Nello scorso decennio si è sviluppato un movimento sociale fondato sulla idea che il software per i personal computer dovesse essere “libero”; in questo contesto, è importante distinguere i due differenti significati del termine inglese: “free”: nella accezione di “free speech” (parlare disinvoltamente, senza remore o timori) o in quella di “free entry” (entrata libera, ovvero ottenere qualcosa o godere di un bene o servizio senza pagare nulla). Mentre la maggior parte degli imprenditori vede l’uso del software “open source” principalmente come una opportunità di ridurre i costi, liberandosi dalla necessità di usare costosi software “proprietari”, la comunità che ruota intorno al concetto del “software libero” generalmente disapprova questo punto di vista, sapendo che – sebbene il software libero possa essere generalmente scaricato gratis da internet – comunque questo ha dei costi, e preferisce piuttosto evidenziare che combatte per la “libertà” intesa nel suo significato basilare.
Ovviamente questi diritti non sono concessi da chi invece vende software “proprietario” e solitamente la gente non si preoccupa di questo. Richard Stallmann, una delle principali figure alla base del movimento per il software libero, fece una comparazione tra lo scrivere un programma per computer e cucinare. Qualcuno cucina per voi in occasione di una festa tra amici e voi vi godete un meraviglioso pasto, voi gli chiedete la ricetta e cominciate a cucinare per voi (Uso del programma). Poi voi analizzate la ricetta (Studio del codice sorgente), magari pensate di migliorare il manicaretto aggiungendo un ingrediente, oppure ne eliminate uno che a voi non piace, così modificate la ricetta (Modifica del codice sorgente) ed alla festa dopo, gli amici vi chiedono la ricetta da voi modificata e voi gliela date (Redistribuzione del programma e/o codice sorgente).
1) Libertà di uso: Sebbene la maggior parte dei praticanti di Aikido abbiano constatato che è possibile integrare i principi dell’Aikido nelle attività della loro vita quotidiana, l’Aikido è comunque un metodo di difesa personale che ciascuno è libero di usare in caso di aggressione. Ciò è in accordo (pero) con la maggior parte delle legislazioni nazionale, dove una persona è libera di adottare le contromisure necessarie a fare fronte e neutralizzare una aggressione. Non bisogna chiedere l’autorizzazione ad usare l’Aikido e non bisogna pagare per usare l’Aikido, così come nessuno ha l’autorizzazione di limitare l’uso dell’Aikido solo per uno specifico utilizzo.
2) Libertà di studio: La conoscenza dell’Aikido è libera. Normalmente gli studenti pagano una quota mensile, ma questa somma non è dovuta per l’Aikido in sé, ma per l’affitto della sala di pratica, e le spese di acqua, elettricità e il rimborso delle spese dell’insegnante (la maggior parte degli Aikidoka non vive insegnando Aikido, perché trova difficile e inopportuno “vendere” l’Aikido – si veda l’articolo di Morihiro Saito sensei su “Aikido Journal” n° 562). Minori sono questi costi, minore è la somma che i praticanti versano mensilmente per le lezioni. Non ci sono tasse o quote da pagare se ipoteticamente si volesse studiare Aikido da un libro o da un DVD a casa propria (pero, per favore, evitate di farlo...).
3) Libertà di modifica: L’Aikido è sempre fluido ed in movimento. Gli storici dell’Aikido sono spesso perplessi di fronte al modo in cui l’Aikido si è modificato durante gli anni di pratica di Ueshiba Morihei, il Fondatore dell’Aikido, ma il cambiamento è insito nel sistema. La flessibilità [fisica, e non solo... N.d.T.] e l’adattamento alle circostanze ed agli individui è una parte integrante di ogni efficace arte marziale. Pertanto al praticante è permesso, io direi quasi obbligato, ad adattare le tecniche in maniera che queste rispecchino le sue attitudini personali, fisiche e culturali. Per questa ragione non ci potrà mai essere il libro “L’Aikido Completo”, nel significato reale del termine, ogni praticante sa che ci sono tanti Aikido quanti sono i praticanti di Aikido.
