Ogni nostra azione, dalla più semplice alla più complessa, può essere divisa in tre tempi: inizio, svolgimento, fine. Sono tre tempi “virtuali” perché in effetti sono un tutt’uno che si svolge senza soluzione di continuità, ma che pure ci sono e possono essere utilmente analizzati e individuati, nella consapevolezza che senza l’uno, gli altri non avrebbero senso e completa attuazione. Una vecchia pubblicità televisiva evidenziava la qualità superiore di una grappa affermando che, all’atto della sua preparazione, venivano scartate la “testa” e la “coda” mantenendo solo il “cuore”, ovvero veniva rifiutato il risultato iniziale e finale della distillazione, conservandone solo la parte centra-e. Se questo è un ottimo metodo per ottenere una buona grappa, lo stesso non si può dire se parliamo di una tecnica marziale, dove il kamae (la postura iniziale), il kata (l’esecuzione vera e propria della tecnica) e lo zanshin (la sua conclusione) hanno la stessa paritetica importanza. Del kamae abbiamo parlato qualche settimana fa, e quindi ci limiteremo a riassumere i concetti già espressi.
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John Stevens, “I segreti del Budo - Insegnamenti dei maestri di arti marziali per vivere meglio"2/8/2011 John Stevens, “I segreti del Budo - Insegnamenti dei maestri di arti marziali per vivere meglio" Prezzo € 6,90 Dati 2004, 141 pagine Editore: Il Punto d'Incontro (collana Uomini e spiritualità) E’un libricino agile e di formato tascabile, dal prezzo contenuto (appena 6,90 euro) e dal contenuto eterogeneo, ideale da leggere durante brevi tragitti in bus o metropolitana o la sera prima di addormentarsi. Il volume è diviso in tre parti: nella prima, “I principi del Budo”, sono riportati regole, principi e precetti di varie scuole o personaggi marziali. Si passa da Musashi a Funakoshi, da Kyuzo Mifune a Yagyu Renya, con intermezzi anche singolari, come nel caso de “L’alimentazione nell’addestramento ninja”. Tra le parole che più spesso si sentono su un tatami ci sono sicuramente "Gozaimasu" e "Gozaimashita", usate per ringraziare o per chiedere una cortesia. Gozaimasu è usato per rendere una frase più formale ed “educata”, Se ad esempio si può ringraziare un amico con un informale Arigatou o salutarlo con Ohayou! (Buongiorno!), per rivolgersi ad un superiore, ad una persona più anziana o chi non conosciamo bene è più corretto usare rispettivamente Arigatou gozaimasu ed Ohayou gozaimasu. Tu mi sembri un po' stupito, perché rimango qui indifferente
come se tu non avessi colpito, quasi come se tu non avessi fatto niente ti sei incavolato, cosa c'è, cosa c'è che non va, io dovrei perciò soffrir disperato per ragioni ovvie di rispetto del grado |
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Marzo 2017
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