello seguito agli attentati al World Trade Center dell’11 settembre e che gli americani, in genere, hanno un approccio alla difesa personale più da cow-boy che da diplomatici. Oltre a ciò, è sempre bene tenere presente che quello che è concesso ad un soldato sul campo di battaglia in uno scontro corpo a corpo non è altrettanto concesso ad un privato cittadino aggredito o minacciato per strada. I presupposti fisici e psicologici dei protagonisti come le eventuali conseguenze sono assai diversi tra l’una e l’altra situazione.
Nota dell’Autore:
Durante lo scorso anno ho avuto il previlegio di incontrare John Du Cane e corrispondere con Pavel Tsatsouline sul condizionamento degli operatori speciali in base al profilo delle loro missioni. Sia John che Pavel mi hanno invitato a scrivere un articolo sull’addestramento al combattimento a mano armata ed io sono stato lieto di accogliere la loro proposta. Questo articolo riguarda la minaccia costituita dalle armi affilate ed è stato scritto in origine per una rivista, dopo l’attacco dell’11 settembre. Penso lo troverete interessante ed utile se vi trovaste ad affrontare una minaccia vitale.
L’attacco terroristico al World Trade Center ed al Pentagono ha portato alla luce il fatto che a volte le persone normali si possono trovare ad affrontare una aggressione violenta ed inevitabile. Le armi usate in quella occasione furono taglierini per cartone e coltelli con lame più corte di dieci centimetri (attrezzi da calzolaio, secondo le indagini), quindi non pistole in speciali materiali plastici, non esplosivi esotici, solo semplici attrezzi che chiunque può acquistare in una qualsiasi ferramenta. Questi semplici oggetti furono sufficienti a tenere sotto controllo circa 60-80 persone in tre dei quattro aerei assaltati. Sul volo United Flight 93 i passeggeri passarono all’azione e contrastarono l’azione terroristica; Nonostante non siano riusciti a salvare sé stessi, questi eroi hanno certamente salvato molte altre vite, impedendo ai terroristi di colpire un bersaglio di alto profilo e obbligando l’aeroplano a schiantarsi nelle campagne della Pennsylvania. Personalmente esprimo il massimo disprezzo per gli zeloti che hanno eseguito questo atroce attacco, e sono convinto che i loro finanziatori ed i loro cosiddetti leader presto pagheranno il prezzo delle loro azioni, ma ritengo sia importante dare una attenta occhiata a cosa fare e cosa non fare quando abbiamo di fronte un aggressore armato con una lama affilata.
C’è bisogno di comprendere che coltelli, rasoi ed altre armi affilate costituiscono un tremendo fattore di intimidazione psicologica; la maggior parte delle persone ritiene che chi venga attaccato da un malintenzionato armato di coltello sia quasi sicuramente spacciato, ma non è sempre così, se la vittima ha una minima conoscenza di come evitare le principali conseguenze di un attacco armato. La vera minaccia di un’arma affilata è la sua penetrazione nel vostro corpo, dato che qualsiasi lama che penetri per almeno 5 cm nel vostro corpo può risultare letale a causa della possibile lesione di organi vitali, arterie o vene. Le legioni romane conquistarono il mondo sulla base di questo fatto; Vegezio, il famoso storico e stratega, scrisse di come i Romani ebbero la meglio dei loro più grossi avversari che usavano tagli e fendenti effettuati con il filo delle loro armi, piuttosto che colpire con affondi e stoccate.
I più piccoli Romani scoprirono che i loro avversari, più robusti e corpulenti, erano facilmente preda delle stoccate dirette delle loro corte spade latine. Perché? Perché loro sapevano che tagli e fendenti RARAMENTE uccidono, indipendentemente da quanto sia energico il colpo e così ogni giorno i Romani affrontavano un fendente di trenta centimetri con una stoccata di cinque.