4) Libertà di condivisione: dopo aver imparato l’Aikido per un po’ di anni potreste avere voglia di restituire alcuni dei favori che avete ricevuto dalla comunità di praticanti. Forse siete diventati i migliori Aikidoka della zona, e volete condividere la vostra conoscenza con i vostri colleghi di pratica, così potreste aprire un club o una scuola oppure un corso all’interno di una struttura più ampia (ce ne sono diverse), senza dover sostanzialmente chiedere il permesso a nessuno [ovviamente, esistono delle regole di buona educazione e di etichetta nei confronti del proprio insegnante e della propria Scuola che è opportuno rispettare, ma è un’altra storia... N.d.T..]. Ci potrà essere l’obbligo di chiedere delle autorizzazioni statali (come in Francia), ma questo non per trarne profitto, quanto per salvaguardare la comunità da truffatori e incompetenti; in altri termini, non dovete pagare se aumenta il reddito di coloro con cui condividete la pratica. Mi auguro che adesso sia più evidente la similitudine tra l’Aikido e il software libero; perché questo è così importante?
Vorrei spiegare l’importanza del software libero mostrando come sarebbe il mondo se l’Aikido non fosse “libero” (come non è “libero” la maggior parte del software oggi in circolazione) e ribadisco che non intendo parlare di denaro. La maggior parte delle persone che semplicemente “vuole che il lavoro venga fatto” è facilmente strumentalizzata dalle multinazionali e dalle campagne pubblicitarie. Le società commerciali orientano i desideri dei consumatori a favore di industrie multimiliardarie che hanno diversi svantaggi che non potevano essere gestiti o limitati, fin quando non è arrivato il software libero. I fautori del software libero non si oppongono al software proprietario, ciascun utente è libero di scegliere i programmi per il personal computer che meglio rispondono alle sue esigenze. Gli spudorati venditori di programmi usano diversi metodi scorretti per ostacolare i loro clienti nel provare possibili alternative ai loro software (per esempio, usando formati di archivio o di file fuori standard, che impediscono l’accesso a chi non usa programmi proprietari), benché queste possano essere prodotti ben progettati e venduti a prezzo ragionevole.
Specialmente nelle nazioni povere del terzo mondo, i costi delle licenze d’uso del software proprietario sono non approcciabili. Bisogna riconoscere che le grandi società forniscono licenze scontate o addirittura gratuite alle scuole del terzo mondo, spacciandole come un gesto di “responsabilità sociale”, ma io non posso fare a meno di pensare che questo gesto sia dettato in gran parte dalla preoccupazione che l’uso del software libero in queste nazioni possa costituire un esempio e diventare una minaccia al loro modello d’affari (“effetto domino”).
Adesso immaginiamo un mondo in cui l’Aikido sia stato inventato da un uomo d’affari americano, che fonda la “Aikido SpA”; durante la seconda guerra mondiale la sua arte marziale diventa popolare, lui diffonde alcuni suoi sub-appaltatori nel paese per distribuire l’Aikido. Questi ultimi aprono dei Dojo e si fanno pubblicità per attrarre studenti. Coloro che entrano in un Dojo devono pagare non solo per l’uso degli ambienti, ma anche per il guadagno della “Aikido SpA” e dei suoi azionisti. Quando ti iscrivi in un Dojo devi firmare una licenza (Accordo di Licenza per l’Utente Finale) in cui rinunci ai diritti fondamentali che il software libero concede:
1) Libertà di uso: “La Aikido SpA ti permette di usare l’Aikido, purché non contro altri membri della Aikido SpA o contro i suoi rappresentanti” può essere un paragrafo di questa ipotetica licenza, in analogia con quelle dei produttori di software.
2) Libertà di studio: “Non puoi studiare i componenti, la meccanica e/o la relativa struttura dell’Aikido”. Ciò significa che è consentito solo l’uso delle tecniche come complessivamente mostrate nella lezione.
3) Libertà di modifica: “Non è permessa alcuna modifica delle tecniche di Aikido”. Gli studenti esperti di Akido protesterebbero che questo significa strangolare quasi completamente l’Aikido e distruggerne la creatività in maniera tale da renderlo un’arte quasi inutile.
4) Libertà di condivisione: “Non è consentito insegnare Aikido a mostrare le sue tecniche a nessuno al di fuori del Dojo, se non si è ottenuta una licenza di insegnamento dalla Aikido SpA”. La proibizione di diffondere liberamente l’Aikido è uno dei pilastri del monopolio. Se qualcuno ha il controllo totale di chi insegna, costui esercita una sorta di potere tirannico sulla conoscenza. Come potete vedere, il movimento per il software libero e l’Aikido, sebbene a prima vista non sembrino avere molto in comune, sono basati sugli stessi principi si libertà e condivisione. Orbene, quale è la nostra conclusione? Decidete per voi stessi.