Perché la maggior parte degli aggressori non vi infilza subito
Cosa ha a che fare questa lezione di storia antica con la banda criminale che vi ha intrappolato in un vicolo? Il fatto che il tempo non ha cambiato – secondo le statistiche del Dipartimento di Giustizia – le modalità di impiego delle armi da taglio: i primi tre o cinque colpi sono fendenti e – molto importante – questi primi colpi non sono solitamente letali. Molti studi sono stati fatti analizzando con solo l’uso criminale delle armi da taglio, ma anche il loro impiego militare in combattimento, e la conclusione è la stessa: c’è una forte quanto innata repulsione della maggioranza delle persone a infilzare una lama affilata in una altra persona.
Ci sono molte ragioni psicologiche che possono spiegare questa avversione alla penetrazione, ma quello che è necessario sapere è che questo poco conosciuto particolare può salvare la vostra vita in uno scontro letale contro un’arma tagliente. Dopodiché diventa necessario conoscere la differenza tra...
Il “combattente di coltello” e il combattente con il coltello
Prima di tutto deve essere chiaro che se vi trovate di fronte un malintenzionato armato di coltello e potete allontanarvi in sicurezza, allora SCAPPATE. Lasciate le stupidaggini da eroe hollywoodiano agli attori nei film d’azione (o meglio, alle loro controfigure...) e se potete andarvene, allora fatelo. Le situazioni descritte in questo articolo partono dal presupposto che lo scontro sia inevitabile. La maggior parte di coloro che maneggiano un coltello vorrebbero essere compresi nella categoria dei combattenti di coltello.
Un “Combattente di coltello” è un attaccante che è focalizzato esclusivamente sull’arma che impugna. Questa è il suo esclusivo strumento di intimidazione e senza un coltello si sente disarmato. A differenza di questo, chi è addestrato a “combattere con il coltello” comprende che il coltello è solo un attrezzo e che oltre questo ha una miriade di armi corporee efficaci e disponibili, aldilà del fatto di possedere o no un coltello. Davvero poche persone sono addestrate per combattere con un coltello, così nel 99% dei casi vi troverete ad affrontare un “combattente di coltello” ed il vostro vantaggio deriva dal capire che il pericolo per voi non è costituito dal coltello in sé stesso, ma dal cervello dell’aggressore che impugna il coltello.
Le armi del corpo umano
Pensate al corpo umano come ad un insieme di armi. La principale è il vostro cervello, la seconda è il corpo stesso; tutte le altre armi a cui potete pensare, quali coltelli, mazze o armi da fuoco sono ausiliarie o inutili, senza le prime due. Senza il cervello non potete comandare al dito di premere il grilletto, o impugnare un coltello o roteare un bastone. Da questo concetto deriva la considerazione che l’obbiettivo da perseguire, in una situazione di “o vita o morte” è di “spegnere” il cervello dell’aggressore o il suo sistema nervoso centrale (SNC) poiché questo significa neutralizzare l’aggressore e quindi annullare la minaccia.
Affrontando la minaccia di un’arma affilata, bisogna sapere che ci sono molte probabilità di essere oggetto di un primo attacco di taglio (non letale); poi, quando si affronta un attaccante che è concentrato sul coltello che gli da il suo potere, costui penserà ad usare il suo coltello per respingere il vostro attacco, piuttosto che pensare di proteggere il suo sistema nervoso centrale, per questo motivo il vostro obbiettivo deve essere di attaccare la sua arma principale, mentre lui è impegnato ad usare la sua arma ausiliaria (coltello) contro di voi. Vediamo come fare...
Come neutralizzare il vostro attaccante armato di coltello
Riassumiamo velocemente i punti principali sopra esposti: Le stoccate sono spesso letali, i fendenti ed i tagli lo sono raramente. La maggior parte degli attacchi cominciano con dei fendenti. Bisogna avere come obbiettivo principale quello di mettere “fuori uso” il sistema nervoso centrale dell’aggressore armato. Partiamo da quest’ultimo concetto; come possiamo raggiungere questo obbiettivo? Ci sono una serie di percosse semplici ed efficaci, sperimentate in combattimento, che non richiedono tanto forza o velocità, quanto estrema determinazione.
Poiché ci sono numerosi metodi d’attacco, non voglio certo affermare che questo sia l’unico modo per affrontarli, però posso ire di aver addestrato centinaia di persone con questi metodi e di aver ricevuto numerose testimonianze in merito alla efficacia di questo approccio.
Prima di tutto è necessario “chiudere la distanza”, non è opportuno essere distanti e “ballare” dentro e fuori dal cerchio di azione di un aggressore armato di coltello, poiché questo gli consente di tagliarvi a fettine e tocchetti come meglio desidera. Avete bisogno di essergli vicini, il ostro obbiettivo non deve essere il suo coltello ma il suo collo, il vostro bersaglio è il suo sistema nervoso centrale. L’arma corporea da impiegare sono i vostri avambracci, quella decina scarsa di centimetri di osso al di sotto della piega del vostro polso è il vostro personale pezzo di tubo di piombo con cui colpire.
La mano ha all’incirca 72 ossa che possono facilmente rompersi o fratturarsi se non usate in maniera appropriata, mentre l’avambraccio non necessita di posture particolari ed è una arma percussiva estremamente potente. Appena avete ridotto la distanza dovete immediatamente attaccare con una potente percossa lungo una traiettoria circolare discendente. Immaginate le vostre braccia ruotare di fronte al vostro corpo come due razzi propellenti; il sinistro ruota in senso orario mentre quello destro in senso antiorario; la superficie di impatto dei vostri polsi ruota da 15 o 20 cm di fronte al busto in maniera tale che questo attacco non solo costituisca una protezione del busto stesso ma generi anche una incredibile forza di impatto nel momento in cui la vostra azione si concretizza.
Questo è un assalto violento pensato per colpire l’aggressore in diversi punti del suo corpo; il vostro primo pugno deve colpire il suo braccio e rapidamente avanzare verso il corpo, avendo come obbiettivo il suo collo, la vostra azione dovrà farvi trovare rapidamente aldilà del suo coltello ed all’interno del suo “nucleo centrale”. A questo punto dovete usare l’azione percussiva degli avambracci per raggiungere uno dei seguenti risultati: 1) rompere la sua trachea (la trachea ha la consistenza di un tubo di rame e può essere lesionata facilmente), oppure colpire il nervo vago (seguite il collo scendendo dal lobo delle orecchie, questo nervo corre lungo questa linea su entrambi i lati) e vi accorgerete di aver raggiunto il bersaglio perché si verifica un istantaneo knock out, i suoi occhi vanno verso l’alto, le ginocchia cedono e l’aggressore collassa a terra (è, in altre parole, il classico colpo con cui l’eroe di turno di tanti film d’azione neutralizza istantaneamente la sentinella o il “cattivo” che lo aggredisce – N.d.T) o ancora potete usare i vostri pollici per cavargli gli occhi, semplicemente piazzando le vostre mani a palmo aperto sulle sue orecchie e piazzando i pollici nelle orbite.
Le vostre ferite guariranno e voi potrete tornare a casa a dare il bacio della buonanotte ai vostri bambini.
Note finali
Come detto, questa è uno dei possibili modi che io insegno tanto alle persone normali quanto ai commandos altamente addestrati per fare fronte ad un attaccante con una arma affilata. L’obbiettivo principale è mantenere uno stato mentale “offensivo” in una situazione di grave minaccia, concentrarsi su cosa fare al vostro attaccante piuttosto che provare a difendervi contro quello che lui proverà a fare contro di voi. Non fate errori, le armi affilate sono molto pericolose ma voi potete incrementare le vostre possibilità di sopravvivenza in una inevitabile situazione di “mors tua vita mea” usando i principi sopra descritti.
Non si tratta di cavarsela contro un combattente addestrato all’uso del coltello, è assai improbabile che vi troviate ad affrontare un ben allenato artista marziale o un operatore militare addestrato all’impiego del coltello; è più facile che vi troviate a dover gestire l’aggressione di un criminale abituato a vedere tremare di paura tutti coloro che minaccia con un coltello, immaginate la sua sorpresa quando deciderete di NON giocare con le regole del gioco che lui ha stabilito.